Venezuela: Hugo Chavez Frias e il senso della storia
Oggi, il presidente venezuelano Hugo Chavez Frias ha presentato un importante sommario delle attuali iniziative internazionali del suo governo ad un evento che ha visto sia momenti di intense relazioni diplomatiche e commerciali tra il Venezuela e Cuba, che gli incontri della quarta conferenza emisferica contro l'ALCA. Per un pubblico abituato alla banalita' del gruel (farina di orzo o avena cotta nell'acqua o nel latte, la nostra "solita minestra", ndt), alle inversioni orwelliane e al vacuo tifo da ragazze ponpon in cui e' caduta la retorica politica del Nord America, un discorso di Chavez puo' essere un'esperienza galvanizzante. Il presidente venezuelano condivide con il suo amico ed alleato Fidel Castro Ruz uno stile oratorio che si sposta senza fatica lungo una vasta gamma di stili, dalla canzonatura auto-denigratoria alle prolungate analisi storiche, dall'invettiva alla pianificazione geopolitica e alle appassionate dichiarazioni di etica politica su quella che lui chiama la rivoluzione bolivariana.
Come il presidente Castro, Chavez Frias possiede una capacita' di resistenza che farebbe diventare verdi dalla rabbia i retorici classici da Demostene a Cicerone. Al Karl Marx Theatre dell'Avana, ha parlato, senza appunti, per piu' di tre ore rivolgendosi ad una platea costituita dai partecipanti alla conferenza e dagli studenti medi o universitari di medicina e di altre facolta'. Il tema: l'alternativa bolivariana per le Americhe (ALBA), che il Venezuela e Cuba hanno annunciato il 14 dicembre 2004 come alternativa al progetto di un accordo di libero commercio delle Americhe (FTAA, o in spagnolo, ALCA) per cui gli Stati Uniti hanno premuto sin dal 2001: prima come un accordo onnicomprensivo modellato sulla falsariga NAFTA e sul fallito accordo multilaterale sugli investimenti (MAI), che gli USA speravano di far approvare entro il primo di gennaio del 2005, poi nella forma di accordi bilaterali e regionali nei quali le singole nazioni come il Cile o gruppi di piccole nazioni come gli Stati dell'America centrale potessero essere molestati in modo piu' diretto.
Secondo Chavez Frias, un momento determinante nel processo che ha portato dalla protesta alla proposta alternativa e' stato il suo primo incontro con il presidente Castro all'Avana nel dicembre del 1994. Questo coincidette con il summit delle Americhe a Miami, dove il presidente USA Bill Clinton (notoriamente e stupidamente) dichiaro': �Ora possiamo dire che il sogno di Simon Bolivar e' divenuto realta' per tutte le Americhe". Quella dichiarazione, come dice oggi Chavez Frias, "fu uno schiaffo in faccia alla storia, uno schiaffo in faccia a tutti quelli che conoscono la nostra storia e gli ideali a cui Bolivar dedico' la sua vita".
Un secondo momento determinante, per lui, fu il summit dell'ALCA a Quebec City nell'aprile del 2001. I piu' di 70.000 dimostranti che combatterono quella che oggi Chavez Frias ha chiamato la "guerra del gas" (guerra de gaz) dentro al "muro della vergogna" che circondo' la cittadella di Quebec in quella memorabile occasione saranno contenti di sapere che le proteste di quel weekend fecero un'impressione incredibile ad almeno uno dei 31 leader di governo che si ripararono nella fortezza.
Di quel weekend, Chavez Frias ha ricordato il comportamento aggressivo dei diplomatici USA e del loro presidente -- al quale si e' riferito, in un'allusione beffarda al romanzo classico di Gallegos Donna Varvara come a "Mr. Danger" (Signor pericolo, ndt). Ma ha anche ricordato l'accoglienza melliflua del primo ministro canadese Jean Chretien -- e il suo vanto che l'infame muro fosse "prova di anti-globalizzazione" (vanto che fu respinto dai manifestanti, i quali, giunti al muro, ne abbatterono una sezione di 50 metri).
In un discorso condito liberamente con riferimenti letterali e storici, Chavez Frias ha reso omaggio a due scrittori morti di recente: Andre Gunder Frank, i cui libri includo lo studio classico Sottosviluppo o Rivoluzione e l'uruguayano Ide Augustas, dai cui scritti ha citato una considerazione acerba per cui "la globalizzazione e' una maschera, un termine alti-sonante dietro al quale si cela un'intenzione malvagia, il vecchio vizio del colonialismo". Rivolgendosi ai media internazionali, Chavez Frias ha citato un commento non meno acido di Eduardo Galeano, "Mai nella storia cosi' tanto e' stato deciso da cosi' pochi". Poi ha ricordato , per i media USA in particolare, un momento recente della cooperazione cubano-venezuelana per cui gli Stati Uniti hanno tutte le ragioni di sentirsi grati. Durante la rivoluzione americana, le donne cubane simpatizzanti raccolsero piu' di mille sterline per la causa.
Il sostanzioso contributo fu consegnato alle tredici colonie insorte dal capitano venezuelano Francisco de Miranda, che diserto' dall'esercito imperiale spagnolo e divenne un valido compagno di Thomas Jefferson e George Washington. Chavez Frias eha proseguito ricordando il modo in cui l'emergente "colosso del nord" ripago' questo atto di generosita', contribuendo, negli anni '20 del XIX secolo, alla sconfitta del sogno di Simon Bolibar di un America Latina unita.
Ma ora, ha dichiarato, dieci anni e cinque mesi dopo la vacua appropriazione del nome di Bolivar da parte di Bill Clinton, "Ora, davvero, il sogno di Bolivar sta iniziando a realizzarsi". Chavez Frias ha citato la proposta del presidente brasiliano Lula, durante quella che lui ha definito "una storicoa visita" a Caracas, che se il diciannovesimo secolo e' stato il secolo dell'Europa ed il ventesimo secolo il secolo degli Stati Uniti, sta emergendo la possibilita' di fare del ventunesimo secolo il secolo dell'America Latina. E' in questo contesto che L'ALBA, una vera alba, l'alternativa bolivariana per le Americhe, deve essere intesa.
Lo scopo e' un processo di progressiva integrazione atta a sviluppare "lo stato sociale, negli interessi non delle elite ma della gente". I regimi di commercio proposti, e imposti, dagli Stati Uniti hanno potenziato ulteriormente le elite, e non sono risultati altro che saccheggi neoliberali di paesi come l'Argentina o il Messico (per menzionare solo due delle vittime piu' in vista). Sono stati anche devastanti per le economie agricole ed hanno immiserito ancor piu' i lavoratori e le nazioni indigene.
L'ALBA, al contrario, mira ad arricchire le persone in generale, e nutre la speranza utopica e rivoluzionario-democratica di eliminare la poverta'. L'obbiettivo, ha detto Chavez Frias e' "un'integrazione per la vita -- non il colonialismo, ma la felicita' delle nostre genti".
Ben quarantanove documenti distinti dell'ALBA sono stati firmati da Cuba e dal Venezuela, o sono in stato avanzato di discussione. Anche iniziative che coinvolgono altri paesi sono state sviluppate. Una caratteristica esemplare dell'ALBA e' la fluidita' degli scambi di beni e servizi, in un modo che evita i sistemi bancari internazionali e gli interessi delle compagnie.
Cosi' il Venezuela, in cambio dell'export di petrolio e di materiali di costruzione verso Cuba, sta attualmente beneficiando del lavoro di circa 20.000 dottori cubani che hanno aperto cliniche mediche nei barrios (quartieri ispanici, ndt) e nelle comunita' rurali che non hanno mai goduto di servizi medici, mentre i programmi di alfabetizzazione "hanno insegnato a 1,1 milioni di venezuelani a leggere e a scrivere solo durante l'ultimo anno". Un accordo simile all'ALBA e' attualmente in fase di discussione con l'Argentina, che gia' paga per gli otto milioni di barili di petrolio venezuelano importati, ma non in contanti o in valuta, che non possiede, bensi' con i bovini, di cui abbonda.
Altre iniziative includono la ratifica di ventisei accordi di cooperazione tra il Venezuela e il Brasile, lo sviluppo del Telesur, un network comunicativo di media, la crazione del banco sociale venezuelano, la cui missione sara' "finanziare lo sviluppo in base alla solidarieta' e alla cooperazione", e la fondazione del Petrosur, un' "alleanza petrolifera" i cui benefici per i paesi non produttori includeranno la riduzione dal 30% al 50% del prezzo per i paesi consumatori che sotto il sistema attuale vanno alle compagnie petrolifere, ossia agli "intermediari speculatori capitalisti".
Il sogno bolivariano di Hugo Chavez e' ampio ed inclusivo. "Il bolivarismo", ha dichiarato oggi, e' sia "socialismo" che "cristianesimo". La cristianita' bolivariana-socialista di Chavez Frias fa eco all' "opzione preferenziale per i poveri" dei teologi della liberazione. Ha citato il detto di Gesu' per cui "è più facile che un cammello entri nella cruna di un ago, che un ricco nel regno di Dio"--un detto che ha una certa risonanza all'Avana, dove, sin dall'inizio del "periodo speciale" di crisi economia acuta seguita al collasso dell'Unione Sovietica, "camel" (cammello, ndt) e' stato il nome dato ai camion autoarticolati riconvertiti in bus per il trasporto pubblico.
La dottrina bolivariana include delle chiare scelte politiche: "Secondo la Bibbia", ha ricordato Chavez Frias alla sua platea, "puoi essere in buoni rapporti con il Dio o con il diavolo--ma non con entrambi". E quest' orientazione e', molto chiaramente, umanista: "El dios para mi--es el pueblo" (Dio, per me, e' il popolo).
Il presidente venezuelano non si fa illusioni sulle tattiche che probabilmente gli USA metteranno in pratica per rispondere ad una ri-organizzazione potenzialmente continentale della vita sociale ed economica al servizio dell' umanita' piu' che degli interessi delle multinazionali. Ma neppure si e' accontentato della vecchia definizione di politica quale "l'arte del possibile". A questo slogan, che Chavez Frias dice essere "nulla piu' che una scusa per codardi, o il simbolo di traditori e conservatori", lui sostituisce quella che potremmo ben definire un'alternativa bolivariana: "La politica e' l'arte di rendere possibile domani quel che sembra impossibile oggi".
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l' articolo originale e' stato pubblicato il 3/05/05
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