Haiti: molte denunce contro la missione ONU
- 09 aprile 2005
"La situazione ad Haiti è molto critica, il deteriorarsi dello Stato è ad un livello avanzato, il governo ha più una funzione formale che di effettivo comando. Inoltre, ci sono tantissimi problemi congiunti: bande armate di polizia, narcotrafficanti o delinquenti comuni si fronteggiano in scontri a fuoco per le strade"- ha detto Pérez Esquivel, Nobel per la Pace, da Porto Principe.
Esquivel fu premiato con tale carica nel 1980 per la sua lotta contro la violazione dei diritti umani in Argentina, ai tempi dell'ultima dittatura militare (dal1976 al 1983). Il capo dell'organizzazione non governativa Servizio di Pace e Giustizia dirige una missione di 15 organizzazioni della rete continentale Giubileo Sud, che è giunta ad Haiti il 3 aprile con lo scopo di verificare le condizioni di vita della popolazione, il rispetto dei diritti umani e l'efficacia della Missione dell'ONU per la Stabilizzazione di Haiti (Minustah), della quale fa parte un importante contingente sudamericano.
Pérez Esquivel ha assicurato che la delegazione civile, alla quale partecipa anche Nora Cortiñas, la presidente delle Madri Plaza de Mayo - Linea Fundadora, ha rilevato "moltissimi problemi nella zona franca, dove si lavora in condizioni di schiavitù" e "continue violazioni ai diritti umani" in tutto il paese.
Gli attivisti si sono riuniti con organizzazioni umanitarie e associazioni femminili, nonché con il ministro provvisorio Gerard Latortue, che ha negato l'esistenza dei crimini denunciati. Pérez Esquivel ha dichiarato, inoltre, che con il suo gruppo ha visitato delle carceri nelle quali si trovano "più di mille arrestati politici detenuti senza processo".
Quando i delegati hanno intervistato il relatore dell'ONU per i diritti umani ad Haiti, il giurista francese Louis Joinet, questi ha fatto loro presente un quadro molto critico della situazione haitiana. Infatti, essendo attualmente il potere giudiziario impossibilitato ad agire, i politici possono muoversi "in piena impunità".
Di fronte a tale realtà, secondo Pérez Esquivel "ci sono dei dubbi" sulla realizzazione delle elezioni haitiane, previste per ottobre o novembre di quest'anno. "Il governo assicura che il confronto elettorale ci sarà, ma fino ad ora non si è ancora aperto il dialogo con le organizzazioni sociali e politiche. Non sappiamo quello che accadrà da qui a ottobre", ha aggiunto.
E' ormai dal 29 febbraio che Haiti vive in una situazione di caos quando, rovesciato il governo del presidente Jean-Bertrand Aristide, il controllo del territorio è caduto nelle mani di bande armate, costituite da delinquenti ed ex - soldati dell'esercito allo sbando.
La Minustah è attiva da metà dell'anno scorso, quando rilevò le forze statunitensi, francesi e canadesi presenti sul territorio dopo la caduta di Aristide. La dirige il cileno Juan Gabriel Valdez, mentre il comando militare è brasiliano. Molte sono le critiche rivolte contro la gestione del contingente internazionale, dal momento che le truppe armate continuano a controllare il territorio, in un clima di violenza che non accenna a fermarsi.
Dal canto loro, i capi della Minustah negano tali accuse e chiedono che USA, Unione Europea e agenzie finanziarie multilaterali apportino fondi per la ricostruzione di Haiti (il paese più povero di tutto l'emisfero occidentale): senza di essi, assicurano, la pacificazione sarà impossibile.
Pérez Esquivel riconosce il fatto che Haiti non è un altro Iraq, ma la situazione è grave: Haiti verserà in condizioni peggiori se gli Stati Uniti non invieranno le risorse e aumenteranno fame, povertà ed emarginazione sociale. Dei più di 1.000 millioni di dollari promessi dai donatori per finanziare progetti di sviluppo, quasi niente è arrivato nel Paese.
Inoltre, Pérez Esquivel ha reso note denunce di stupri, percosse e torture attribuibili a militari dell'esercito argentino, brasiliano e anche altre nazionalità all'interno della Minustah. Di essa fanno parte 7.400 militari effettivi e corpi di polizia appartenenti a circa 30 Paesi, 7 dei quali sudamericani.
In tutti i casi, le denunce non sono state confermate - ha aggiunto.
Nelle prossime ore, gli attivisti incontreranno il generale brasiliano Augusto Heleno Pereira, comandante delle truppe ONU.
La partecipazione latinoamericana a questa missione militare è stata una decisione controversa. Dopo poche ore dalla fuga (su un aereo americano) dell'ex sacerdote e due volte presidente Aristide, una forza multinazionale capeggiata dagli Stati Uniti occupò il Paese. Aristide disse di essere stato sequestrato dopo essere stato oggetto di "un moderno colpo di stato", patrocinato da USA e Francia.
La Minustah, che rimpiazzò a giugno le truppe che erano sotto il comando degli Stati Uniti d'America, ebbe forti critiche nella relazione, divulgata questo mese, "Mantenere la pace ad Haiti?", elaborata dalla Scuola di Diritto dell'Università statunitense di Harvard e dal Centro di Giustizia Globale brasiliano. Il documento condanna esplicitamente il Brasile per il suo appoggio alla polizia haitiana allo scopo di fermare i membri del partito di Aristide, il Lavalas, invece di proteggere i civili e vegliare sui diritti umani. A ciò, il brasiliano Pereira ha replicato che la relazione non aveva fondamento, pur segnalando che, secondo il mandato conferito alla Minustah dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, secondo l'articolo 7 della Carta del foro mondiale il contingente ha l'autorizzazione al porto d'armi esclusivamente come misura di dissuasione, per cui l'uso della forza è l'ultima risorsa per proteggere la popolazione civile.
La missione presieduta da Pérez Esquivel, al cui interno sono anche rappresentanti di organizzazioni brasiliane, uruguayane, statunitensi e canadesi, ha concluso le sue attività questo venerdi, con una dichiarazione divulgata ad Haiti. Successivamente, gli attivisti elaboreranno un rapporto che presenteranno all'ONU e ai paesi che partecipano alla missione.
Tradotto da Roberta Casillo per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la
fonte,l'autore e il traduttore
Articoli correlati
- Albert, il bollettino quotidiano pacifista
Minacce di morte a chi difende i diritti dei migranti
Il monitoraggio del Consiglio d'Europa il 22 ottobre ha segnalato il clima di odio verso i migranti. A conferma di ciò sono oggi giunte le minacce di morte alla giudice Silvia Albano, presidente di Magistratura Democratica, contraria al trattenimento dei migranti in Albania.24 ottobre 2024 - Redazione PeaceLink - Albert, il bollettino quotidiano pacifista
Chiediamo al presidente della Repubblica di sostenere l'ONU mentre i caschi blu sono sotto attacco
Il silenzio rischia di essere interpretato come un segno di debolezza o, peggio, di complicità tacita. Il nostro Paese non può permettersi di essere complice del fallimento della missione UNIFIL. Se qualcuno deve lasciare la Blue Line, non sono certo i caschi blu: devono essere le forze israeliane.10 ottobre 2024 - Redazione PeaceLink - Albert, il bollettino quotidiano pacifista
I caschi blu italiani sono in pericolo ma il presidente Mattarella rimane in silenzio
L'esercito israeliano ha invaso il Libano e minaccia i caschi blu dell'ONU intimando di andarsene. Fra caschi blu ci sono anche i militari italiani che hanno rifiutato di ritirarsi. Ma sono rimasti soli: neppure la Meloni esprime solidarietà ai caschi blu in pericolo. E il presidente Mattarella?9 ottobre 2024 - Redazione PeaceLink - Albert - bollettino pacifista del 3 ottobre 2024
E' stato vietato al segretario Generale dell'Onu Guterres di entrare in Israele
Ieri il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha dichiarato “persona non grata” il segretario generale dell’ONU António Guterres e gli ha vietato di entrare in Israele.3 ottobre 2024 - Alessandro Marescotti
Sociale.network