Vetero ambientalismo da Arbre Magique
25 novembre 2009
Matteo Della Torre (Casa per la nonviolenza - Centro Gandhi Onlus, associazione di ispirazione gandhiana.)
Fonte: www.uomoplanetario.org
Nella veste di promotori del “progetto apertura del Parco Comunale Giuseppe Di Vittorio e abbattimento della recinzione” di San Ferdinando di Puglia plaudiamo con entusiasmo alla decisione dell’Amministrazione Puttilli di smantellare il recinto che, per decenni, ha precluso, di fatto, ai cittadini la fruizione dell’unico spazio verde del paese.
Bravi! Questa è una scelta evolutiva che profuma di futuro, una discontinuità sulla linea involutiva che ha caratterizzato il passato e grava sul presente del nostro paese. Finalmente verrà scartata la “bomboniera” che fino ad oggi, per lunghi anni, si è voluta protetta ed intatta come perla preziosa, preservata dalla temibile “furia distruttrice” del barbaro sanferdinandese medio che, come tutti sapranno, nell’immaginario di una certa politica d’antan, è depositario dei peggiori vizi e capace dei peggiori crimini: distruggere-drogarsi-spacciare-baciare-bruciare-spararemiccette-giocareallegramenteapalla… Tolta di mezzo la recinzione potranno inverarsi i peggiori incubi che popolano il sonno, questo sì inquietante, dei politici locali.
Per sgombrare il campo da timori infondati, la moderna sociologia urbana ci dice che strade e parchi riconsegnati alla gente e frequentati sono ambienti urbani più sicuri, come dimostrano le esperienze positive delle città che hanno mutato la loro concezione del verde pubblico integrandolo nel paesaggio urbano, fondendolo senza soluzioni di continuità (recinzioni, muretti e barriere) con i marciapiedi, le piste ciclabili, le strade sottratte al monopolio radicale delle automobili.
Si potrebbe qui inserire un lungo elenco di paesi virtuosi che in Italia o all’estero hanno progettato e realizzato parchi urbani attraenti e ricchi di opportunità senza alcuna recinzione. Per brevità non lo faremo.
Purtroppo, nel nostro paese scelte coraggiose di rottura col passato sono facile bersaglio da parte di una opposizione bastiancontraria che gioca a far politica e predilige le tinte forti, la sterile polemica ad oltranza ed incasella le persone e gli eventi nelle categorie manichee del bianco-nero, del buono-cattivo, del giusto-sbagliato fluttuanti a seconda del momento e della convenienza personale.
Chi afferma che abbattere la recinzione del Parco comunale sia una “stupidaggine” è lo stesso che, quindici anni fa affermava che la campagna popolare per chiudere la discarica abusiva e fumante – che ha avvelenato per anni il paese spargendo diossina e seminando cancro – era anch’essa una “stupidaggine”. Oggi come ieri simili opinioni sono fuori dalla storia.
Questa opposizione malevola, distruttiva ed in fondo autolesionista, ha fatto decisamente il suo tempo. Se fino a ieri poteva pagare in termini di consensi elettorali, oggi non più.
I tempi stanno cambiando. C’è chi se ne accorge e chi no. L’opposizione costruttiva, propositiva, fondata sulle cose da fare e motivata dal conseguire il bene del paese, alla lunga paga. Ma certa gente l’ha mai sperimentata?
Per farlo occorre abbandonare le vecchie certezze, le abitudini e i comportamenti del passato. Suggeriamo una possibile cura. Scendere dall’automobile, inforcare una bicicletta e muovere le gambe arrugginite stantuffando alternatamente sui pedali e lasciandosi condurre dal mezzo in un bel giro panoramico della città.
La condizione privilegiata del neociclista in movimento per le strade del paese permette un radicale cambio prospettico e percettivo del reale. Le vie solcate dai pneumatici sottili assumono un aspetto decisamente nuovo, la mente si libera, il respiro si espande, lo sguardo si allunga e lo spirito dell’ambientalismo moderno si infonde come per magia nel cuore del ciclista dal manubrio e dal sellino per osmosi. Il miracolo si compie. Il vetero ambientalismo da arbre magique è superato. Requiescat in pace. E’ nato l’uomo nuovo! Fuori dalla ferraglia sfumacchiante con abitacolo insonorizzato e vetri fumé, con la quale ogni giorno si sposta in paese, uscito da quel luogo di deprivazione sensoriale che è l’automobile, la città è vista sotto una luce nuova. Dall’alto della sua fiammante bicicletta, con tutti i sensi all’erta, si accorge così che il parco comunale, anche se chiuso, è frequentato da bambini e ragazzi “eroici” che, come piante pioniere che rompono il cemento, sfidano il divieto, scavalcano la recinzione e giocano o amoreggiano nel giardino.
Capirà che gli spazi ampi non sono poi così spaventosi e che il sequestro di natura operato dalla politica locale negli ultimi 10 anni, con la chiusura del Parco comunale, è una violazione dei diritti umani fondamentali di tutti i sanferdinandesi. E’ una violenza inaudita. E’ un attentato al benessere psicofisico collettivo. Una castrazione della creatività umana.
Quando si pensa che le folgorazioni e le migliori idee delle più grandi menti della storia sono state partorite passeggiando o pedalando piacevolmente nella natura urbana o selvaggia e i colloqui decisivi dei più grandi leader sono avvenuti passeggiando nei parchi ci si convince ancor più che questa inciviltà va combattuta. Ma come? Aprendo semplicemente i cancelli del Parco ed esponendo la cittadinanza al rischio, molto concreto, che un amministratore presente o futuro la richiuda per altri 10 anni? No! Quell’immonda recinzione va abbattuta. Punto. Il processo di restitutio in integrum di quello spicchio di natura va spinto fino in fondo.
Una splendida opportunità si dischiuderebbe per la cittadinanza con la caduta della recinzione del Parco comunale, a vent’anni esatti dalla caduta di un altro muro, quello di Berlino.
Matteo Della Torre
Parole chiave:
il grido dei poveri, san ferdinando di puglia, parco comunale, casa per la nonviolenza
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