Nicaragua: Managua in fiamme
"La gente continua ad andare a lavorare, le strade sono libere, ognuno continua con la propria vita. Ci sono solo tre punti di Managua in cui alcuni gruppi di non più di 100 persone stanno creando il caos.
Il resto della città e paese è tranquillo. Ho dato l'ordine alla Polizia di non permettere più nessun tipo di alterazione all'ordine pubblico. Dietro a queste azioni è evidente che c'è il Frente Sandinista.
Il fatto che la popolazione continui a vivere la propria vita normalmente indica che la situazione è sotto controllo e che alla gente non interessa questo tipo di cose".
Queste irresponsabili dichiarazioni del Presidente Bolaños, che continua a rifiutarsi di affrontare i gravi problemi del carovita, hanno ricevuto un'immediata risposta durante la giornata di oggi.
In tutto il paese sono scoppiati tumulti con proteste degli studenti e della popolazione.
Come nei giorni scorsi, Managua è stata il centro degli scontri.
In varie parti della capitale la popolazione è scesa in strada per protestare contro la drammatica situazione economica del paese e contro il silenzio del governo.
Hanno bruciato copertoni e organizzato piccole barricate, proibite ieri dalla Polizia.
La repressione è stata durissima e si contano decine di arresti.
La gente veniva inseguita per i quartieri circostanti, entrando nelle case, catturando la gente che aveva partecipato alla protesta e caricandola di peso e in modo violento sulle macchine.
Sono state usate decine di auto dei vari istituti statali, sia per trasportare le truppe speciali, sia per caricare la gente arrestata.
Nella giornata di oggi si è tracciato un nuovo significato di "Polizia". Sparisce il concetto di Polizia rispettosa dei diritti umani e solidale con la popolazione (unico esempio in Centroamerica) e nasce la nuova Polizia che reprime violentemente la protesta popolare.
Era dai tempi della dittatura che non si vedeva una repressione così forte e determinata.
Sono stati usati tutti i poliziotti disponibili che hanno attaccato studenti e popolazione in tutti i luoghi della protesta.
Ancora più difficile la situazione nei pressi delle università.
A partire delle prime ore della mattina gli studenti hanno iniziato a dimostrare che non si tratta di cento persone, ma di una protesta massiccia e senza via di mezzo.
Se Bolaños con le sue dichiarazioni e con l'ordine di chiudere università e scuole superiori pensava di togliere forze alla protesta studentesca, ha fatto male i suoi conti, come gli succede spesso ultimamente.
Gli scontri tra studenti e antimotines sono ancora in atto mentre stiamo scrivendo e dopo dieci ore di enfrentamientos non se ne vede ancora la fine.
Davanti alla UNA, UNAN, UCA, UNI e RUCFA gli studenti si sono scontrati con morteros e pietre contro le armi e i lacrimogeni della Polizia.
E' stato bruciato un autobus e due moto della polizia.
Le prime notizie danno un bilancio di numerosi studenti feriti, 68 arrestati e di 5 agenti gravemente feriti per lo scoppio dei morteros.
Anche alcuni giornalisti sono stati feriti dallo scoppio dei morteros.
Gli studenti hanno letteralmente bloccato alcune via d'accesso alla città e tutte le zone circostanti le università.
Da varie città gli studenti hanno fatto sapere che partiranno verso Managua per aiutare i compagni e le compagne della capitale.
In una nuova conferenza stampa, il Presidente Bolaños attraverso il suo portavoce, ha detto nuovamente che le proteste sono opera del Fsln e che reprimeranno i dirigenti zonali che, secondo lui, stanno coinvolgendo la popolazione nelle proteste. Ha inoltre detto che continuerà la azione della Polizia per impedire l'alterazione all'ordine pubblico.
La situazione sta diventando sempre più esplosiva e per domani la Polizia ha avvisato che potrebbe far uso dei cannoni ad acqua, tristemente famosi durante la dittatura cilena.
Per la prima volta la popolazione è insorta unendosi agli studenti per chiedere che non si aumenti il costo della corsa in autobus e che il governo si decida finalmente a riunirsi con i settori sociali per risolvere il grave problema della crisi energetica.
Si può considerare una risposta alle irresponsabili dichiarazioni del presidente Bolaños che voleva ridurre le proteste a una manifestazione di alcune decine di delinquenti.
Per domani è prevista una grande manifestazione a cui parteciperanno anche le organizzazioni della società civile e i sindacati.
A questo proposito, la società civile e le organizzazioni dei diritti umani hanno seguito passo a passo l'evolversi della situazione e hanno chiesto la fine della violenza e risposte concrete al governo.
Se il governo continuerà su questa strada c'è davvero il rischio che la situazione scappi di mano in modo definitivo.
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