Dalla Casa per la nonviolenza una lettera aperta alla cittadinanza di San Ferdinando di Puglia

Quattro eco-proposte per non danzare il limbo dei pecoroni

Proposte ambientali dal fresco odore di sinistra, alternative, ma ben lontane dall'essere massimaliste, per la riqualificazione ambientale di San Ferdinando di Puglia.
16 dicembre 2004
Matteo Della Torre (Coordinatore Casa per la nonviolenza)

Marciapiede rialzato a Canosa di Puglia

Cari concittadini,
fin quando avremo diritto di parola scritta o udibile, ci faremo veicolatori caparbi della speranza di un mondo migliore. Ciò significa suscitare inquietudini sociali, precorrere i tempi, sperimentare e presentare modi di vita alternativi, provocare gli indifferenti, dire spesso cose scomode e alle volte imbarazzanti per chi ascolta, a rischio, come diceva don Lorenzo Milani, di star sulle “scatole” a tutti…
La Casa per la nonviolenza, nella sua storia, ha dimostrato molte volte di saper scommettere la propria credibilità su tematiche attualissime, ma impopolari o intorno a questioni stringenti, ma il più delle volte ignorate dalla massa distratta e perplessa.
Con pazienza la nostra associazione ha gettato nello stagno dell’agorà semi di speranza, provocazioni attive e proposte costruttive, al di là del presente e dell’utilitarismo dell’attimo. Ha dimostrato di saper attendere la maturazione e l’affermazione nella società del frutto del proprio lavoro, in sinergia di sforzi e comunanza di desiderio con gli operatori di pace sparsi in tutto il mondo.
E’ utile ricordare come, oltre dieci anni fa, argomenti e campagne proposte dalla nostra associazione - come il Commercio Equo e Solidale (1990), il boicottaggio delle multinazionali (1991), l’agricoltura biologica (1991), il buco dell’ozono (1993), la questione dei rifiuti e della discarica abusiva di San Ferdinando di Puglia (1994), le bandiere per la pace sui balconi (1995), la lotta all’inquinamento da traffico (1995), la moderazione del traffico urbano e le piste ciclabili (1995), le adozioni a distanza (1995), la campagna contro le mine (1996), il compostaggio dei rifiuti organici (1996) - furono avvolti dal silenzio e guardati con indifferenza o, al meglio, suscitarono ilarità infastidita.
Oggi, la realtà ci dà ragione, perché i prodotti del Commercio Equo e Solidale e quelli provenienti da agricoltura biologica sono in vendita in tutti gli ipermercati, le multinazionali vengono boicottate anche dalle suore, la discarica abusiva del nostro paese è stata chiusa, l’industria bellica Valsella di Brescia ha convertito la sua produzione di mine anti-uomo a scopi civili, c’è stato il Protocollo di Kyoto, la moda pacifista delle bandiere arcobaleno sui balconi, moltissime città hanno almeno una pista ciclabile “da parata”, i bambini possono essere adottati anche comprando un fustino di detersivo (orrore!) e anche nella nostra cittadina arretrata si effettua (male!) la raccolta differenziata dell’organico.
Basta dotarsi di pazienza biblica ed attendere molto, a volte moltissimo tempo, e le cose giuste, prima o poi, diventano realtà.
Le iniziative del presente non sfuggono alla dura legge di ogni campagna nonviolenta che, per il Mahatma Gandhi, deve attraversare invariabilmente 5 fasi, caratterizzate da altrettante reazioni della società: l’indifferenza, il ridicolo, l’insulto, la persecuzione, il rispetto.
Per constatare come sia vera questa legge basta ricordare come sono state accolte dai cittadini sanferdinandesi alcune delle ultime campagne di sensibilizzazione della Casa per la nonviolenza: l’azione costruttiva (2001), l’economia locale, vita semplice e autoproduzione domestica (2001) ed infine la medicina omeopatica (ottobre 2004).
Grazie al cielo, siamo dotati di capienti polmoni, che tornano utili a chi vuole avanzare proposte di ampio respiro, e della tendenza alla caparbietà e alla costanza che caratterizzano lunghi tratti del filamento di DNA dei numerosi “nipotini di gandhi” che, con umiltà e coraggio, operano in ogni nazione del mondo. Essi traggono ispirazione dall’insegnamento del Gandhi storico, di cui i tanti reazionari raffinati vorrebbero neutralizzare l’opera e il pensiero - elevando “la grande anima” al rango di figura mitica, icona e modello astratto di uomo virtuoso, idealizzandone il messaggio, ma ignorando, nei fatti, il suo insegnamento e la sua etica - e businessman senza scrupoli confinare nell’irriverente suggestione dell’ideologia tecnicista e mistificatoria di uno spot pubblicitario (quello della Telecom) oltraggioso e banalizzante.
Le quattro proposte per una città possibile, che qui veniamo ad illustrare, si innestano in una serie di sollecitazioni di carattere ambientale, per migliorare la qualità della vita urbana, che negli anni siamo andati formulando alle varie Amministrazioni comunali e alla cittadinanza di San Ferdinando di Puglia (giugno 1994, giugno 1996, agosto 1999, dicembre 2002, dicembre 2003, 22 ottobre 2004).
Il 22 Ottobre 2004, nell’ambito dell’Incontro promosso dall’Amministrazione comunale per discutere il Programma triennale 2004-2006 delle Opere Pubbliche, a cui erano state invitate tutte le associazioni e i privati cittadini di San Ferdinando di Puglia, abbiamo reiterato (siamo recidivi!) l’ennesima proposta ambientale, questa volta alternativa al progetto comunale di ristrutturazione (ancora una volta!) di Piazza Umberto I, per una spesa complessiva di 3 miliardi del vecchio conio. Il progetto prevede il rifacimento totale della piazza e la costruzione di un parcheggio sotterraneo alla stessa.
Una politica amministrativa ambigua, che naviga a vista nel grigiore e si avvicina pericolosamente alle posizioni della destra, con questo provvedimento blandisce ed istiga la crème automobilistica sanferdinandese a presentarsi in piazza con il sedere ben piantato sul sedile in pelle (“umana”) di lussuosi autoveicoli. Alla faccia del Protocollo di Kyoto (1997) sulla riduzione dei gas di serra!
Se in ambito religioso cristiano-cattolico è reazionario un atteggiamento definibile come preconciliare, intendendo per tale il regresso verso mentalità e posizioni antecedenti il Concilio Vaticano II, così da un punto di vista laico, possiamo dire reazionaria una decisione in aperto contrasto o regressiva rispetto al Protocollo di Kyoto che, per sortire gli effetti auspicati, va contemporamente applicato non solo dai governi, ma anche dalle municipalità.
Ciò che rende la situazione tragicomica è che questo provvedimento scriteriato è stato partorito non da menti destroidi conservatrici, bensì da uomini che fingono ancora di essere di sinistra.
A loro ripetiamo ad nauseam: cerchiamo, per quanto è possibile, di ispirarci ai numerosissimi esempi di metropoli, città, e paesi che in Italia, in Europa e nel mondo hanno imboccato percorsi di riqualificazione socio-ambientale del territorio, esperienze amministrative lungimiranti che avrebbero moltissimo da insegnarci: Curitiba e Porto Alegre (Brasile), Saarbrucken, Schönau e Monaco (Germania), Amsterdam (Olanda), Chambery e Savenay (Francia), Ferrara, San Damiano (Asti), Guspini (Cagliari), Forlì, Modena, Reggio Emilia, Cesena, Parma, Piacenza, solo per citare alcuni esempi.
Sarebbe stimolante, altresì, prendere esempio da S. Giovanni Rotondo (con la lunga pensilina di pannelli fotovoltaici che alimentano l’illuminazione del viale Padre Pio), dai paesi limitrofi come Canosa di Puglia (con i marciapiedi continui davanti alle scuole), Margherita di Savoia (con la pista ciclabile “da parata”) e Trinitapoli (con i pannelli fotovoltaici stradali).
Ecco, in estrema sintesi, il contenuto delle quattro proposte.
Proposta 1 - L’alternativa del “buon senso” al rifacimento di Piazza Umberto I
Disegno di moderazione del traffico con inserimento di alberi sulla sede stradale. Punto A - Rendere via Papa Giovanni XXIII a senso unico di circolazione (come il Corso di Cerignola), chiusa al traffico ad orari prefissati. Moderazione del traffico e potenziamento del verde sulla stessa con alberi e panchine.
Questo provvedimento assegnerebbe alla componente traffico motorizzato un’attenzione più modesta: riducendo la larghezza della strada si imporrebbe una limitazione fisiologica della velocità dei veicoli. La bassa velocità ridurrebbe l’inquinamento acustico e le emissioni nocive. La strada principale di San Ferdinando di Puglia diverrebbe uno spazio accogliente di vita e d’incontro.
Disegno di una porta di accesso al centro cittadino che combina una strettoia, un rialzamento di carreggiata e un cambio di pavimentazione. Punto B – Delimitare l’ingresso in Piazza Umberto I nei punti A e B della piantina con due “porte d’accesso” alberate, che combinano una strettoia, un rialzamento di carreggiata e un cambio di pavimentazione.
Questa misura in molte realtà si è rivelata efficace per ridurre la velocità, aumentare l’attenzione del conducente, stabilire, da quel punto in poi, un diverso livello di importanza per l’utente-pedone in applicazione dell’art. 2 della Charta europea dei diritti del pedone: “Il pedone ha diritto di vivere in centri urbani che siano a misura d’uomo e non di automobile”; e all’art. 3 “Il pedone ha diritto a delle zone a lui riservate che non siano unicamente delle semplici isole pedonali, che abbiano la massima estensione possibile e siano integrate nell’organizzazione generale degli agglomerati”.
Punto C - Sulla piazza sostituire le attuali panchine irrazionali e scomode con altre in pietra a ferro di cavallo che favoriscano la conversazione.
Proposta 2 – Illuminazione pubblica dal sole con pannelli fotovoltaici.
Se vogliamo rifare il “salotto buono” di San Ferdinando di Puglia, ci sono modi più economici, ecologici ed intelligenti. Ad esempio, sostituire l’attuale illuminazione della piazza “a petrolio” con una “a raggi solari”, cioè alimentata con pannelli fotovoltaici.
Proposta 3 – Marciapiedi continui in prossimità di strutture e servizi pubblici.
Creare attraversamenti pedonali rialzati alla quota del marciapiede in prossimità del Comune, scuole elementari, medie e superiori, Centro Sociale e Culturale, Parrocchie, Centro Padre Pio, Posta e Supermercati.
L’attraversamento pedonale rialzato garantisce la continuità del percorso pedonale, eliminando le barriere architettoniche e obbligando i veicoli a transitare a velocità moderata e dare la priorità ai pedoni. Dal punto di vista normativo, l’attraversamento pedonale non è altro che l’unione di un rallentatore con un passaggio pedonale. La foto allegata mostra un marciapiede continuo a Canosa di Puglia.
Proposta 4 – Strutture pubbliche alimentate con pannelli fotovoltaici.
La climatologia afferma che le condizioni ambientali della Terra sono in continuo peggioramento. Il riscaldamento del pianeta ha subìto in questi ultimi cinque anni una brusca accelerazione (+ 0,6 gradi). Ciò è dovuto all’accumulo dei cosiddetti gas di serra (anidride carbonica, metano, protossido di zolfo..). Oggi, per il riscaldamento, l’illuminazione, il trasporto e l’industria consumiamo energie ricavate da fonti fossili (carbone, petrolio, metano) e questo aggrava il problema del riscaldamento globale dell’ecosistema. L’imperativo del Protocollo di Kyoto (1997) è di rallentare drasticamente la crescita delle emissioni attraverso l’uso di fonti di energia alternative che non utilizzano il carbonio. Le conoscenze e le tecnologie non mancano all’umanità per ridurre la propria impronta ecologica. E’ solo una questione di sensibilità che presieda ad un’inversione delle priorità. Perché, allora, non collegare San Ferdinando di Puglia, per la prima volta, in modo chiaro ed incontrovertibile, ai problemi dell’intero pianeta in cui siamo inseriti attuando, a livello cittadino, il Protocollo di Kyoto, con l’adozione di alcune misure previste per ridurre i gas di serra? Il nostro paese - come del resto il Sud Italia - è vocato per la produzione decentralizzata di energia solare. Non si capisce perché paesi come la Svizzera e la Danimarca, non favoriti da un’ottima esposizione solare, producano il trenta per cento dell’energia con il fotovoltaico, e noi niente! Intanto gli esperti hanno stimato che l’Italia centro-meridionale potrebbe soddisfare teoricamente il 90% del suo consumo elettrico adottando le tecnologie fotovoltaiche. Se il XIX secolo è stato caratterizzato dall’utilizzo del carbone, il XX dal petrolio e dall’uranio, il XXI vedrà affermarsi l’energia solare. Sta a noi saltare sul treno della storia o restare, come al solito, colpevolmente arretrati. A Saarbrucken, un piccolo paese in Germania, il 97% dell’energia consumata è prodotta dalla città stessa attraverso l’energia solare con strutture di produzione energetica decentralizzate. Per ogni 1000 abitanti esistono 30m2 di pannelli fotovoltaici. E a San Ferdinando di Puglia? La risposta è naturalmente: zero.
Lasciamoci sfidare da S. Giovanni Rotondo, che si è dotata, sul viale Padre Pio, di una lunga pensilina ombreggiata con pannelli fotovoltaici posti sulla copertura, che producono energia elettrica per alimentare l’illuminazione del viale e della piazza del Convento dei francescani. E’ stato calcolato che con questa realizzazione il Comune di S. Giovanni Rotondo risparmierà 6.400 euro di energia elettrica ogni anno, oltre a una riduzione di 60mila kg. di CO2 e 250 kg. di ossido di azoto.
Perché non impegnarci nel progetto dell’energia solare fotovoltaica? Lavoriamo affinché fra vent’anni si modifichino i parametri che stabiliscono gli status symbol: oggi auto di lusso, ville esclusive e vestiti firmati, domani, si spera, pannelli fotovoltaici, aerogeneratori Savonius ed impianti di biogas.
La proposta: Dotare il Comune, le scuole elementari e medie, l’Istituto Tecnico Commerciale, il Centro Culturale Polivalente, Il Centro sociale “Vita agli anni”, la Parrocchia Chiesa Madre, la Chiesa del Rosario e la Chiesa del Sacro Cuore, ecc. di pannelli fotovoltaici di potenza tale da rendere le suddette strutture energeticamente autosufficienti.
Destinare annualmente il 50% dei fondi stanziati dal Comune per la Festa Patronale ad un fondo speciale per finanziare il Progetto Pannelli fotovoltaici per le Chiese di San Ferdinando di Puglia.
Non ci aspettiamo che le proposte suggerite, dal fresco odore di sinistra, alternative, bien sûr, ma lontane dall’essere massimaliste, siano perseguite dalla nostra amministrazione comunale con trasporto emotivo ed intimo convincimento. La speranza è di vederle concretate quantomeno come mera strategia di greenwash (di “lavaggio verde”), ossia come operazione di puro maquillage politico.
Se invece, com’è altamente probabile, esse saranno ignorate e cestinate, allora alle prossime elezioni, anziché continuare ad illuderci - richiedendo invano politiche sociali ed ambientali dalla forte identità di sinistra - e poi dover soffocare la delusione e cedere al ricatto del “turati il naso e vota… il meno peggio”, ossia i No incoerenti dei nostri amministratori; sarebbe meglio per tutti auspicare un largo successo del centro-destra, ed un conseguente lungo, sano, pedagogico e purificatore periodo di riflessione per questa sinistra sbiadita e tracotante.
Siamo consapevoli che in questo scenario il paese cadrebbe dalla padella alla brace e che lo scollinamento a destra porterebbe con sè molti rischi e poche opportunità, ma, perlomeno i No dei conservatori sugli argomenti ambientali sarebbero da ascrivere a coerenza.
Ed ora, cari concittadini, consentiteci alcune brevi considerazioni da rivolgere ai partiti di opposizione.
1. L’opposizione ha il diritto-dovere di critica, non lo mettiamo minimamente in dubbio, perché esso rappresenta un contrappeso della democrazia. Tuttavia, un quadro politico locale caratterizzato in permanenza da un’opposizione rissosa e distruttiva comporta un dispendio enorme di energie e sottrae linfa al progresso e al benessere del paese.
2. Le posizioni rigide ed aprioristiche, negano qualsiasi possibilità di dialogo, rompono il flusso benefico delle idee e delle proposte costruttive, rifiutano con ostinazione quanto di buono può venire dagli avversari politici, creano insane fratture nel tessuto connettivo dell’intero corpo sociale.
3. Opposizione e maggioranza riformulino la propria grammatica politica, cambino gli schemi consolidati e stantii, per accogliere il nuovo e superare la lunga fase di infantilismo politico che ci ha finora caratterizzati, per acquisire maturità ed autorevolezza e far crescere il paese.
4. La nostra cittadinanza pretende da chi ha eletto lo sforzo del pensiero, per concepire idee nuove. L’attuale opposizione sembra esserne sfornita. Se così non fosse, allora obbedirebbe ad una delle regole letali della politica: non dare contributi all’avversario (sarebbe peggio che non avere idee!), non agevolarlo in alcun modo, per danneggiarlo indirettamente, non collaborando con quanto di buono può venire dalla maggioranza. Questa è una pratica diffusa e consolidata nei partiti di opposizione che va energicamente rigettata.
5. Non ne possiamo più di comizi e tabelloni zeppi di aridi calcoli da ragioniere (come se la vita del cittadino potesse essere ridotta e svilita alla sola dimensione economica, alle tasse da pagare…), di offese gratuite, di insulse polemiche bastian contrarie, di risse verbali… Questi atteggiamenti trasudano mancanza di coraggio nel condividere idee nuove, che è una caratteristica fondamentale della politica, senza la quale essa si riduce alla mera gestione dell’esistente e i suoi protagonisti assumono i tratti di arcigni amministratori di condominio. Ci piacerebbe un giorno leggere sui tabelloni o sentire ai comizi dell’opposizione, una, almeno una (e sarebbe già tanto) proposta fattiva, un progetto consegnato all’attenzione della cittadinanza e descritto in modo articolato e completo.
Che lo si voglia o no, nei prossimi 15-30 anni le idee suggerite dalla Casa per la nonviolenza si concretizzeranno. Non ci sono dubbi. La forza dell’evidenza, del buon senso o l’onda di piena del conformismo le imporranno. A chi scrive non resta che attendere.
Un’ultima considerazione. Pensieri ed azioni possono appartenere a quattro categorie distinte: 1. pionieristiche 2. di nicchia [soglia del conformismo] 3. di élite 4. di massa.
La soglia del conformismo si colloca nel punto mediano che separa le scelte di nicchia da quelle di élite. Le politiche ambientali riguardanti la mobilità alternativa e quelle relative all’utilizzo delle energie rinnovabili hanno da tempo attraversato la fase pionieristica e sono oramai consolidatesi nella tipologia di nicchia.
Postulando che a sinistra della soglia del conformismo c’è volizione, libertà d’azione e quindi merito, mentre a destra della soglia le azioni divengono reattive e in un certo senso quasi obbligate; allora si può concludere che il nostro paese ha un margine temporale ristretto per decidere liberamente e con pieno merito.
Se indugiamo e temporeggiamo ancora, se ci chiudiamo ostinatamente al nuovo che avanza, perderemo la condizione privilegiata di chi sfida le vette e, di lassù, a pieni polmoni può godere del vento gagliardo e sferzante che inneggia alla vita, per ritrovarci nella piana fredda, umida e nebbiosa ove, come torme disperate, danzeremo il limbo dei pecoroni. *

Matteo Della Torre
sarvodaya@libero.it

Note: Note sull'autore: http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=sarvodaya
Note sulla Casa per la nonviolenza: http://db.peacelink.org/associaz/scheda.php?id=1155

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