Intercettazioni e sciacallaggio politico de "Il Giornale"
Sciacallagio politico. Vergognoso e cinico sciacallaggio politico è il minimo che si possa dire per giudicare un giornale, “Il Giornale” - che nell’anniversario della morte di Carlo Giuliani pubblica una intercettazione telefonica per sostenere che persino i genitori di Carlo, allora, erano preoccupati per un figlio inquieto che qualche volta è stato fermato dai carabinieri. In realtà l’immagine di Carlo è quella di un normale ventenne, anzi uno stupendo ventenne che si occupa e si preoccupa di come va il mondo. Dalle intercettazioni riportate si disegna il profilo chiaro di un ragazzo che non accetta le ingiustizie, non rimane indifferente se un marocchino viene fermato, che si arrabbia perché un ventenne non è libero di girare il mondo solo perché non “in linea” con canoni standardizzati. Carlo non è un ribelle, è solo un ragazzo curioso che non accetta lo stato di cose presenti.
Come centinaia di ragazzi della sua età è stato fermato per uno spinello o un coltellino svizzero in tasca. O semplicemente perché porta un orecchino. Per questo è normale, per questo è stupendo: perché è l’immagine di un ragazzo non stereotipato. Ma “Il Giornale” vuole dimostrare tutt’altro; vuole convincere che non era un bravo ragazzo e che la preoccupazione dei genitori risaliva addirittura al ’99. Un'operazione bieca, un vero schifo dal punto di vista umano. Una questione da non lasciare cadere sul piano politico istituzionale. “Il Giornale” si conferma per quello che è, il suo direttore dovrebbe rispondere come minimo dal punto di vista della deontologia professionale. Ma in tempi in cui tutti si indignano - giustamente - per le intercettazioni che riguardano i potenti vorremmo sapere perché e per ordine di chi un ragazzo di venti anni viene intercettato. Sul delicato tema delle intercettazioni, abbiamo presentato una proposta di legge nella quale si cerca di contemperare le necessità investigative e il diritto alla privacy dei cittadini. Intanto mi piacerebbe conoscere le opinioni di quei tanti garantisti della domenica pronti a indignarsi per il Vittorio Emanuele di turno e fare finta di niente se ad essere calpestata è la dignità di due genitori che hanno perso un figlio che voleva cambiare il mondo: un ragazzo ucciso cinque anni fa a Genova, a Piazza Alimonda, e che ancora aspetta giustizia.
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