Campagna Kossovo

KOSSOVO
responsabilità della Comunità Internazionale nella degenerazione del conflitto e urgenze per una soluzione pacifica

documento della Campagna Kossovo

in occasione degli incontri di Rambouillet

· La Comunità Internazionale ha gravi responsabilità per non essersi occupata adeguatamente di prevenire quanto sta avvenendo nel Kossovo dall'inizio del conflitto armato che sta provocando migliaia di morti, la distruzione di interi villaggi, la fuga di centinaia di migliaia di profughi, la morte per assideramento di bambini ed anziani.
· La Comunità Internazionale infatti, per interessarsi realmente dei problemi di questa zona ha aspettato che la volontà della popolazione albanese del Kossovo di lottare con la non violenza per i suoi diritti cominciasse a esaurirsi ed iniziasse la risposta armata ; che il flusso dei profughi della guerra verso i paesi europei mettesse in crisi la loro politica di reinviare nella zona di provenienza i già molti profughi che da questa area erano scappati nei tempi precedenti ; che la decisione di Schengen chiudesse sostanzialmente l'Europa alle popolazioni straniere.
· Sono caduti in un vuoto irresponsabile i ripetuti appelli fatti dal 1992 ad oggi dalle Organizzazioni Non Governative che si sono occupate dei problemi di questa zona perché si prevenisse l'esplosione del conflitto armato, perché si inviassero nell'area corpi non armati esperti in non violenza e mediazione dei conflitti prima che questo scoppiasse, o perché si organizzasse in tempo una conferenza internazionale che si occupasse dei problemi di questa area.
· Inoltre da quando recentemente ha deciso di interessarsi del problema, la Comunità Internazionale e il Gruppo di Contatto da questa organizzato, hanno portato avanti un comportamento che si può definire a buona ragione schizofrenico : da una parte un atteggiamento estremamente compiacente nei riguardi di Milosevic e del suo regime, per non mettere in crisi la sua leadership considerata insostituibile e salvare gli affari che molti paesi europei ed anche extra europei avevano cominciato ad intrecciare con la neo-Jugoslavia ; dall'altra la continua minaccia di bombardamenti o di interventi militari punitivi per risolvere con la violenza il problema e ristabilire la pace. Ambedue questi comportamenti sono contraddittori e controproducenti.
· Finalmente, ma con grosso ritardo, il Gruppo di Contatto ha deciso di organizzare una Conferenza Internazionale per trovare una soluzione pacifica a questa crisi che rischia di far esplodere tutto il Sud dei Balcani. In questa Conferenza è opportuno che gli Stati membri del Gruppo di Contatto e tutti quelli che partecipano alla Conferenza (ma sarebbe auspicabile che partecipassero ufficialmente anche le Nazioni Unite che vengono spesso colpevolmente messe da parte per compiacere la volontà di potenza degli USA), tengano presente le seguenti importanti urgenze :
1. La legislazione internazionale prevede che i diritti costituzionalmente riconosciuti vengano ripristinati appena superata la crisi, qualora per ragioni varie siano stati eliminati. Ci sono numerosissime prove che l'eliminazione del 1989 dei diritti che riconoscevano al Kossovo uno statuto di componente federale alla pari (unica differenza 20 invece che 30 rappresentanti nella Camera dei Popoli) degli altri stati federati (Serbia, Croazia, Slovenia, Bosnia, Macedonia, Montenegro) è stata fatta con la violenza (carri armati circondavano il Parlamento del Kossovo ) e la frode (hanno partecipato al voto persone non autorizzate, ed i voti -in realtà solo una minoranza ha votato a favore- non sono stati contati nemmeno. La Corte Costituzionale del Kossovo, per queste ragioni, ha considerato non valido il voto e, per tutta risposta, la stessa è stata soppressa con tutti gli organi di autogoverno. Per una soluzione pacifica del conflitto è indispensabile che tali diritti, revocati anticostituzionalmente, vengano ripristinati come primo momento in un accordo tra le parti, da raggiungere con una mediazione internazionale mutualmente accettata.
2. Alla luce di quanto avvenuto finora questa mediazione deve essere reale, e i mediatori destinati devono partecipare effettivamente a tutti i momenti della discussione tra le due parti. E' del tutto inaccettabile la pretesa del governo serbo di portare aventi il dialogo direttamente con la controparte albanese relegando la presenza dei mediatori internazionali alla soglia della porta dei colloqui, come è sostanzialmente avvenuto fino a questo momento.
3. L'autonomia di cui parla il Gruppo di Contatto come soluzione temporanea al problema del Kossovo, per quanto detto prima, non dovrebbe essere minore di quella goduta grazie alla Costituzione del 1974 ed inoltre, date le negative esperienze della convivenza a due, dovrebbe essere almeno per un certo periodo internazionalmente protetta. Un modello possibile potrebbe essere quello delle isole Aland nel Mar Baltico che, per accordi internazionali mediati e protetti dalla allora Lega delle Nazioni, riconosce a queste isole uno status di neutralità e di smilitarizzazione.
4. Per questo, nel caso di un accordo positivo delle due parti in questa direzione, la presenza degli osservatori non armati dell'OSCE deve superare di gran lunga l'entità minima prevista delle 2000 unità e deve comprendere al suo interno non solo militari disarmati ma anche elementi della società civile e delle Organizzazioni Non Governative esperti in protezione dei diritti umani, in mediazione dei conflitti, nelle lotte non violente e nella risoluzione non violenta delle controversie. Questi dovrebbero stimolare la rapida formazione di gruppi misti di dialogo per garantire il mantenimento della pace.
5. Nel caso di non accordo, piuttosto che pensare a bombardamenti aerei o di missili dalle navi, che rischiano di uccidere non solo i combattenti armati delle due parti, ma anche la popolazione civile, vittima della guerra, ed essere perciò controproducenti, si deve pensare a spedire sia all'interno del Kossovo, sia alla frontiera tra Albania e Kossovo un corpo di Caschi Blu dell'ONU di adeguata entità (non simbolico) : il primo per interporsi tra le due parti in conflitto, interrompere i combattimenti ed aprire spazi per un negoziato ; il secondo per impedire il rifornimento di armi alla componente armata della resistenza albanese (UCK).

Sulla base della nostra lunga esperienza di lavoro nel Kossovo
· per prevenire l'esplosione del conflitto armato (purtroppo inascoltati)
· per una ricerca della riapertura del dialogo tra le due parti
· per trovare una soluzione non violenta al conflitto in atto
proponiamo al Gruppo di Contatto e a tutti i partecipanti alla Conferenza di Pace queste indicazioni essenziali.

Bologna, 6 febbraio 1999
 
CAMPAGNA PER UNA SOLUZIONE NON VIOLENTA IN KOSSOVO
(Campagna Kossovo)
 
Attività della Campagna Kossovo 1993-1999

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