Ecuador: l'indipendenza della magistratura minacciata dalle manovre del governo Gutierrez
Le dimissioni del Ministro dell'Interno, il sesto in appena due anni, hanno dato il segnale che in Ecuador la situazione è sul punto di precipitare. Ledesma, che si era dichiarato favorevole ad un dialogo con i movimenti sociali, ha rassegnato le dimissioni dopo appena un mese a causa dei contrasti con il Presidente Gutierrez, ma la cosa preoccupante è che il sostituto Oscar Ayerve è molto vicino al capo di stato del paese andino, e difficilmente si adopererà per mantenere una trattativa con le opposizioni.
Queste dimissioni mettono ancora una volta in evidenza le scarse capacità del governo Gutierrez di saper governare un paese in cui l'opposizione è aumentata costantemente a partire dal tradimento del Presidente nei confronti dei movimenti indigeni (in particolare Conaie e Pachakutik), che inizialmente non solo lo avevano spinto al governo, ma addirittura avevano partecipato all'esecutivo con ben due ministri, Nina Pacarì e Luis Macas.
In realtà nel breve volgere di alcuni mesi Gutierrez ha mostrato il suo vero volto alleandosi con i latifondisti, appoggiando il Plan Colombia, e infine concedendo ampia facoltà di manovra alle multinazionali petrolifere, finché i ministri indigeni non sono usciti dal governo e sono iniziate le mobilitazioni della Conaie e delle associazioni ecologiste (Accion Ecologica).
Adesso gli inviati di selvas.org da Quito dicono che in Ecuador è a rischio l'equilibrio democratico sia per le frequenti minacce e intimidazioni contro attivisti in difesa dei diritti umani e rappresentanti dei movimenti sociali, sia per la sostituzione dei giudici del Tribunale Costituzionale con personaggi appartenenti al circolo del Presidente Gutierrez.
Nonostante la denuncia dell'Associazione Permanente per i diritti umani, della Commissione Ecumênica, e del Servizio Pace e Giustizia dell'Ecuador in merito alle intimidazioni e a veri e propri attentati contro il leader della Conaie Leonidas Iza e deputati del Pachakutik, la situazione resta tesa, con la polizia che non si è fatta troppi scrupoli nell'utilizzare lacrimogeni in occasione delle proteste degli ultimi giorni organizzate dagli studenti e dai movimenti.
Il mancato rispetto delle più elementari regole della democrazia da parte del governo Gutierrez ha spinto la Piattaforma Latinoamericana dei Diritti Umani ad organizzare una missione in Ecuador per la fine del mese a cui parteciperanno Adolfo Perez Esquivel e Rigoberta Menchù, mentre, secondo le indiscrezioni di cui sono venuti a conoscenza gli inviati di Selvas, sembra che l'ex presidente ecuadoriano Bucaram (su cui pende una condanna per corruzione) abbia ottenuto dalla Corte Costituzionale l'autorizzazione per ritornare nel suo paese. E proprio sul potere giudiziario Gutierrez sta giocando la sua partita per trasformare l'Ecuador in un regime autoritario. Il rischio di veder annullata l'indipendenza della magistratura è stato denunciato sia dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani sia dalla Federazione Nazionale dei Giudici dell'Ecuador, che ha organizzato uno sciopero ad oltranza per sottolineare l'incostituzionalità della Corte Suprema nelle mani di esponenti vicini a Gutierrez.
In questo contesto si inserisce inoltre la sottomissione del governo di Quito alla politica statunitense, che cerca di imporre l'Alca al paese andino nonostante la campagna organizzata fin da gennaio dai movimenti indigeni e contadini per raccogliere un milione di firme contro il trattato di libero di scambio.
Passato il primo momento di shock dovuto al tradimento elettorale di Gutierrez, Conaie e Pachakutik hanno trovato la forza di mobilitarsi di nuovo: che sia in preparazione un nuovo levantamiento?
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