Latina

Dieci ragioni per respingere il Trattato di Libero Commercio Stati Uniti-Centroamerica-Repubblica Dominicana (Cafta)

Tre paesi centroamericani (Salvador, Honduras e Guatemala) hanno già votato a favore del CAFTA.
23 marzo 2005
Orlando Núñez Soto

Tre paesi centroamericani (Salvador, Honduras e Guatemala) hanno già votato a favore del CAFTA. Non la gente, ma i deputati. Nessun governo ha pensato di indire una Consulta Popolare per sapere cosa la gente ne pensa di questo trattato. Dopo le feste pasquali, sarà il turno del Nicaragua che si destreggia tra un governo apertamente schierato a favore del trattato e una classe politica ambigua, che non ha ancora deciso cosa fare veramente.

La cosa più probabile è che il Cafta venga approvato. Da qui lo sforzo che molte organizzazioni della società civile stanno facendo per coinvolgere la popolazione nella protesta, ma per ora le reazioni non sono proporzionate al danno che questo trattato provocherà proprio ai settori più poveri. (GT)

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1. Il denominato Tlc o Cafta (Trattato di Libero Commercio tra gli Stati Uniti ed America Centrale), non è di libero commercio, bensì tutto il contrario, perché le transazioni commerciali saranno regolate da leggi di obbligatorio compimento, dicendo addio alla vecchia e famosa libera competenza del mercato.
Non c'è libera circolazione di merci, né di lavoratori centroamericani verso gli Stati Uniti, solo di statunitensi verso l'America Centrale. L'uguaglianza del trattato commerciale è come quella che esiste tra una tigre libera ed un asino legato.
E che cosa proponiamo in cambio, ci domandano i servitori di Washington? Proponiamo libero commercio che ci permetta di inviare tutto il formaggio, la carne, lo zucchero e tutta la manodopera che vogliamo, come loro c'inviano tutta la loro Coca Cola e tutti i loro cellulari.

2. Il Tlc non può essere discusso dai nostri deputati per emendarlo, perché il governo nordamericano ha deciso che deve essere accettato o respinto e se si respinge saremo bloccati commercialmente e finanziariamente o accusati di terrorismo.
La consultazione che ha fatto il governo nicaraguense non è stata molto di più di un piano di pubblicità pagato con le nostre imposte, per convincerci della convenienza di lasciarci attirare dalla concorrenza commerciale.
Il Tlc non è altro che il culmine di un'apertura commerciale unilaterale che è incominciata con le misure fondomonetariste.

3. Il Tlc distruggerà l'economia contadina e la sovranità alimentare, come sta succedendo in tutta l'America Latina, dove i prodotti agricoli che noi produciamo (latte e derivati, mais, riso, carne, uova, frutte, verdure, etc) sono introdotti in un primo momento a prezzi minori, direttamente o attraverso il resto dei paesi centroamericani, distruggendo e sostituendo così la produzione interna di alimenti dei nostri paesi.
Il Messico per esempio, dopo il trattato commerciale con gli Stati Uniti, ha aumentato l'acquisto dei fagioli proprio dagli Stati Uniti.
Ora il Nicaragua, che ha disposto sempre di alimenti prodotti dai suoi contadini, spende più di 300 milioni di dollari per comprare gli stessi alimenti che produceva prima, spesa equivalente al 40 per cento delle esportazioni nel 2004.

4. Il Tlc permetterà che gli Stati Uniti possano introdurre nei prossimi anni tutti i prodotti agricoli ed industriali che desiderano. Invece il Nicaragua è soggetto a piccolissime quote nei pochi prodotti che potremo esportare ed a forte restrizioni fitosanitarie o incontrollabili ostacoli in concetto di bioterrorismo. |
Per esempio, firmando il Tlc ci permetteranno di vendere 132 mila quintali in più di zucchero, il 3 per cento di tutta la nostra offerta esportabile. Con il formaggio ci permetteranno di vendere 15.620 quintali addizionali, il 4 per cento di tutta la nostra offerta esportabile e per la carne ci permetteranno di vendere 154 mila quintali addizionali, il 24 per cento di tutta la nostra offerta esportabile.
A che cosa serve, allora, produrre per esportare, abbassare i costi, abbassare i prezzi, aumentare la qualità, aumentare la produttività del lavoro e del capitale, essere più competitivi nel mercato mondiale, attenerci alla legge della domanda e dell'offerta, sgravarci unilateralmente, se alla fine sono gli Stati Uniti quelli che regolano il commercio, sovvenzionano i loro produttori, ci chiudono le frontiere, aumentano i loro dazi, c'impongono quote e monopoli ed alla fine, ci multeranno quando i nostri prodotti, come noi, verranno tacciati di bioterrorismo?

5. Il Tlc finirà di smantellare il sistema doganale nicaraguense, perché lo sgravio doganale tra il 1990 e il 2004 è stato quasi totale, scendendo dal 45 per cento al 5 per cento di media, con il conseguente danno alle nostre riscossioni fiscali, la mancanza di protezione al produttore e lo smantellamento della nostra economia. (**)
Tutto questo vuole dire che il capitale nazionale e la piccola industria dovranno abbandonare per sempre l'idea d'industrializzazione, perché non potremo mai sopportare la concorrenza con un impero che protegge in modo esagerato i propri produttori, mentre noi abbandoniamo totalmente i nostri (impresari e contadini), aumentiamo loro le imposte, togliamo loro il credito, li priviamo di infrastruttura economica e neghiamo loro i servizi sociali.
Che farsa quella dei negoziatori del Cafta quando dicono che il gallopinto (piatto tipico nicaraguense a base di riso e fagioli) sarà protetto con imposte e limiti all'importazione, se già i dazi per tutti quei prodotti sono insignificanti, se già il mais giallo gringo sta soppiantando i nostri produttori di sorgo, se il mais bianco, prima che gli si permetta di entrare libero da un già ridicolo 10 per cento di imposta, sta entrando sotto forma di farina dal Costa Rica, importato da una multinazionale.

6. Il Tlc arricchirà ancora di più, non solamente le corporazioni nordamericane, ma anche un'élite di grandi produttori e commercianti nicaraguensi che fino ad ora sono stati i maggiori beneficiati dalle negoziazioni del Cafta e che hanno avuto una grande incidenza sulle considerazioni dei nostri deputati per approvare il trattato.
Per esempio, la piccola quota di 132 mila quintali in più di zucchero che ci compreranno gli Stati Uniti, servirà per aumentare i guadagni delle famiglia Pellas (la più ricca del paese), mentre i consumatori nicaraguensi continueranno a comprare internamente lo zucchero a un prezzo molto più caro di quello quotato nel mercato mondiale.
Sarebbe auspicabile che almeno il guadagno prodotto dell'aumento della quota si distribuisse tra tutti i nicaraguensi.
Uno dei settori più favoriti saranno le imprese di zona franca, che attualmente non pagano nessuna imposta. Con il Tlc gli imprenditori stranieri potranno importare, senza pagare imposte, maggiori quantità di tessuti dai loro paesi (Corea o Taiwan), lavorarli ed esportarli negli Stati Uniti liberi da imposte.

7. Il Tlc stabilirà per sempre, in modo definitivo, la proprietà intellettuale per brevettare ed avere il monopolio di vendita di qualunque prodotto del nostro ambiente e natura, impedendo ai nicaraguensi di utilizzare liberamente i semi o qualunque altro prodotto generato dalla biodiversità del territorio nazionale.
Questo ci obbligherà a dover pagare e consumare i semi manipolati geneticamente (transgenici) e coltivati negli Stati Uniti e dannosi per il suolo e la salute umana.
Il trattato implica che lo stato nicaraguense non potrà intromettersi nei commerci di una corporazione, pena il rischio di essere denunciato e multato, non importando se questa corporazione inquinerà e distruggerà l'ecosistema.

8. Il Tlc impedirà che i nostri laboratori elaborino e vendano medicine generiche i cui componenti si trovano disponibili sul mercato per la loro combinazione, obbligandoci a proteggere e consumare a prezzi maggiori le marche brevettate dalle corporazioni multinazionali.
La conseguenza sarà che la gente dovrà comprare le stesse medicine di sempre, ma a prezzi esorbitanti.

9. Il Tlc non è il garante dell'investimento straniero, perché esso è sempre arrivato in Nicaragua già da cinquecento anni fa.
Non ha nemmeno garantito il benessere della maggioranza dei nicaraguensi.
Il capitale straniero delle maquilas che arriva in Nicaragua lo fa per il basso costo della manodopera nicaraguense.
Per esempio, negli Stati Uniti una donna guadagna 8 dollari all'ora facendo la stessa cosa che fanno le nostre donne maquileras, in Messico guadagnano 2 dollari, in Costa Rica guadagnano 1.50 dollari, in Cina guadagnano 0.80 centesimi di dollaro, mentre in Nicaragua guadagnano attualmente 0.30 centesimi di dollaro.

10. Il Tlc distruggerà più posti di lavoro di quelli che genererà, come stanno già facendo le imprese straniere.
I posti di lavoro creati dalle maquilas in 15 anni, circa 50 mila, sono insignificanti se li compariamo ai 100 mila nuovi giovani che entrano ogni anno nel mercato a cercare lavoro. Le misure neoliberiste hanno invece espulso dalle campagne e costretto ad emigrare all'estero più di un milione di nicaraguensi.
Per esempio, per ogni posto di lavoro che crea l'impresa MASECA in America Centrale (impresa leader della farina di mais), se ne perdono a migliaia con l'azione di introdurre senza imposte tortillas di farina di mais bianco importato dagli Usa.
Le principali vittime sono i piccoli produttori contadini e le donne che fanno tortillas nelle città.
La disoccupazione colpirà non solo i settori emarginati, ma anche i professionisti in generale. Le imprese e i cittadini nordamericani avranno molti più diritti per stabilirsi in Nicaragua, nel campo dei servizi di telecomunicazioni, servizi finanziari (banche, assicurazioni, borsa, consulenze), distribuzione e vendite, computer, audiovisivi, energia, trasporti e costruzione, servizi di consulenza (ingegneria, architettura, contabilità), pubblicità, servizi digitali, ambiente, etc.

(**) Riduzione dei Dazi sulle importazioni in Nicaragua

1990 2004
% %
Settore Agricolo 31,7 7,1
Alimenti 51,2 9,0
Manufatture 63,7 5,6
Bevande 144,6 10,6
Tabacco 183,0 6,4
Vestiario 105,7 9,9
Calzature 95,1 8,4
Farmaceutica 38,7 0,1
Beni mobili 113,0 9,6

(Foto, introduzione e traduzione Giorgio Trucchi)

Note: traduzione ed introduzione di Giorgio Trucchi
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