Genova

Che ci fa De Gennaro ancora lì?

5 anni dopo l’uccisione di Carlo Giuliani
20 luglio 2006
Antonella Marrone
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)

Le giornate del G8 genovese, la morte di Carlo Giuliani il 20 luglio del 2001, hanno modificato la vita di tante persone. Di chi era lì e non ha “saputo” raccontare che cosa accadde. Non ha saputo raccontare perché il racconto prevede un ascoltatore attento, curioso. Invece, al ritorno da Genova, gli “ascoltatori” già sapevano “tutto”, avevano visto i tigì, letto i giornali. La morte di Carlo? Accidentale, legittima difesa. Gli scontri? Chiaro c’erano i disobbedienti, i black bloc. Diaz? Bolzaneto? Beh qualche episodio, qualche eccesso...
Si può raccontare una storia solo a patto che chi ti sta di fronte non abbia pregiudizi. La versione del governo e della polizia aveva già fatto piazza pulita, in un paio di serate, di possibili altre versioni, accreditando il pensiero unico di morti accidentali e di qualche eccesso repressivo.

Ma il G8 del 2001 è stato anche un evento ”mediattivo“ - come si dice - e tra telecamere e macchine fotografiche non c’è stato angolo della sconvolta Genova che non sia stato filmato. La verità, in questi cinque anni ha cercato, così, di farsi largo, si sta ancora facendo largo, e c’è un po’ più di gente che crede alla ”nostra“ storia. Il Sistema resiste, rancoroso, sorvolando sul fatto che lì, in quei giorni, come per altro ha denunciato Amnesty International, i diritti umani sono stati violanti come non era mai successo, dal dopoguerra, in una democrazia occidentale.

L’altra sera su Rai Due è andato in onda uno speciale de “La storia siamo noi”, il programma di Minoli che ha confezionato spledide puntate su casi e misteri del secolo scorso. Questo speciale, diciamo la verità, non è stato all’altezza di altri, si poteva osare molto di più. Ma un paio di cose ce le ha dette. Prima cosa: ci ha ricordato chi comandava, durante quei giorni. C’era l’inconsistente e burocratico ministro Scajola dimessosi, dopo un anno, per affermazioni vergognose sull’omicidio Biagi, ma che avrebbe fatto bene ad andarsene anche per Genova. C’era l’atletico vicepresidente Fini (questo non lo ha detto lo speciale, ma lo ricordiamo noi) che era proprio lì, sin dalle prime ore della mattina, al “posto di comando” nella Caserma dei carabinieri del Forte San Giuliano. Fini ce lo siamo tenuto per cinque anni, e pace. C’era un capo della polizia che si chiama De Gennaro, che ha ovviamente sovrainteso a tutte le operazioni (all’epoca dei fatti si trincerò dietro beghe tecniche che non lo vedevano “direttamente” responsabile di quel che era accaduto) e che è passato indenne dal governo di centro sinistra a quello di centro destra, e ritorno, e che ancora sta al suo posto. Questo non è comprensibile. Se è stato difficile raccontare Genova (e lo è ancora oggi) è stato anche perché De Gennaro, Fini e Scajola l’hanno raccontata in maniera diversa da come l’abbiamo vista noi. Gli altri non ci sono più. De Gennaro ancora lì. Come mai? L’altra cosa che lo speciale di Rai Educational ha sottolineato molto chiaramente è che nel programma dell’Unione c’è scritto (scritto!) che il governo si sarebbe impegnato per la creazione di una commissione di inchiesta sulle violenze di Genova. Questo è un fatto. La commissione d’inchiesta si deve alla democrazia di questo paese, a Carlo, alla sua famiglia e a migliaia e migliaia di donne e uomini che a Genova andarono nel 2001 per suggerire un altro mondo possibile. Ma Violante che ne sa di queste cose?

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