Kimbau

Una serata di impegno e di emozioni

Persone che credono nella vita

E' riuscita a farci vedere un mondo a noi sconosciuto pieno di dolore e povertà, un mondo lontano che non ci tocca e che vorremmo non ci toccasse, anche se non lo diciamo mai.
8 gennaio 2005
Lorenzo Agosta

E' una donna molto umile, piccola, con una voce appena udibile, ma con poche parole è riuscita a turbare e a colpire l’animo di ogni persona che si trovava quel giorno in quella sala. Io ero andato lì per divertimento e con spirito non curante, ma ne sono uscito profondamente scosso. E’ una donna che, dopo aver studiato medicina, è voluta diventare missionaria per aiutare a partorire le donne dei paesi più poveri. Ma allora non si rendeva conto della realtà del paese in cui stava andando. Infatti in Congo, si è trovata in un paese in guerra, una guerra che stava distruggendo il paese stesso e le persone che ci abitavano, per le quali il problema maggiore non era il parto, ma la perdita di braccia e gambe. Infatti ci ha raccontato di quante volte a causa delle mine sia stata costretta ad amputare. Ci ha parlato di molte vicende causate dalle guerre orribili e spietate. In questo paese non c’è niente di ciò che abbiamo noi; ci ha raccontato di come molte persone, a causa della mancanza di trasporti, quando perdono una gamba su qualche mina, vengono raggiunti dalla cancrena prima di poter raggiungere l’ospedale e quindi i medici sono costretti ad amputarla quasi tutta. Ci ha raccontato anche che la scarsa quantità di medicinali adeguati per malattie da noi inesistenti provoca la morte e tutto perché noi che abbiamo i medicinali giusti non ne produciamo visto che noi non ne abbiamo bisogno. Nelle sue parole però oltre al dolore e alla preoccupazione risaltavano la speranza e la gioia per quello che ogni giorno fa e l’impegno da lei messo in questo lavoro. Con il suo operato è riuscita ad ottenere molte cose tra cui appunto il fatto della produzione dei medicinali e proprio per questo impegno è stata nominata “donna dell’anno”. Le sue parole fioche ma profonde hanno turbato me e tutti gli altri presenti quella sera, riuscendo ad ottenere un silenzio profondo che era il frutto di dolore, riflessione, incapacità di reagire di fronte a tutto questo, ma secondo me anche di fastidio. Infatti Chiara Castellani è riuscita a farci vedere un mondo a noi sconosciuto pieno di dolore e povertà, un mondo lontano che non ci tocca e che vorremmo non ci toccasse, anche se non lo diciamo mai. Chi vorrebbe vivere i problemi, le disgrazie e le “brutture” di quei posti? Nessuno. Ma in quei posti tanto brutti, ci sono persone diverse da noi, che la felicità se la creano con poco, magari ballando la sera intorno al fuoco, uomini pieni di speranza che non conoscono la società corrotta, consumistica e competitiva. Uomini che credono che la vita sia un bene così prezioso e speciale che si chiedono con quale coraggio certe volte qualcuno di noi arrivi a togliersela con le proprie mani.

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