IL CAPOGRUPPO DI RIFON­DAZIONE: «È UN FATTO INAMMISSIBILE, VA RIMOSSO DALL'INCARICO»

Il sacrestano mette la svastica al braccio

Vigevano, incredulità tra i fedeli. Ma lui non si scompone: «Sono di destra, è libera espressione»
28 aprile 2009
Erika Camasso

Il sacrestano Angelo Idi

VIGEVANO (Pavia) — Non fosse per il luogo in cui lavora, una chiesa, forse ci sarebbe sta­to chi non si sarebbe stupito più di tanto. Ma quando hanno visto il loro sacrestano acco­glierli davanti al sagrato con una svastica al braccio, tra i fe­deli della parrocchia di San Francesco, a due passi dalla Piazza Ducale di Vigevano (Pa­via), è scoppiato un vero putife­rio.

«È una cosa vergognosa», è il coro unanime dei parroc­chiani. Eppure Angelo Idi, 51 anni, sacrista da cinque, che pure ri­schia una denuncia, proprio non capisce il motivo di tanto scompiglio: «È stata una mia li­bera espressione — replica con fare sorpreso il sacrista —. Sia­mo ancora in un Paese libero, o no?». La sua libertà il sacresta­no l'ha voluta esprimere così, indossando al braccio sinistro la fascia rossa con il simbolo nazista.

Il giorno era martedì, guarda a caso la giornata di commemorazione delle vitti­me della Shoah. «Veramente non lo sapevo — si giustifica —, ma non mi pare comunque che in questi anni gli israeliani abbiano avuto la mano leggera con i palestinesi». Così, mentre in Israele si ri­cordava l'Olocausto, Idi stazio­nava sul sagrato della chiesa di San Francesco con il bracciale di Hitler in bella mostra e salu­tava i fedeli che uscivano dalla messa. Capello cortissimo e oc­chialini tondi dietro a due oc­chi dall'espressione indecifrabi­le, Angelo Idi non ha problemi a parlare delle sue idee politi­che. «Sì, io sono di estrema de­stra — ammette — e sono fiero di esserlo. Mi sento il portavo­ce delle Brigate Nere, dei giova­ni combattenti della Repubbli­ca di Salò che non hanno sven­duto il loro onore e la patria, co­me invece hanno fatto coloro che, definendosi combattenti, hanno fomentato una guerra fratricida».

Lui che al periodico «La Le­gione » ha pure scritto una lette­ra per porgere le scuse dell'Ita­lia alla famiglia Mussolini, non vede nessun conflitto tra politi­ca e religione. «In chiesa lavoro col massimo dell'impegno — dice —. Del resto quanti buoni cattolici votano a sinistra e quanti si sono espressi a favore dell'aborto?» Il vescovo Baggini, fa sapere di non aver dichiarazioni da fa­re in merito alla vicenda, men­tre il telefono del parroco, mon­signor Paolo Bonato, squilla a vuoto. Il capogruppo di Rifon­dazione, Roberto Guarchi, chie­de a gran voce l'allontanamen­to del sacrestano: «È un fatto inammissibile — commenta — va rimosso dall'incarico».

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