Le nuove leggi razziste.

Una società di "analfabeti dell'intercultura", segnata dalla paura

Il parlamento approva il pacchetto sicurezza, zeppo di norme discriminatorie, a cominciare dal reato di "clandestinità". Un provvedimento che ricorda le leggi del 1938. Il commento di Giorgio Poletti, missionario comboniano.
21 luglio 2009
Giorgio Poletti (Missionario Comboniano)

Fratello di colore

Nel giorno tragico dell'approvazione in parlamento del pacchetto sicurezza, che contiene numerose norme discriminatorie, probabilmente incostituzionali, sicuramente ispirate a una visione razzista, vale la pena leggere l'articolo di commento scritto da Giorgio Poletti, missionario comboniano a Castel Volturno. (da )

LA PAURA
Il disegno di legge sulla sicurezza approvato oggi in senato è anticostituzionale e discriminatorio. Ma in una giornata come questa va anche detto che quel provvedimento è condiviso dalla maggioranza dei cittadini del nostro paese, cittadini di una società che ha paura e rinuncia ad avere una visione del proprio futuro.

Le nuove norme approvate sono condivise anche dalla maggioranza dei cattolici. I deboli pronunciamenti contrari, espressi negli ultimi mesi della Conferenza episcopale italiana, non hanno avuto alcun effetto; del resto, non sono parte di una politica più ampia che metta al centro l’accoglienza dei migranti.

Anche la Chiesa ha paura e si chiude sempre più in se stessa.
Le ronde autorizzate da questa legge sono il simbolo dei sentimenti di paura e chiusura sempre più diffusi, sentimenti che un movimento eversivo come la Lega ha intercettato e poi moltiplicato, quando ha saputo intrecciarsi con il berlusconismo. Per questi motivi oggi la società, non solo la politica, va sempre più a destra.

L’attesa, il trascorrere del tempo in una società stanca e chiusa, la paura e il desiderio del nuovo, ma anche il senso della morte, il vuoto e l’ansia di colmarlo, insomma tutte le infinite sfaccettature del vivere – raccontate in modo geniale in un romanzo come «Il deserto dei tartari» – si sono radicati nella società italiana che rifiuta il fenomeno dell’immigrazione. Siamo degli analfabeti dell’intercultura, rifiutiamo l’incontro, il dialogo, l’accoglienza perché abbiamo paura del dialogo profondo, quelle che cambia le persone.

Non è possibile nell’immediato eliminare un razzismo così radicato, non è alla nostra portata. Ma abbiamo il dovere di individuarlo e contrastarlo, ricominciando a costruire reti, a superare frazionamenti, a fare opinione critica.

Giorgio Poletti

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