Strade franate, 137 chilometri di percorso "impossibile"
7/9/05 mercoledì
Questa mattina dopo un breve incontro con Chiara abbiamo deciso di andare a controllare chi stava lavorando nel cantiere e dopo aver portato Chiara in Ospedale abbiamo io e Paolo proseguito per il cantiere. Abbiamo visto gli operai che lavoravano sulla strada della centrale e abbiamo controllato la contabilità che sembrava regolare; il 5 settembre c’erano 25 operai; lavorano 7,5 ore al giorno e al sabato 5,5 ore. Ho anticipato all'ing. Kahungu che nel pomeriggio gli avrei fatto firmare l’accordo per il controllo delle attività di cantiere. L’accordo che ho predisposto (ma che ho concordato con Chiara) prevede che l’ing. Kahungu comunichi tramite e-mail ad Aifo con cadenza settimanale: lavori eseguiti, materiali necessari anticipando le esigenze onde evitare ritardi, problemi sorti durante i lavori e sue assenze e motivo. Il Sig. Odon, capo degli operai, invierà sempre settimanalmente l’elenco degli operai presenti in cantiere e le ore lavorate giorno per giorno. Tutto ciò che sarà inviato ad Aifo dovrà essere approvato dalla Chiara.
Ho chiesto all'Ing. Kahungu, fra le prime cose da fare, di costruire un tetto provvisorio al locale turbina-alternatore stante la imminente stagione delle piogge. Nel pomeriggio, dopo la firma del documento, ho consegnato agli interessati copia del documento. L’ing. Kahungu mi ha consegnato un elenco dettagliato dei lavori a fare, dei materiali necessari per proseguire e del denaro necessario, pronta cassa, per acquistare in loco la ghiaia ecc. La ghiaia viene ricavata da pezzi di roccia spezzandola a martellate. In un giorno 5 operai riescono a produrre una carriola di ghiaia.
A mezzogiorno siamo andati, ospiti, dalle suore diocesane che hanno il convento vicino alla parrocchia. Il pranzo è stato ottimo (non so come funziona ma hanno un frigo a petrolio) Se dovessi ritornare la prima cosa che farei sarebbe quella di trovare un frigo a gas o a petrolio. Ho provato a mangiare le Scenill (i bruchi), non sono nulla di eccezionale e forse riempiono solo la pancia come il Fufu.
8/9/05 giovedì
Oggi siamo partiti da Kimbau per ritornare a Kenge. Questa mattina ho apprezzato in modo particolare le capacità logistiche e la coerenza di Paolo Moro. Se davamo ascolto alle varie persona che dovevano venire con noi per il ritorno a Kenge forse un Tir non sarebbe stato sufficiente. Abbè Cirill doveva portare 6 sacchi di Scenill (i bruchi) e una capra; l’AG Tietia (AG qui è come il nostro ragioniere) oltre ai bagagli un’altra capra ecc. ecc. A quel punto Paolo non ha più guardato in faccia a nessuno. Ha deciso che l’ammalata e l’accompagnatore che dovevamo portare a Kinshasa avevano la precedenza poi ha contato i posti e mano a mano siamo saliti in 7, non una persona di più non una di meno con il proprio bagaglio senza sforzare l’auto come fanno qui che vengono caricate fino all’inverosimile.
Finalmente alle 11.30 siamo partiti per Kenge dove siamo arrivati verso le 16. Appena arrivati io sono stato colpito da violenti dolori addominali con le conseguenze del caso. Vista la situazione e gli impegni ancora da svolgere abbiamo deciso di rimandare di un giorno il rientro a Kinshasa. L’occasione mi ha permesso di conoscere l’Abbè Nicolas, parroco della cattedrale. E’ un olandese che vive a Kenge dal 1953. Oltre ad essere una figura carismatica è un piccolo imprenditore: vende le carte telefoniche ricaricabili, fa fotocopie e fax, è l’unico per quello che ho visto ad avere un’antenna satellitare ecc.
9/9/05 venerdì
Questa mattina, dopo aver verificato il gruppo elettrogeno dell’Abbe Singa, io e Paolo siamo andati dal signor Tanfumu che mi ha consegnato le ricevute e i riepilogativi del Progetto Scuola da portare in Italia. Successivamente siamo andati all’ospedale ad incontrare il Direttore Sanitario Dott. Pierre per avere, come concordato nella nostra precedente visita, le piante aggiornate dei locali dove dovrebbe essere posta provvisoriamente la radiologica 2 proveniente da Adria. Purtroppo durante la settimana hanno cambiato idea e propongono locali asfittici e, a mio avviso, inadeguati per il servizio radiologia. Abbiamo avuto la netta sensazione che vogliano puntare ad avere una nuova sala radiologia saltando la fase provvisoria quando ancora non ci sono nemmeno i fondi per questa prima fase. Siamo rimasti d’accordo che il giorno 19 ci sarà a Kenge la Chiara e con Paolo definiranno tempi e dove ubicare le radiologiche che stanno arrivando nel container.
Ci sono delle novità sul fronte trasporti. Il camion partito 7 giorni fa da Kinshasa, con parte dei materiali elettrici del container e il cemento che doveva impiegare 3 giorni per arrivare a Kimbau, è fermo a metà strada fra Kinshasa e Bankana dove la strada è ottima (figuriamoci quando affronterà le piste sabbiose di Kenge). Il camion fermo dopo Kenge (con carburanti e cemento e partito da Kinshasa 20-30 giorni fa) è ancora fermo. Il trasportatore pensa di risolvere la cosa nel giro di 4-5 giorni. Se ciò non fosse possibile sarà necessario trasbordare i materiali a bordo con un costo aggiuntivo preventivato di circa 1500 dollari.
Alle 7.00, strapieni come al solito, con i nostri 3 puzzolenti sacchi di Scenill secche, siamo partiti per Kinshasa. Nella notte è piovuto e ciò ha reso ancora più duro il ritorno con impantanamenti, frane, ecc. che credevo di non arrivare più. Finalmente dopo 10 ore siamo giunti sani e salvi a Kinshasa, vista come un miraggio. A chi può interessare: il tratto "impossibile" da percorrere - ossia dove non ci sono più strade perché franate, ecc. - è lungo esattamente 137 chilometri mentre tutto il percorso è 276 chilometri.
Durante il percorso ci siamo fermati presso la Missione di Zongo, gestita da Padre Antonio.
Questo padre italiano nativo di Castellana Grotte (e che è a Zongo da oltre 20 anni) ha ideato e costruito una ruota simile a quella dei mulini ad acqua ma che aziona, attraverso una serie di pulegge, una pompa a pistoni che solleva l’acqua dal fiume che percorre la vallata. Anche a Zongo esiste un “albero della parola”, come li chiamano qui: solendovi sopra con il cellulare si riesce a telefonare.
11/9/05 domenica
Questa mattina mi è venuto a prendere Flavio, il volontario di cui ho parlato la prima domenica che sono stato in Congo, e presso l’Opera Pia Don Guanella abbiamo assistito alla messa degli italiani. Ogni 2° domenica del mese gli italiani presenti a Kinshasa si incontrano per la messa e per un breve rinfresco.
Successivamente parlando con Flavio di cooperazione mi ha raccontato alcuni episodi di ragazzi di strada, di cui sua moglie si interessa, e del degrado morale e fisico che incontrano questi ragazzi e ragazze che li porta a vivere al massimo fino a 30 anni. Un fisico violentato, abbruttito dalle peggiori bassezze e dal modo di vivere, non riesce a sopportare anche le più semplici malattie. Mi ha pure raccontato che uno dei due carceri di Kinshasa che sopporterebbe al massimo una popolazione di 800 carcerati ne deve ospitare più di 3.200 in un intreccio di potere e violenze che fanno rabbrividire.
12/9/05 lunedì
Alla presenza di Paolo ho incontrato Abbè Avelin e ho ritirato le ultime fatture e pezze d’appoggio.
Abbiamo parlato della situazione e abbiamo concordato che è necessario cambiare gli autotrasportatori perché di tre camion partiti nell’ultimo mese nessuno è ancora giunto a Kimbau.
13/9/09 martedì
Questa mattina ho portato le valigie all’Air France così questa sera in aeroporto non dovrò sopportare l’assalto dei facchini e ho acquistato alcuni souvenir al mercato. Ho salutato mons. Mudiso e ci siamo promessi di rivederci in Italia.
Parto con tanta nostalgia nel cuore ma felice perché potrò rivedere le mie nipoti e le mie figlie.
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