Con Alex Zanotelli alla scuola dei poveri
Nellʼatrio dellʼIstituto “I. Silone”, gremito di ragazzi, bambini di scuola elementare e cittadini, Alex Zanotelli ha parlato per unʼora e mezza raccontando dei suoi 12 anni in Kenya, alla “frontiera della missione”, al servizio dei più poveri tra i poveri . In questa sua discesa nei piani inferiori della storia, Alex fa esperienza dellʼenorme apartheid socio-economico in cui versa il 70% della popolazione di Nairobi. Eʼ il popolo dei baraccati: 3 milioni di persone costrette a vivere “sardinizzate” nel 2,5% del territorio complessivo . Qui, racconta Alex, la gente vive con circa venti euro al mese. A Nairobi è drammatico il divario tra ricchi e poveri, tra chi vive in una opulenza da far impallidire quella occidentale e chi non ha il necessario per sopravvivere. Il muro che li divide è scandalosamente alto, invalicabile. “Nairobi è in piccolo ciò che è il mondo in grande”.
Il contatto con la massa di esclusi della baraccopoli di Korogocho (che nella lingua locale significa caos) ha cambiato profondamente la sua vita di sacerdote e missionario. “Io sono un uomo di parte” , ci ha detto Alex. “Io non posso non essere di parte. Chi ha vissuto per 12 anni in una baraccopoli con i poveri non può non leggere la realtà partendo dalla situazione di chi soffre in questo mondo. In questo senso sono profondamente di parte. Come prete missionario, leggendo la Bibbia con i poveri, ho imparato che anche Dio è di parte . Eʼ il Dio degli orfani delle vedove, degli schiavi e dei poveri”.
Florence non aveva proprio nessuno, anche la mamma lʼaveva abbandonata. Ci siamo seduti attorno al letto. ʻSiamo venuti perché abbiamo saputo che stai male, sei sola, non hai nessuno.
Siamo qui per starti vicinoʼ, le dissi salutandola. ʻFlorence, accendi questo ceroʼ. Lo accese. Il suo volto si illuminò: un viso bellissimo, ma pieno di pustole, tipico della fase terminale dellʼAids. Florence pregò a lungo spontaneamente, a voce alta, una preghiera bellissima. ʻFlorence, chi è Dio per te?ʼ mi venne spontaneo chiederle. Mi rispose: ʻDio è mamma.ʼ Non capivo più nulla. La mamma lʼaveva abbandonata giorni prima. Florence stava morendo come un cane. Mi venne spontaneo farle una seconda domanda: ʻFlorence, chi è per te il volto di Dio?ʼ Guardavo il suo viso rischiarato dal cero. Rimase in silenzio alcuni minuti, poi si illuminò in un sorriso bellissimo: ʻSono io il volto di Dio!ʼ. Eʼ il mistero. Qui lo tocchi con mano. Qui tocchi con mano il Mistero che si rivela nei volti dei crocifissi”.
Questa e le altre storie raccontate dicono molto di quello che padre Alex chiama il “battesimo dei poveri” , una immersione nelle storie e nei vissuti degli esclusi che esigono giustizia e languono stremati nei bassifondi del consorzio umano. Un battesimo che è lavaggio “dal proprio materialismo, dal proprio razionalismo e dal proprio cattolicesimo barocco” . Eʼ una discesa purificatrice verso una religiosità essenziale . A Korogocho dilagano le malattie (il 70% della popolazione è sieropositiva), sono troppi i senza terra, manca lʼessenziale alla sussistenza delle persone, dovunque imperversa la violenza delle bande criminali di ragazzini armati con pistole e coltelli. Non puoi, racconta Alex, “vivere a Korogocho e non sollevare il problema politico”. Altrimenti lʼattività missionaria sarebbe “pura evasione”.
Alex, a fianco del popolo, inizia una lotta nonviolenta, ispirata al satyagraha gandhiano, per i diritti della povera gente: il diritto alla terra, alla proprietà della baracca, ad una vita da esseri umani. Ma un sacerdote missionario che partecipa alle lotte per la terra e per una politica di giustizia si espone agli attacchi dei benpensanti, come descriveva efficacemente dom Helder Camara, vescovo di Recife (Brasile): “Se do da mangiare ad un affamato, mi dicono che sono un santo. Ma se domando perché quellʼuomo è affamato, dicono che sono un comunista”. Chi ha conosciuto realmente i poveri non può prescindere dal “legame profondo” che esiste “tra fede e politica, tra fede ed economia”. Per un sacerdote come padre Alex, allora, “annunciare la Parola e scardinare il sistema è un tuttʼuno”.
Giunto in Kenya, padre Alex verificherà con i suoi occhi gli effetti nefasti della globalizzazione economico-finanziaria, la quale si traduce in una prassi economica di ingiustizia e sopruso che legittima il consumo dellʼ83% delle risorse della terra da parte del 20% della popolazione mondiale, la minoranza privilegiata dell'umanità di cui facciamo parte. Ai 3 miliardi di esclusi dal banchetto dellʼopulenza, come al povero Lazzaro, restano solo le briciole. Conoscere i dati sullo "Stato del mondo" del Worldwatch Institute, secondo cui 336 persone possiedono il 40 per cento delle ricchezze dell'intera popolazione mondiale, significa solo scorgere la punta dell'iceberg. Il vero scandalo sono i piccoli-grandi consumi della gente cosiddetta "normale", che sono circa 150 volte maggiori di quelli dei poveri del "piano di sotto". “Questo è il vero peccato nel mondo”, afferma padre Alex.
Una simile condizione mondiale di privilegio si regge grazie alla forza delle armi, senza le quali non si potrebbe impedire a quellʼ80% di espropriati di riprendersi ciò che spetta loro per diritto. Da molto tempo padre Alex denuncia lo scandalo del commercio internazionale degli armamenti, chiedendone una drastica riduzione, e degli arsenali atomici, per i quali auspica lo smantellamento totale. “Lʼoccidente possiede così tante armi atomiche da far saltare in aria il pianeta per quattro volte e cosi tante armi chimiche da uccidere tutta la popolazione mondiale cinquemila volte”. Questa corsa agli armamenti sta fiaccando lʼhomosfera, che ormai non ce la fa più.
Alex si rivolge direttamente ai ragazzi: “Noi adulti consegnamo a voi giovani un mondo malato. Voi giovani avete una responsabilità enorme”. La responsabilità di non riprodurre più le scelte suicide dei nonni e dei padri e di trovare soluzioni intelligenti per scongiurare il collasso dellʼecosfera.
Alex ha affrontato il problema dei rifiuti a Napoli, per il quale è costantemente in prima linea: “La Campania in questi ultimi venti anni è stato lo sversatoio nazionale dei rifiuti tossici. Quando il governo italiano non ha più potuto esportare i rifiuti tossici in Somalia, lʼindustria italiana del centronord si è alleata con la camorra per sepellire i rifiuti tossici in Campania. Noi siamo pieni di rifiuti tossici nel triangolo della morte: Nola, Marigliano, Acerra”. “Quando a Napoli ho celebrato i funerali di una ragazzina ventenne morta di leucemia”, continua padre Alex, “ho trovato uomini che se la prendevano con Dio. Ma Dio non cʼentra per nulla. Andate a prendere per il collarino il vostro amministratore, il vostro politico, ho detto loro.” A Napoli nella questione dei rifiuti camorra e istituzioni si sono trovate insieme nel pentolone degli affari. E i cittadini sono stati in silenzio. “E il silenzio produce morte”.
Diversi sono stati i suggerimenti pratici offerti ai ragazzi per avere come cittadini un ruolo attivo nella soluzione del problema rifiuti. Gesti semplici, concreti, alla portata di tutti: basta con gli involucri inutili, basta coi sacchetti di plastica per la spesa, basta con le bottiglie di plastica dellʼacqua minerale. “LʼItalia è il paese che ha lʼacqua naturale più buona del mondo. Ed è diventata il paese che beve più acqua minerale al mondo”. Beviamo acqua di rubinetto. Alex ha parlato, in proposito, di privatizzazione dellʼacqua da parte delle multinazionali, contro la quale si batte da tempo con il Movimento per lʼacqua bene comune.
Finalmente la voce di Zanotelli è risuonata anche a San Ferdinando di Puglia. Questo evento rappresenta un momento prezioso per la cittadinanza, che nelle sue componenti più attive cerca di offrire un servizio culturale di qualità.
Luci, ma anche ombre. In un atrio gremito di giovani e bambini, risaltavano le sedie vuote riservate alle autorità politiche! Un vero peccato. Sarebbe stata una preziosa occasione personale e comunitaria per trarre ispirazione dai numerosi input pratici offerti da padre Alex.
Papa Paolo VI affermava che “lʼuomo moderno non ha bisogno di maestri, ma di testimoni e ascolta i maestri solo se sono dei testimoni”. Questa frase ben si attaglia al vissuto di Alex come uomo, sacerdote missionario e cittadino impegnato nella resistenza al sistema economico capitalista e nella trasformazione sociale verso una società più rispettosa dellʼuomo e del pianeta.
Padre Alex è un punto di riferimento per i giovani che desiderano cambiare in meglio se stessi e il mondo in cui vivono. A questi giovani, e a tutti quelli che incontra, padre Alex dice: “mandate a quel paese chi vi dice che voi siete il futuro del mondo. Il futuro non esiste. Siete lʼunico presente che abbiamo. O voi cominciate a ragionare, a informarvi, a prendere coscienza, a reagire o non ci sarà più un pianeta del futuro”.
Matteo Della Torre
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