G8 2001, Violante brucia la commissione. Giordano: non siamo d'accordo
«Tutto quello che doveva essere accertato sui fatti di Genova del 2001 è stato già accertato dall’indagine conoscitiva delle settimane successive». Pochi secondi e il diessino Luciano Violante, dai microfoni di La7, accartoccia il programma dell’Unione, almeno quella parte che esplicitamente reclama una vera inchiesta parlamentare su ciò che Amnesty international definì «la più grave violazione dei diritti umani, in Occidente, dalla fine della seconda guerra mondiale». Ma a Violante non importa e approfitta della trasmissione per annunciare la conferma di De Gennaro alla guida della polizia. Godrebbe della fiducia delle due coalizioni.
Una inchiesta parlamentare, invece, avrebbe certo scalfito la presunta fiducia. Infatti, l’indagine conoscitiva cui accenna i presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, è stata «una farsa» e non può essere «confusa col nostro bisogno di giustizia e di inchiesta: no Violante, noi non siamo essere d’accordo», gli fa sapere Franco Giordano, segretario di Rifondazione. Ancora più grave che le dichiarazioni di Violante giungano quando l’iter in commissione è già avviato, se ne discuterà a settembre. «E noi vigileremo che sia rapido e che giustizia sia fatta». Ma l’insabbiamento della commissione potrebbe proprio essere «il prezzo da pagare a De Gennaro, responsabile della catena di comando che ha provocato la mattanza di Genova? - si chiede Gigi Malabarba, senatore del Prc, membro del Copaco nella passata legislatura - possibile che nessuno nell’Unione abbia niente da obiettare?».
Macché, le agenzie tacciono. Le anticipazioni di ciò che avrebbe detto Violante a La7, nello spazio ereditato da Giuliano Ferrara, piombano invece nell’affollato Teatro Capranica, alle spalle di Montecitorio, dov’era la presentazione del video, prodotto dall’Arci e distribuito da Liberazione e che mostra quei «significativi fatti nuovi - di cui parla Malabarba - che dovrebbero consentire la riapertura del processo sull’omicidio di Piazza Alimonda». E’ dal Capranica, che parlano il segretario di Rifondazione e l’ex capogruppo al Senato del Prc all’epoca del G8 2001. E’ lì che Michele De Palma, coordinatore nazionale dei Giovani comunisti, riflette sulla «ferita aperta tra la generazione di Genova e la sinistra moderata: noi eravamo lì, Violante sarebbe venuto solo l’anno appresso mentre commemoravamo Carlo. Una commissione non rimarginerà quella ferita ma se non ci sarà l’inchiesta parlamentare si aprirà uno scontro politico durissimo. Se necessario manifesteremo sotto il Parlamento». «La commissione e la riapertura del processo servono a restituire dignità alle nostre istituzioni», commenta Paolo Beni, presidente dell’Arci che quando ha visto le immagini messe insieme da Giuliano Giuliani ha deciso «di fare di tutto perché le potesse vedere più gente possibile. Lo dobbiamo a Carlo e a noi stessi per una memoria consapevole delle nuove energie di cittadinanza consapevole, che si sprigionarono a Genova, e lo strappo alla democrazia che fu compiuto per reprimerle». Da qui la scelta di produrre e distribuire con questo giornale (sarà in edicola da domani) il dvd arricchito da due canzoni dedicate al ventitreenne ucciso da un carabiniere negli scontri innescati dalla carica senza ragione dei carabinieri stessi contro un corteo regolarmente autorizzato. Questo è un fatto acclarato dalla pur blanda indagine conoscitiva, dice bene Violante che però non volle andare a fondo neppure allora.
Eppure, l’ha detto Piero Sansonetti, all’epoca dei fatti inviato de l’Unità a Genova e non a caso direttore, adesso, del nostro quotidiano: «In quei giorni si verificò un’operazione simile a quella del ’60, sempre a Genova, per imporre una svolta autoritaria. Cinque anni dopo ne sappiamo ancora così poco». «Ancora oggi dei responsabili politici e militari non si è dissociato nessuno», osserva Raffaella Bolini, che per l’Arci fu tra i portavoce del Gsf e come lei Peppe De Cristofaro, in quei giorni leader dei Gc, oggi deputato, che ricorda lo sforzo del movimento di non lasciarsi stritolare dalla spirale violenza-repressione-violenza.
Insiste Giuliano Giuliani, naturalmente: «Vogliamo un processo e una commissione perché i responsabili siano messi in condizione di non nuocere. Altro che promozioni!». Così dice il papà di Carlo dopo la proiezione, organizzata da Roberto Presciutti, responsabile delle iniziative editoriali di Liberazione e che dimostra «il ruolo che ebbero registi organizzati e mediattivisti», come ricorda il regista Roberto Giannarelli alla platea di “volti noti” del movimento, parlamentari, giornalisti e normali cittadini che non si lasciano bastare le versioni ufficiali.
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