Latino-americani, la forte Chiesa dei poveri
E sono consapevoli che la Chiesa universale deve farsi carico, nel XXI secolo, delle enormi questioni sociali che gravano sul Terzo Mondo come del dialogo con la cultura contemporanea e con le diverse religioni per favorire una decisiva convergenza sui temi della pace e della giustizia. È ancora vivo il documento “Ecclesia in America”, portato nel 1999 nel continente latino-americano da Giovanni Paolo, e rimasto in larga parte inattuato per le resistenze politico-economiche delle multinazionali e in particolare degli Stati Uniti. Papa Wojtyla, facendo proprie le istanze dei vescovi latino-americani riuniti in Sinodo nel 1997, affermava che «peccati sociali gridano al cielo perché generano violenza, rompono la pace e l'armonia tra le comunità di una stessa nazione, tra le nazioni e tra le diverse zone del continente». Respingeva la «concezione economicista dell'uomo, che considera il profitto e le leggi del mercato come parametri assoluti a scapito della dignità e del rispetto della persona umana, con l'emarginazione dei più deboli». Problemi rimasti in larga parte aperti. Perciò, il Papa scomparso chiedeva un impegno agli Stati Uniti, la cui popolazione è cresciuta nella fede cattolica grazie all'emigrazione degli ispanici in cerca di lavoro, a cancellare o ridurre il debito estero dei Paesi latino-americani. Richieste ribadite anche nel 2004. Per queste considerazioni, a sostegno che il prossimo Papa sia un latino-americano si sono espressi i presidenti di due repubbliche: il brasiliano Luiz Inàcio Lula, che ha elogiato le qualità umane, pastorali e teologiche del cardinale Claudio Hummes (71 anni), arcivescovo di San Paulo, prestigiosa figura in seno al Collegio cardinalizio e Ricardo Maduro, che ha indicato il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga (63 anni), arcivescovo di Tecucigalpa, come il candidato ideale in quanto, oltre a farsi carico degli immensi problemi sociali del continente, è preparato culturalmente e teologicamente ed è uno sportivo che suona pure il sax.Rodriguez Maradiaga è stato pure, dal 1995 al 1999, presidente del Celam, l'organismo che riunisce tutto l'episcopato latino-americano, dimostrando capacità organizzative e saggezza nel mediare le diverse posizioni dei vescovi del continente. E c'è un terzo candidato, il gesuita arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio (69 anni), che ha avuto una vocazione sacerdotale matura, a 33 anni, mentre Karol Wojtyla scelse il sacerdozio a 22 anni. Va notato che i tre cardinali latinoamericani vengono dagli Ordini religiosi: Hummes è un francescano, Rodriguez Maradiaga è un salesiano e Bergoglio è un gesuita. Hanno, perciò, ricevuto la formazione di tre Ordini che, da secoli, sono al servizio della Chiesa universale e dei Pontefici. Inoltre, Hummes viene da una famiglia tedesca, Bergoglio è di origine italiana e Rodriguez Maradiaga ha nelle vene sangue ispanico. Caratteristiche che li legano profondamente all'Europa e, soprattutto, alla Sede Apostolica Romana. Certo, i venti cardinali latino-americani non hanno la forza per eleggere un loro candidato. Perciò, l'arcivescovo emerito di San Paulo, cardinale Evaristo Paulo Arns, ha lanciato ieri l'idea che essi potrebbero fare un'alleanza con i 58 cardinali europei (di cui 20 sono italiani) per eleggere un europeo con una sicura maggioranza semplice (57). E su questo blocco potrebbero convergere altri porporati, sicuramente africani e asiatici ma anche nordamericani, per cui il traguardo dei due terzi (76) è raggiungibile, anche se non subito, e il nuovo eletto avrebbe più forza e prestigio.In tal modo, la prospettiva di un Papa europeo, e probabilmente italiano, acquisterebbe consistenza e la Sede Apostolica potrebbe svolgere, sulla scia di Giovanni Paolo II, quel ruolo di avvicinamento tra civiltà culturali e religiose tanto auspicato nell'interesse della pace e della giustizia nel mondo.
Sociale.network