Meno bombe, più container: per aiutare l'Africa davvero
''Meno bombe, più container'' è lo slogan della nuova campagna di Peacelink. Il 50% dei fondi raccolti servirà a finanziare progetti di sviluppo in Africa
MILANO - Spedire un container nel cuore della savana. Al più presto, perché l'ospedale di Chiara Castellani, chirurgo italiano che presta la sua opera a Kimbau (Congo), non può aspettare. E' la sfida che vuole vincere la campagna "Peacelink for Africa: meno bombe, più container", lanciata dalla rete telematica Peacelink (http://www.peacelink.it). "D'ora in poi, il 50% delle donazioni destinate a Peacelink servirà a finanziare progetti di sviluppo in Africa", annuncia Alessandro Marescotti, responsabile di Peacelink. Oltre all'ospedale di Chiara Castellani, Peacelink sostiene da anni i progetti di padre Kizito Sesana, comboniano impegnato a Nairobi (Kenya).
"Questa campagna è nata perché l'ospedale di Adria (Ro) ha effettuato una raccolta di materiale per l'ospedale di Kimbau, e con questo materiale era ormai riempito un intero container – spiega Marescotti -. Ci sono letti per ospedale e apparecchi radiologici, un mulino con gruppo elettrogeno, pannelli solari, medicine e tutto materiale che serve per l'ospedale di Kimbau, in attesa di essere spedito. Noi abbiamo offerto un supporto informativo per raccogliere questo materiale, con il sito http://www.kimbau.org. Dopo questo contributo il flusso di donazioni è stato tale da richiedere un nuovo container. Per procurarlo e organizzare la spedizione abbiamo bisogno di raccogliere 6mila euro, altrimenti molto del materiale che abbiamo raccolto, anche pregiato, rimarrà a terra. Consigliamo di sostenere l'Aifo, che sta dando un grosso contributo a Chiara Castellani e stiamo fornendo un supporto informativo al loro bellissimo lavoro, a cui si affianca quello del Mlal-Progetto mondo e della Regione Veneto, che nel 2003 ha finanziato la Ussl 22 di Bussolengo (Vr) per acquistare il primo container.
"Le previsioni erano di fare partire il container ai primi di giugno: il materiale, infatti, impiega circa un mese per arrivare in Congo – spiega Paola Paon della Ussl 22 -. Tuttavia, in previsione delle tensioni sociali che potrebbero svilupparsi nel Paese a seguito del rinvio delle prime elezioni democratiche, inizialmente previste il 30 giugno, Chiara Castellani ha consigliato di ritardare la spedizione". Nel timore di nuovi scontri, in Congo la situazione è incandescente: "Oggi è rischioso anche spedire medicinali - dice Marescotti -: ma a Kimbau ci sarebbe bisogno di tutto. Chiara Castellani ha raccontato che, durante il suo ultimo intervento chirurgico, ha finito persino il filo di sutura". Chiara Castellani sta cercando di far rinascere l'ospedale di Kimbau, unico presidio per difendere la salute e la vita di centomila persone in un'area dimenticata della savana congolese, grande quanto la Svizzera. Un'esperienza che il medico italiano ha descritto nel libro "Una lampada per Kimbau" (Mondadori).
Per effettuare un versamento a favore dell'ospedale di Kimbau è possibile utilizzare il conto corrente postale 13403746 intestato ad Associazione PeaceLink. Segnalando il proprio versamento a volontari@peacelink.it sarà possibile monitorare il flusso degli aiuti. Il 50% del versamento servirà a sostenere l'infrastruttura tecnica di PeaceLink. L'ospedale di Chiara Castellani si può aiutare anche versando il proprio contributo sul conto corrente postale dell'Aifo n. 7484 (causale "Kimbau container") e avvisando dell'avvenuto versamento con un messaggio a: simona.venturoli@aifo.it . (ar)
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