Genova divide ancora l'Unione
Cinque anni dopo il G8 di Genova è una ferita ancora aperta per la sinistra italiana. L'iter della legge istitutiva della commissione d'inchiesta sui fatti del luglio 2001 è iniziato ieri a Montecitorio con una sorta di «imboscata» da parte di un'inedita pattuglia «mastellian-dipietrista-socialista», cinque deputati dell'Unione che minacciano di votare con i 20 del centrodestra contro un provvedimento iscritto, nero su bianco, nel programma comune della coalizione. Così finirebbe 25 a 23, la maggioranza alla camera è più solida che al senato ma questa volta non basterebbe.
Rifondazione, che aveva già penato parecchio per ottenere il via libera dei Ds e della Margherita, ha reagito con decisione: «C'è un nodo politico su un punto per noi irrinunciabile», ha detto Graziella Mascia, che subito dopo il G8 rappresentò il suo partito nella commissione d'indagine aperta e chiusa in fretta dalle destre e presentò da sola una relazione alternativa anche a quella dell'Unione. Per il Prc è come il ritiro dall'Iraq, sta negli accordi. Mascia se l'è presa in particolare con il ministro della giustizia Clemente Mastella: «Come si fa a dire che non ci si sente vincolati su una cosa che invece fa parte del programma della coalizione che anche lui ha sottoscritto? E se seguissi il suo esempio, che so, per altre questioni come l'ordinamento giudiziario? Perché lui non si deve sentire vincolato e io sì?». Mascia non si aspettava un attacco preventivo, sui giornali di ieri, proprio nel giorno in cui la commissione affari costituzionali - peraltro presieduta da Luciano Violante, strenuo difensore del capo della polizia Gianni De Gennaro - si riuniva per la prima volta per discutere dell'inchiesta sul G8.
Lo scontro è divampato finché Ermete Realacci ha confermato l'accordo esistente nell'Unione. Il relatore sarà Gianclaudio Bressa della Margherita, che pure svolse un buon lavoro nel primo comitato parlamentare su Genova. La pattuglia dei potenziali «ribaltonisti» è guidata da Angelo Piazza, già ministro della funzione pubblica nel governo D'Alema, socialista legato a Enrico Boselli ed ex magistrato amministrativo: «Ribadisco il nostro no. E non abbiamo bisogno di chiedere la patente di garantisti a nessuno», ha replicato Piazza, deputato della Rosa nel pugno. Piazza sostiene che siccome «è in corso un processo» bisogna lasciar fare la magistratura: forse non sa quanti processi siano in corso e come quello a 25 dimostranti sia l'unico che potrà concludersi, mentre i poliziotti della Diaz e di Bolzaneto avranno la prescrizione. La posizione dell'ex ministro non è condivisa dai radicali, chiamati in causa da Mascia per il loro garantismo: Daniele Capezzone, tutt'altro che un no global, dice sì alla commissione.
L'indagine sui manifestanti, però, è uno dei temi che dividerà l'Unione: Rifondazione non ci tiene per niente, i comunisti italiani sì. Giova ricordare che oltre a quello per devastazione altri processi genovesi coinvolgono decine di manifestanti, alcuni già condannati, e a Cosenza si svolge una specie di «processo bis» a tredici noti attivisti no global meridionali tra cui Francesco Caruso, oggi deputato, più il veneto Luca Casarini, accusati di cospirazione e associazione sovversiva anche in relazione a Genova. E' una delle ragioni per le quali l'inchiesta parlamentare sul G8 non convince tutte le anime del movimento no global di cinque anni fa.
Per il Prc la commissione dovrebbe concentrarsi sull'operato delle forze dell'ordine che fece parlare di sospensione dei diritti democratici e portò centinaia di persone in Europa a protestare davanti alle ambasciate italiane. «Le vicende della Diaz e di Bolzaneto vanno esaminate sotto un profilo politico-operativo diverso da quello della responsabilità penale», sottolinea Mascia. «E soprattutto - insiste la vicecapogruppo Prc alla camera - bisogna indagare su quello che accadde nelle strade, dall'attacco al corteo in via Tolemaide a piazza Alimonda», ovvero ai colpi di pistola che uccisero Carlo Giuliani e non furono gli unici sparati quel 20 luglio dai carabinieri.
«Non si dica - aggiunge Mascia - che dal 2001 sul fronte dell'ordine pubblico non è successo nulla di paragonabile a Genova», come fa tra gli altri Realacci, «il discorso è più complesso». In questi anni in realtà ci sono stati casi gravi come da ultimo le cariche a Melfi e in Val di Susa, nonché grandinate di manganellate quasi ogni domenica attorno e dentro gli stadi, tuttavia la repressione propriamente politica è passata soprattutto per la via giudiziaria. «Ma c'è ancora un lavoro da fare - osserva Mascia - per affermare il principio che le forze di polizia rispondono alla Costituzione e non alla maggioranza in carica».
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