Bolzaneto? Non importa
Hanno lasciato al suo posto perfino l'ispettore Biagio Antonio Gugliotta, che cinque anni fa era il comandante di Bolzaneto ed è imputato di mezza tonnellata di reati ai danni degli arrestati del G8 di Genova. A uno sbatté la testa contro il muro, un altro lo obbligò a fare il saluto fascista, a un altro ancora sputò, gli disse «sei senza dignità», gli diede una manganellata nella schiena e gli torse un braccio. Quest'ultimo l'ha riconosciuto in aula, nel processo in cui Gugliotta, ispettore superiore, è imputato con altri 44 tra poliziotti, carabinieri e appartenenti alla penitenziaria, compresi i medici. Anche altri l'hanno riconosciuto.
Gugliotta risponde anche della posizione detta «del cigno», con la faccia contro il muro, imposta agli arrestati del 20 e 21 luglio 2001, che da sola configura - secondo la procura di Genova - un «trattamento inumano e degradante» ai sensi della convenzione europea contro la tortura. Era il «responsabile della sicurezza» di Bolzaneto ovvero il comandante delle guardie, lo stesso lavoro che Gugliotta continua a svolgere: comandante nel carcere di Taranto.
Cos'hanno fatto di male i detenuti di Taranto? E cos'hanno fatto di male quelli di Marassi (Genova) per ritrovarsi un dirigente sanitario come il dottor Giacomo Toccafondi, l'aguzzino in mimetica dell'infermeria di Bolzaneto? Toccafondi è stato addirittura trasferito dal carcere femminile di Pontedecimo al più grande istituto penitenziario della città. L'onorevole Graziella Mascia, vicecapogruppo di Rifondazione alla camera e cinque anni fa rappresentante del Prc nel comitato di indagine sui fatti di Genova, presenterà un'interrogazione al ministro della giustizia, Clemente Mastella: «Chiedo al Ministro - dichiara Mascia - se corrisponde al vero che Gugliotta, esercitasse gia all'epoca dei fatti e continui tutt'ora ad esercitare quelle delicatissime funzioni di responsabilità e di comando nel carcere pugliese. E se vi siano responsabilità dell'amministrazione penitenziaria nel non aver proceduto, per ovvie ragioni di opportunità, alla sua sostituzione in quell'incarico».
La legge consente al Dap di non toccarli neanche dopo le condanne di primo grado. Così è accaduto con Ettore Mattiassi, giudicato colpevole in prima istanza per il pestaggio del 2000 nel carcere di Sassari, dove era comandante delle guardie. Oggi ricopre lo stesso ruolo a Vasto (Chieti).
Nel processo di Bolzaneto, processo «minore» rispetto a quello per l'assalto e le prove false alla scuola Diaz che coinvolge alti dirigenti della polizia di stato, ci sono due categorie di imputati: da un lato quelli che rispondono di specifiche violenze nel corridoio o nelle celle perché riconosciuti dalle vittime durante le indagini preliminari, soprattutto agenti, uomini e donne; dall'altro i responsabili delle varie forze presenti nella caserma trasformata in avamposto carcerario - ps, cc e penitenziaria avevano due o più celle e uffici - che rispondono anche per gli abusi di altri, per non aver impedito o per non aver controllato. Gugliotta e Toccafondi sono tra i pochi ad avere tutte le accuse.
Nel processo Diaz la situazione è simile. Vincenzo Canterini, comandante del nucleo antisommossa della celere romana che prese parte alla violenta irruzione e al ferimento di 61 dei 93 no global trovati nella scuola, è accusato di concorso in lesioni insieme ai suoi capisquadra, ma anche di falso e calunnia, reati che per il resto riguardano i dirigenti e gli ufficiali di polizia giudiziaria che firmarono i verbali d'arresto e di perquisizione - con le due bottiglie molotov portate alla Diaz dagli stessi poliziotti - per via della coltellata denunciata da uno dei suoi uomini ma ritenuta falsa dai pm.
La promozione di Canterini a questore, due anni fa, fece scandalo, anche perché veniva promosso lo stesso giorno anche Alessandro Perugini, un altro «eroe» del G8, imputato per la nota vicenda del calcio sferrato a un manifestante minorenne già immobilizzaro e sanguinante (la foto fece il giro del mondo) e come responsabile della polizia di stato a Bolzaneto; era alla Digos e oggi è primo dirigente, responsabile logistico della questura di Genova. Ma l'amministrazione penitenziaria non si è comportata meglio della polizia.
Bruno Cimmino e Ernesto Pelliccia, capitani del Nucleo centrale traduzioni che si distinse nelle violenze di Bolzaneto anche più del famigerato Gom (Gruppo operativo mobile), imputati nel processo genovese, hanno guadagnato ben due stellette, due gradi di avanzamento, in cinque anni o forse meno: da capitani che erano, oggi sono tenenti colonnelli. Il primo è al servizio traduzioni nelle Marche, il secondo vicecomandante del Gom. Il loro coimputato e allora superiore, Oronzo Doria, è stato promosso generale: la sua carriera non è stata ritardata neppure dal coinvolgimento in una vecchia storia di pestaggi a San Vittore dalla quale Doria uscì con un'amnistia.
«Gli avanzamenti di carriera e di grado - spiegano al Dap - sono del tutto automatici, altro sarebbe l'affidamento di incarichi di particolare rilievo, che attualmente non hanno». Lo dicevano anche al Viminale a proposito di Canterini e Perugini ma poi è venuto fuori che l'automatismo significava il massimo del punteggio anche per l'anno 2001, durante il quale i nostri «eroi» combatterono la battaglia di Genova.
Vedremo cosà risponderà Mastella o chi per lui a Graziella Mascia. Al Dap, mentre il governo inducia sulla nomina del nuovo direttore, tira una brutta aria. Vorrebbe tornare a Roma anche il generale Alberto Mattiello, magari di nuovo a capo del Gom come ai tempi di Genova.
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