Latina

Ecuador: torna la calma a Quito, Gutiérrez ottiene asilo dal Brasile

21 aprile 2005
Fonte: Misna

La nomina del vicepresidente della Repubblica Alfredo Palacio al posto dell’ex-capo dello Stato Lucio Gutiérrez sembra aver placato gli animi dei manifestanti nella capitale Quito, dove ieri si sono registrati momenti di grande tensione dopo che l’esercito ha deciso di ritirarsi dalle strade, togliendo il suo appoggio a Gutiérrez, già abbandonato poche ore prima dal capo della polizia nazionale, Jorge Poveda. Il ritorno nelle caserme dei militari – ago della bilancia della crisi – ha lasciato privo di qualsiasi appoggio Gutiérrez che, impossibilitato a lasciare il Paese in aereo, ha raggiunto in elicottero la sede dell’ambasciata brasiliana, dove ha immediatamente chiesto asilo. La delegazione diplomatica brasiliana ha inoltrato rapidamente la domanda a Brasilia, dove il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha deciso di concedere la protezione diplomatica all’ex-capo di Stato. È probabile che nelle pr! ossime ore l’ex-presidente possa già lasciare il Paese, sebbene non sia ancora chiaro con quali mezzi potrà raggiungere in sicurezza l’aeroporto, visto che ieri la folla inferocita gli ha impedito di prendere il volo, costringendolo appunto a cercare rifugio nell’ambasciata brasiliana. Nonostante non tutti siano rimasti soddisfatti della nomina di Palacio alla presidenza della Repubblica - con decine di persone che ieri hanno preso d’assalto la sede del ‘Centro Internacional de Estudios Superiores de Comunicación para América Latina’ (Ciespal), dove il neo-capo dello Stato è stato investito della più alta carica istituzionale dopo che l’opposizione, insediata nello stesso palazzo, aveva sollevato Gutiérrez dall’incarico con una sessantina di voti a favore (il Congresso si compone di 101 parlamentari) – la notizia dell’avvenuta rimozione del presidente dall’incarico e della sua fuga nell’ambasciata brasiliana ha spinto la gran parte dei manifestanti a rientrare nelle loro case, gra! zie anche all’annuncio di Palacio di avere intenzione di convocare prima possibile un’Assemblea costituente. In attesa che torni a sorgere il sole sull’Ecuador, nel frattempo le forze armate hanno accolto la destituzione di Gutiérrez con favore e, in un comunicato diffuso nelle ore successive alla nomina del nuovo presidente, hanno espresso soddisfazione per il modo in cui è stata decisa e si è svolta la successione. “Una volta che le richieste popolari sono state accolte negli ambiti corrispondenti e all’interno delle norme costituzionali vigenti, le forze armate dell’Ecuador, rispettando la successione presidenziale, lanciano un appello alla calma e alla pace nel Paese” si legge nel comunicato. In effetti, nonostante la palpabile tensione e i ripetuti scontri tra oppositori e sostenitori di Gutiérrez a Quito, è stata proprio la scelta del capo della polizia di dimettersi e la decisione dell’esercito di togliere il sostegno a Gutiérrez a evitare un possibile bagno di sangue.[LL]

Nella notte la Croce rossa ecuadoriana ha diramato un comunicato con un primo bilancio della giornata di ieri, al termine della quale i morti sarebbero stati ‘solo’ tre, uno dei quali – una donna sostenitrice di Gutiérrez caduta da un autobus e investita da un camion militare – vittima del caso (un giovane è invece morto per cause ancora da stabilire in seguito a un incendio esploso nel ministero del Benessere sociale e nella mattinata un fotoreporter cileno aveva perso la vita inalando i gas lacrimogeni sparati dalla polizia per disperdere al folla). Considerando che i militari erano schierati in assetto antisommossa nelle strade della capitale e che molti dei manifestanti erano armati di machete, pistole e bastoni, il bilancio può essere considerato positivo, sebbene molte decine di persone siano rimaste più o meno gravemente ferite. Un altro fattore che potrebbe risultare decisivo per riportare la ! pace nella capitale e in tutto il Paese è rappresentato dall’annuncio fatto da Emilio Espinoza, alto dirigente del Partito Roldosista Ecuatoriano (Pre), secondo cui l’ex-presidente della Repubblica Abdalá Bucaram, fondatore e massimo esponente del Pre, avrebbe lasciato di nuovo il Paese dopo aver appreso nella sua casa di Guayaquil dei gravi scontri di Quito, tornando a rifugiarsi a Panama, dove era rimasto per otto anni fino allo scorso 2 aprile, allorché l’ex-presidente della Corte suprema, Guillermo Castro, considerato ‘vicino’ a Gutiérrez e amico personale dello stesso Bucaram, con una sentenza (inappellabile) aveva annullato i procedimenti in corso contro l’ex-capo dello Stato per corruzione, permettendogli di rientrare (un identico provvedimento era stato approvato da Castro a favore dell’ex-presidente Gustavo Noboa e dell'ex vicepresidente Alberto Dahik, anch’essi accusati di corruzione). Questa era stata un'altra goccia che aveva fatto traboccare il saturo vaso della paz! ienza degli ecuadoriani, che avevano immediatamente dovuto apprendere la volontà di Bucaram – il cui partito era alleato di Gutiérrez in Parlamento– della volontà dell’ex-capo dello Stato di rientrare in politica. Poiché “teme una persecuzione politica”, ha spiegato Espinoza, Bucaram è già partito, “sta bene e si trova nella Repubblica di Panama”. Dal 2 aprile a ieri la situazione è precipitata rapidamente, soprattutto a partire dal 13 aprile, quando una folla inneggiante le dimissioni di Gutiérrez aveva chiesto la rimozione della nuova Corte suprema, nominata dalla maggioranza dopo aver azzerato, con una sorta di colpo di mano istituzionale, quella precedente. Dal 13 aprile scorso la situazione è rapidamente sfociata, con manifestazioni sempre più gremite di persone, nella proclamazione dello stato d’emergenza (15 aprile) da parte di Gutiérrez, appoggiato dall’esercito ma costretto solo 19 ore dopo a revocare il provvedimento, contestualmente approvando un decreto di sciogliment! o della nuova Corte suprema. Questi tardivi passi non sono però serviti ad allentare la tensione, alimentata anzi da ‘Radio Luna’, l’emittente della capitale che non ha mai cessato, fino a ieri, di invitare gli ecuadoriani a scendere in piazza per chiedere le dimissioni di Gutiérrez


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