Chiara Castellani: "La liberazione passa dal diritto all'istruzione"
GAZZETTA MONDO gli stranieri e noi
Il "progetto diritti umani" per ora non ha budget, ma solo un grande obiettivo: accompagnare un popolo nel costruire il suo cammino di liberazione. Se vi scrivo è perché dopo l'incontro in Puglia siete entrati nel mio sogno. E quindi cominciamo già adesso a costruirlo assieme, sulla base di alcuni elementi di riflessione, in modo che la Gazzetta del Mezzogiorno diventi anche uno scenario per parlare delle lotte di un popolo che inizia ora, con la scadenza elettorale che è una sfida, un cammino non violento verso la sua liberazione.
La chiesa congolese può giocare un ruolo importante per una diversificazione del potere politico in Congo: la tirannia e gli abusi di potere sono legati strettamente alla presenza di una classe politica corrotta e distante dai bisogni reali della gente, che si autopromuove perché le classi più povere si vedono negati, fra gli altri diritti umani fondamentali, il diritto allo studio.
La chiesa costituisce in questo senso anche la sola alternativa culturalmente adeguata a promuovere la sostituzione della classe politica al potere. Vedo piuttosto nella Chiesa congolese un ruolo profetico potenziale simile a quello della Chiesa Salvadoregna degli Anni '80 (monsignor Munzihirva è stato definito il "Romero d'Africa") o ancor di più della chiesa brasiliana degli Anni '70, del cui lavoro di "coscientizzazione" della base si sono visti i risultati solo 30 anni dopo, con l'elezione a sorpresa di Lula. Ma per essere credibile di fronte al popolo la Chiesa deve non solo prendere le distanze dal potere, ma anche dal modus vivendi di chi è al potere. Se la Chiesa diventa anch'essa uno strumento di potere (come osservo in certe parrocchie dove il parrocco è un po' un "capovillaggio" a cui tutto è dovuto) invece di mettersi al servizio degli ultimi, anche il suo ruolo profetico potenziale viene svilito.
La formazione avviene attraverso moduli, che sono stati prodotti dalla Conferenza episcopale congolese in un progetto finanziato dalla stessa "Iniziative Europienne sur les Droits de l'Homme". Ho sotto gli occhi il modulo sui diritti umani e sugli strumenti che ne garantiscano la protezione, e il contenuto è forte, e interamente formulato dai vescovi. È un progetto che porta la data del 1997, ma che solo ora riesce a realizzarsi. La nostra diocesi l'ha però personalizzato. Ne è la prova l'impegno preso dalla diocesi per sostenere agli studi di diritto un giovane sacerdote, l'ex segretario del vescovo Abbé Yves Kingata che è attualmente studente di diritto canonico a Monaco. In che modo intendiamo formare il popolo? Come prevede il testo del progetto, vengono organizzati seminari di formazione sui moduli elaborati dalla Conferenza Episcopale del Congo per gli "animatori parrocchiali". Il primo seminario si è svolto in Agosto 2004, però Kimbau non c'era. La causa è duplice: disinteresse del parroco e mancanza di mezzi di trasporto. In realtà la Diocesi non dispone di mezzi di trasporto, salvo qualche moto che non serve a radunare gente. Il secondo seminario si è svolto in novembre, e stavolta Kimbau c'era: ma il disinteresse del parroco è rimasto. Peccato, perché invece la gente si è entusiasmata a parlare di democrazia, di diritti umani, di elezioni.
La vecchia Costituzione è del tempo di Mobutu: era un'ode al Partito unico e al Dio-presidente padre-padrone della Nazione. Ma certo vale la pena di analizzarla e confrontarla con la Costituzione Europea. Siamo pienamente coscienti che la libertà di un popolo nasce dalla conoscenza dei propri diritti e dalla consapevolezza di un ruolo attivo nel proprio Paese amando il proprio Paese. Ma c'è una conquista preliminare da fare: la scuola gratuita. Su questo punto la nuova Costituzione dovrà proporre un percorso concreto e definitivo.
La Repubblica democratica del Congo è forse l'unico Paese al mondo in cui lo Stato non garantisce nemmeno l'accesso a una scuola primaria gratuita. Tutte le scuole dello Stato sono a pagamento, e anche un ipotetico insegnamento gratuito privato (attraverso un progetto che paghi gli insegnanti) è inconcepibile perché comunque per avere il riconoscimento del titolo di studio, il "pezzo di carta" cui nessuno rinuncia, occorre pagare pesanti tasse allo Stato in funzione del numero di bambini iscritti alla scuola. La Diocesi ha 300 scuole e 30mila bambini da gestire per conto dello Stato. Il 90% di classe povera. Quando nel 2003 ne abbiamo aiutato 200 è stata una goccia in un oceano. E poi, come identificare i 200 beneficiari? E' fondamentale permettere anche ai poveri di studiare, nella prospettiva di riuscire un giorno a cambiare dall'interno un sistema sociale iniquo che viola sistematicamente non solo il diritto allo studio ma anche il diritto alla salute delle classi più povere.
Per aiutare i progetti di Chiara Castellani clicca su http://www.kimbau.org
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Pagina a cura di Gianluigi De Vito.
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Allegati
Articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno 13/4/05
232 Kb - Formato pdfRubrica di Chiara Castellani
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