Caro Montalbano, perché non vieni a Genova a sentire i processi?
Caro commissario Montalbano, ti scrivo perché pare che anche tu fai scandalo.
Vengo a sapere di reazioni sdegnate, da parte di politici di destra, sulla trasmissione in tv de "Il giro di boa", l'episodio in cui ti senti tradito dal contegno delle forze di polizia durante il G8 (mi dicono che andrà in onda giovedì sera).
Ti dirò che avevo letto il romanzo già nel 2003, appena uscito, Camilleri è un autore che stimo moltissimo, ma ricordo di aver provato una certa delusione quando, dopo averti fatto giustamente indignare per il comportamento della polizia a Napoli e a Genova, e averti spinto alle dimissioni, preso dall'inchiesta dimentica tutto. Mi hanno anche detto che la versione tv è ancora più cauta e "purgata" dei passi del romanzo che facevano cenno a «ministri e deputati che stavano nelle sale operative genovesi». Eppure c'è ancora chi si sdegna e grida allo scandalo. Ormai in questo paese anche una piccola verità fa scandalo.
Basterebbe seguire il processo contro i 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio (come saprai si rischiano parecchi anni di galera), per vedere come numerose testimonianze smentiscano, udienza dopo udienza, l'intero impianto accusatorio rivelando particolari inquietanti come l'uso da parte di un reparto di carabinieri di spranghe e mazze fuori ordinanza, l'aggressione contro manifestanti pacifici in Piazza Manin - dove non c'era neppure un disobbediente - e la carica senza motivo a quel corteo regolarmente autorizzato che scendeva dal Carlini, e dove c'era Carlo, che verrà ucciso da un proiettile sparato da un Defender dei carabinieri, e che impiegherà ore prima di arrivare in ospedale per via di una lunga sosta nel comando provinciale dell'Arma. Proprio oggi dovrebbe testimoniare l'allora capitano Cappello, che comandava il reparto di carabinieri in Piazza Alimonda, e che diresse, col vicequestore Lauro, gli eventi di Piazza Alimonda (è lì che guarda quando qualcuno prende a calci Carlo e gli spacca la fronte con una grossa pietra). Anche lui sembra un personaggio da romanzo: paracadutista del Tuscania, esperto di scenari di guerra e nominato nel diario di un maresciallo che denuncia le torture di civili in Somalia.
Secondo me i poliziotti buoni come te dovrebbero denunciare, anche per il loro buon nome, le malefatte dei colleghi, invece di scandalizzarsi quando si dice una piccola verità.
Alla tv, poi, anche i cenni più depurati fanno scandalo perché la gente non deve sapere. Passi per i pochi che in Italia leggono libri, ma i telespettatori no. Sennò a cosa servono le sceneggiate su poliziotti e carabinieri buoni se possono essere messe in crisi da un grande scrittore e da un bravo attore? Ormai sembra sia rimasto solo Blob a raccontare la verità su quelle giornate.
Con affetto, Haidi Giuliani
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