Il sogno di Aimee si avvera
Aimée è un'orfanella zoppa di Kimbau che, per aiutare la sua famiglia, lavora come aiuto-farmacista all'ospedale di Kimbau. L'operazione che doveva permetterle di avere due gambe della stessa lunghezza e di camminare senza zoppicare molto visibilmente era solo un bel sogno.
Nessuno aveva accettato di finanziare quello che dall'Europa sembrava quasi un capriccio: perchè 8.000 Franchi Belgi, oggi 200 Euro, per una sola persona? Occorre aiutare la collettività, non i singoli!
Aimée non è stata sempre zoppa: alla nascita era una bella bambina normale. Ricorda ancora il giorno che la iniettarono con del chinino perchè aveva la febbre, e dopo l'iniezione non riuscì più a camminare. Per una donna Yaka è un'onta non riuscire a camminare, e Aimée ha cercato di imparare una seconda volta, ma prezzo di un notevole ed antiestetico sforzo, spingendosi con la punta del piede destro anchilosato fino ad avanzare di una ventina di centimetri e quindi cercando di appoggiarsi su una gamba contratta a causa della retrazione tendinea. Perché la donna Yaka che zoppica sa già che non può sposarsi "perché è zoppa", la sua tradizione vuole che muoia di parto, nessun marito Yaka potrà mai accettare in matrimonio una donna zoppa, perchè una donna zoppa non può partorire, sarebbe "tentare Dio", anche in epoca di tagli cesarei. Non potrà mai diventare madre "perché è zoppa".
L'adolescente Aimée chiede di entrare in convento: lo fa in buona fede e non "perché è zoppa". Piuttosto lei pensa di avere la vocazione alla vita religiosa, che sembra attrarla, non sembra rendersi conto che il convento forse è una scappatoia per fuggire al suo difetto fisico. La accettano come Postulante fra le Carmelitas, ma poi ci ripensano e alla vigilia dei voti la rimandano a casa "perché è zoppa".
Quando la conosco, nel 1992, Aimée è già stata rifiutata in due conventi da due differenti congregazioni "perché è zoppa", ed adesso non sembra trovare un cammino per la sua ancor giovane esistenza, non ha più nè una casa né un lavoro. E allora decido di prenderla in casa mia, diventa "la mia sorellina Aimée", e insisto per farla assumere come aiuto farmacista. All'inizio non l'accettano. Secondo la titolare della farmacia Aimée non può riuscire a svolgere adeguatamente quel lavoro "perché è zoppa". Infatti Aimée è un po' troppo lenta. Però è precisa, attenta ai bisogni dei malati, che stravedono per lei. Ed è onesta fino alla radice dei capelli. Nella farmacia non girano solo farmaci ma anche soldi; l'ospedale si autofinanzia con le entrate della farmacia, ma dalle sue mani non sparisce un centesimo. Alla fine la titolare della farmacia stravede per lei.
Nel 1992 l'incidente che mi priva del braccio destro sembra separarmi per sempre dalla mia sorellina Aimèe: saranno gli amici che mi scriveranno in ospedale in Italia a farmi sapere che ha pianto di scoraggiamento per giorni. E piangerà di gioia al mio ritorno, più di un anno dopo. Nel 1994 Aimée mi accompagna a Kinshasa per aiutarmi nell'acquisto dei farmaci, e io l'accompagno dal mio amico Dr. Nkongolo, Ortopedico, quello che mi ha salvato la vita: "Dr. Nkongolo, si può fare qualcosa?". Si può, ma l'operazione costa cara, i soldi io non li ho, lei nemmeno. E l'operazione rimane il NOSTRO SOGNO NEL CASSETTO.
Lavoriamo assieme, per anni, e spesso scopro la mia sorellina Aimée che coccola i bambini della pediatria e i neonati della maternità, sapendo che mai avrebbe avuto un figlio suo... Perchè non ti sposi, Aimèe? Scuote la testa, risponde "e con chi?" e ancora "a meno di concepire fuori dal matrimonio!"
Poi arriva a Kimbau Mario Menegozzo di Santorso di Vicenza. Aimée, che lui chiama "la farmacista" anche se è una semplice inserviente, gli è simpatica con il suo timido sorriso. Mario pensa bene di portare una sua foto al farmacista di Santorso di cui lei poi non ricorderà nemmeno più il nome. Ma il farmacista Bressan non ha certo dimenticato il nome della piccola Aimée Lufu, e quando Mario torna in Congo una seconda, una terza volta, chiede di portargli la foto del piede deformato di Aimèe. Cosa se ne fa il dott. Bressan della foto di un piede? Dapprima cerca di farle adattare delle scarpe ortopediche, ma Aimée non le accetta: le fanno male e le sembra nell'indossarle di sottolineare il suo difetto.
Poi un giorno il Dott. Bressan riesce a radunare i soldi per l'operazione. Sono 200 euro in una busta con sopra scritto "Farmacia Bressan Santorso", in pezzi da 5 Euro e anche da 1 Euro raccolti un po' alla volta nella boccia di vetro davanti alla foto del volto dolce e sorridente e del piede deforme di Aimée. Mario li porta in Congo trionfante come se avesse ottenuto il finanziamento di un progetto della Cooperazione Italiana. Forse ha capito che sta finanziando il progetto di una vita.
Nel frattempo Aimée ha iniziato a studiare alla scuola infermieri di Kenge con una borsa di studio della Fondazione Rita Levi Montalcini, che raccoglie offerte per far studiare le donne africane orfane dei genitori come lei. C'è uno studente dell'ultimo anno di nome Anaclet che l'attrae, ma lui non se la "fila" per niente, con tutte le belle studentesse che ci sono all'Università...
Quando Aimé riceve i soldi nella busta non ci pensa due volte: interrompe gli studi (ci sarà tempo dopo... vero prof. Rita che continuerete ad aiutarla ancora?) e parte. Va dal dr. Nkongolo, al Centro degli Handicappati Fisici di Kinshasa. Dopo l'operazione proverà atroci dolori al piede, fino a chiedersi se ne valeva la pena, se non era meglio prima. Corro a Kinshasa temendo complicazioni dell'intervento, il dr. Nkongolo ci tranquillizza, è solo questione di tempo. Intanto il dott. Bressan chiede un'altra foto, di Aimée Lufu operata e finalmente in posizione eretta.
Paolo l'aveva fotografata a Kinshasa subito dopo l'operazione, ma non so come mai la sua foto non è mai arrivata fra le mani del dott. Bressan!
Io a causa del mio handicap fisico non riesco più a fotografare, anche Paolo non ha più la macchina fotografica perché gliel'hanno rubata! Ma poi è arrivato qui a Kimbau il giornalista Giovanni Porzio, che mi ha regalato una magnifica macchina fotografica digitale che mi permette di fare foto con una sola mano e finalmente stavolta mandiamo in Italia Aimée in una foto recente, DOPO L'OPERAZIONE ALLA GAMBA, ma non soltanto. Perché c'è una bellissima novità, una vera STORIA A LIETO FINE.
La mia sorellina Aimée Lufu, che alcun marito Yaka poteva accettare in matrimonio "perché è zoppa", la mia sorellina Aimée che è stata rifiutata in due conventi da due differenti conventi "perché è zoppa", la mia sorellina Aimée che coccolava tutti i bambini della pediatria e tutti i neonati della maternità, sapendo che mai avrebbe avuto un figlio suo "perché è zoppa"... ha partorito per via vaginale una bellissima bambina di 3 chili di nome Divine. E suo marito, l'infermiere Anaclet, stravede per lei e per la bambina!
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