Messico: Città del Messico, verde e biologica
del Messico, ma anche dei produttori e dei contadini dei sobborghi della città.
Si, proprio così. Per quanto sembri incredibile, nello stato conosciuto como Districto Federal, che ingloba la gigantesca Città del Messico, alcune cittadine conurbate e diverse decine di piccoli paesi, esistono ben 88.000 ettari con potenziale uso rurale, dei quali 22.000 con vocazione e prospettive agrícole. Un 45% della superficie dello stato quindi che non ha né case, né terreni edificabili, ma aree verdi, terreni incolti, praterie, prati, boschi, giardini, orti. Terreni con produttori e contadini che continuano a coltivare quello che resta delle ricche terre montagnose e vulcaniche della fertile Valle del Messico. Cinque anni fa , grazie all'entusiasmo e alla profesionalità di una donna, Columba Lopez Gutierrez, attuale incaricata dei programmi di agricoltura ecologica e del commercio sostenibile di Città del Messico, nasceva un progetto di valorizzazione del settore rurale intelligente e futurista, tutto costruito sullo sviluppo dell'agricultura biologica e della creazione di reti di consumatori. La scorsa settimana il progetto è entrato in una nuova fase: è stato presentato in modo ufficiale il marchio biologico Sello Verde («Marchio Verde»), per il quale sono state accreditate tre agenzie di certificazione, fra cui una in relazione diretta con l'italiana Bioagricoop: ormai, centinaia di piccoli produttori potranno iniziare a commercializzare le proprie produzioni biologiche. Già esistono168 ettari di produzioni, dei 1800 ettari che secondo i progetti sono destinati al programma di produzione biologica.
Un progetto quasi incredibile nella attuale realtà messicana, che ha coinvolte, attraverso anni di lavoro, cittadini, scuole, associazioni di quartiere, gruppi di donne, giovani, disoccupati, piccoli produttori. Il progetto di Città del Messico stabilisce dei criteri ambientali «pilota» per tutto il paese; per ottenere la certificazione ambientale in effetti è necesario non solo produrre biologico, ma anche dimostrare di condurre un'attività di protezione della diversità biologica, oltre alle pratiche colturali di conservazione e recupero dei suoli. Un progetto esemplare, perché le catene di distribuzione saranno soprattutto per quartiere attraverso i mercati popolari e i negozi, con produzioni «dal produttore al consumatore» a prezzi accessibili e fruibili, non solo per una élite accademica o benestante, ma per i 18 milioni di abitanti che sovrappopolano la capitale.
Un progetto che farà epoca, permettendo il riscatto ecologico di tanti contadini e famiglie che continuano a produrre alimenti di qualità attraverso le pratiche ecologiche di coltivazione, con tecniche e tecnologie antiche attualizate, com'è il caso dei produttori delle chinampas (giardini ed isole galleggianti) di Xochimilco, o dei produttori di nopales di Milpa Alta - pratiche sopravvissute dai tempi precolombiani.
In tutto il paese, in questi ultimi tre anni, è cresciuta molto la produzione biologica ed ecologica e non solamente con caffè o cacao. Cifre reali parlano di 310.000 ettari, un 40% dei quali destinati all'esportazione soprattutto negli Stati Uniti, Giappone, Canada ed Europa. Allo stesso tempo è cresciuta anche la sensibilità e la domanda dei consumatori, purtroppo bloccati dall'eccessivo prezzo dei prodotti biologici, dagli intermediarismi e dalle alte tariffe che continuano a praticare alcune agenzie di certificazione locali e nordamericane, che per anni hanno vissuto del monopolio e dell'ignoranza della gente. Il programma del Sello Verde rompe con questi schemi e inizia a costruire una cultura biologica a beneficio di tutti.
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