America latina:la morte del Papa riaccende la speranza per la teologia della liberazione
Con la morte del Papa Giovanni Paolo II, nella notte di sabato, si intensificano le speculazioni riguardo il suo successore e, principalmente, su quale sarà il destino della Chiesa Cattolica.
8 aprile 2005
Fonte: Adital
In America Latina, dove sono ospitati più della metà dei cattolici de mondo, il dibattito è ancora più acceso dato che esiste una chiesa fortemente influenzata dalla Teologia della Liberazione, combattuta dal Vaticano di Karol Wojtyla dal 1984.
Sono molte le lodi dedicate a Papa Giovanni Paolo II, ciò nonostante ci sono anche molte critiche ai suoi 26 anni di pontificato.
Prima della discussione nel Collegio Cardinalizio per l'elezione del nuovo Papa, i critici ritengono necessario che la Chiesa Cattolica realizzi un analisi profondo di quello che ha fatto e dove vuole arrivare.
Un papa latinoamericano?
Le manovre preelettorali per l'elezioni del nuovo Papa sono iniziate molto prima della morte di Giovanni Paolo II. Il 21 febbraio sono stati nominati 44 nuovi caredinali, che hanno portato a 185 il numero dei membri del collegio, mentre solo 135 potranno votar avendo meno di 80 anni. Gli elettori sono così distribuiti:65 europei, 16 statunitensi e canadesi, 24 latinoamericani, 13 africani, 13 asiátici 4 dell' Oceanía.
Se la suddivisione fosse per numero di cattolici sarebbe ingiusta, ma è stata fatta così. Quando fu eletto Wojtyla il 25% era composti da italiani, mentre ora , dopo la manovra del Papa, hanno solo 24 elettori, meno del 18%.
Ciò sembra buono per i paesi non europei che hanno la maggioranza nel Collegio e possono dare il trono di Pietro ads un altro Papa straniero. Figurano nella lista nomi forti di latinoamericani, come l'arcivescovo diTegucigalpa, Honduras, Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga; l'arcivescovo di San Paolo, Cláudio Hummes; e i cardinali "romanizzati" amici di Ratzinger e di Ângelo Sodano: il presidente del Consiglio Pontificio della Famiglia, Alfonso López Trujillo; il capo della Congregazione per il culto divino, Jorge Arturo Medina; e il capo della Congregazione del Clero, Darío Castrillón Hoyos.
Sicuramente, la paura imposta da Giovanni Paolo II verso la Teologia Della Liberazione può turbare i piani.
traduzione dallo spagnolo di Nello Margiotta
Se la suddivisione fosse per numero di cattolici sarebbe ingiusta, ma è stata fatta così. Quando fu eletto Wojtyla il 25% era composti da italiani, mentre ora , dopo la manovra del Papa, hanno solo 24 elettori, meno del 18%.
Ciò sembra buono per i paesi non europei che hanno la maggioranza nel Collegio e possono dare il trono di Pietro ads un altro Papa straniero. Figurano nella lista nomi forti di latinoamericani, come l'arcivescovo diTegucigalpa, Honduras, Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga; l'arcivescovo di San Paolo, Cláudio Hummes; e i cardinali "romanizzati" amici di Ratzinger e di Ângelo Sodano: il presidente del Consiglio Pontificio della Famiglia, Alfonso López Trujillo; il capo della Congregazione per il culto divino, Jorge Arturo Medina; e il capo della Congregazione del Clero, Darío Castrillón Hoyos.
Sicuramente, la paura imposta da Giovanni Paolo II verso la Teologia Della Liberazione può turbare i piani.
traduzione dallo spagnolo di Nello Margiotta
E' necessario rivalutare, fondamentalmente, la centralizzazione del potere della Chiesa a Roma.
Hans Kung, riconosciuto sacerdote e teologo residente in Germania che ha ricevuto da Roma l'interdizione all'insegnamento nel 1995 a causa delle sue severe critiche alla politica del Vaticano, fa una valutazione del pontificato di Giovanni Paolo II come uno dei più contraddittori papati del XX Secolo. Se da una parte aveva dei talenti, come le sue posizioni contro la guerra, la difesa dei diritti umani e il riavvicinamento tra i popoli, aveva, allo stesso tempo, una politica interna conservatrice, totalitaria, che opprimeva tutti quelli che non avevano una politica allineata con Roma. Discriminava le donne, impediva il dialogo interno e allontanava i fedeli non riuscendo a capire i cambiamenti del mondo moderno.
"Il risultato principale di tutto questo è che la Chiesa Cattolica perse la credibilità che godeva sia durante il pontificato di Giovanni XXIII che dopo l'indirizzo dato dal Concilio Vaticano Secondo", scrisse Kung per Der Spiegel, giovedì scorso.
Si sta rinforzando dentro la Chiesa un movimento di ritorno al Concilio, anche con un'ampia partecipazione che si sviluppa in America Latina nella costruzione di un nuovo Concilio Ecumenico. I riformisti difendono i cambi strutturali nella Chiesa Cattolica come per esempio la decentralizzazione del potere di Roma a favore delle chiese locali, nuove forme dell'esercizio del potere più orientato nel promuovere l'unione tra le chiese sorelle e non ad un potere totalitario, a riconoscere e rispettare il pluralismo culturale, accettare le donne nell'esercizio del ministero sacerdotale, sviluppare il dialogo interreligioso e far penetrare il Vangelo nei nuovi mondi.
In questo asse di cambiamento della Chiesa Cattolica si è rafforzata la Teologia della Liberazione, che arrivò ad essere considerata morta dopo gli attacchi fatali a partire dal 1984 quando il Papa Giovanni Paolo II firmò il documento elaborato dal cardinale Ratzinger, dal titolo "Istruzione su alcuni aspetti della teologia della liberazione" dove condanna radicalmente e definitivamente questa teologia. Da allora ci fu una "caccia alle streghe" dei teologi che elaboravano e difendevano quella teologia, molti attribuiscono questo atteggiamento al passato anticomunista di Wojtya, che rifiutava qualunque dottrina che si avvicinassi al marxismo.
Per capire di più sulla Teologia della Liberazione
Il Concilio Vaticano II, l'incontro dei vescovi della Chiesa Cattolica negli anni dal 1962 al 1966, fu convocato dal papa Giovanni XXIII e si chiuse con papa Paolo VI. Fu un tentativo di riforma della Chiesa Cattolica e di riconciliazione con il mondo moderno. In questo Conciio, si difese l'ecumenismo. Nel 1968, durante la II Conferenza dei Vescovi Latino-americani (Celam) furono stabiliti i principi della Teologia della Liberazione, che prese forza in America Latina a partire dal 1971 con la sistematizzazione nel libro del peruviano Gustavo Gutiérrez, Con le Conferenze di Medellin e Puebla, la Chiesa Cattolica predne una posizione preferenziale verso i poveri. Nel 1984 il cardinale Josef Ratzinger, capo della Congregazione della Dottrina della Fede, o ex- Santo Uffizio, scrive un documento, " Istruzione sopra alcuni aspetti della Teologia della Liberazione", contro la Teologia della Liberazione, che fu fatto proprio dal Papa. Da questo momento inzia la persecuzione contro i teologi e i religiosi legati a questa dottrina, con punizioni, divisione delle diocesi per diminuire l'inserimento nella sociatà. Intanto, nel 2003 si riafferma la presenza attiva della Teologia della Liberazione con iniziative di un movimento teso a promuovere un nuovo Concilio e la Conferenza sul Cristianesimo in America Latina e nei Caraibi avenuta a San Paolo.
traduzione dal portoghese di Nello Margiotta
traduzione dal portoghese di Nello Margiotta
Il primo ad avere affrontato la Congregazione della Dottrina della Fede, l'ex-Santo Ufficio, che l'aveva condannato ad un anno di silenzio, è stato il teologo brasiliano Leonardo Boff, che lasciò l'ordine dei Francescani nel 1992. Disse "Il Papa temeva che la Teologia della Liberazione introducesse il marxismo in America Latina e, siccome aveva conosciuto il movimento nella versione stalinista, atea e persecutoria, questo non gli piaceva". Comunque, continua Boff, "... alla fine della sua vita si accorse che la Teologia della Liberazione era quella più adeguata per i poveri. Questa li trasforma in protagonisti della propria liberazione e non più oggetti della carità."
La Teologia della Liberazione , che difende una chiesa vincolata alla lotta contro le ingiustizie sociali a partire dalle comunità ecclesiali di base, fu, nelle decadi del 70 e 80 in America Latina di maggioranza cattolica, il gran motore politico che promosse conquiste importanti nella lotta contro le dittature e la creazione di movimenti politici d'importanza nazionale.
In Brasile, per esempio, frutti delle comunità di base sono il Movimento dei Senza Terra e il Partito dei Lavoratori, del presidente Luis Ignacio Lula da Silva. Ciò nonostante, perse energie agli inizi degli anni novanta con gli attacchi del Vaticano che promosse cambiamenti profondi nell'episcopato, facendo diminuire il potere dei vescovi liberatori. Come per esempio: Pedro Casaldàliga, Paulo Evaristo Arns, Luciano Mendes di Almeida, tra gli altri, e nominando vescovi di linea conservatrice.
Come testimonianza della loro presenza attiva nel 2003, i teologi della liberazione tornarono ad unire le proprie forze ed a scambiare le loro esperienze a partire della "Conferenza sul Cristianesimo nell'America Latina e Caribe - Percorsi, diagnosi, prospettive", che si svolse dal 28 luglio al 1° agosto nella Pontificia Università Cattolica di San Paolo (PUC-SP), in Brasile, riunendo più di 200 teologi di tutto il mondo.
Quest'anno, a Porto Alegre, si svolse il Foro Mondiale della Teologia della Liberazione di proporzioni ancora maggiori. In quest'occasione si discusse la vita in un modo teologicamente impensabile per la curia del Vaticano, come la Teologia Gay e la Teologia della Donna.
Note: Tradotto dallo spagnolo da Alejandra Bariviera per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la
fonte, l'autore e il traduttore.
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