Il 18 Marzo 2003, la polizia di Fidel Castro ha arrestato 27 giornalisti indipendenti fermati nello stesso tempo che una cinquantina di dissidenti politici.
Al inizio di Aprile, la giustizia di Fidel Castro ha condannato questi giornalisti a delle pene di 14 a 27 anni di prigione, con dei processi stanilisti conclusi in 3 giorni.
Il tribunale le ha puniti per pretesa collaborazione con gli Stati-Uniti “contro l’indipendenza o l’integrità territoriale dello stato”, un “crimine” punito dal articolo 91 del codice penale e dalla legge 88 sulla “protezione dell’indipendenza nazionale”, soprannominata “la legge Baillon”.
I colpevoli, pubblicavano regolarmente degli articoli nelle stampe straniere, particolarmente americane (nessun giornale, nessuna radio, ne televisione private o indipendente sono tollerate a Cuba) e avevano recentemente editato nel loro proprio paese due riviste clandestine “de Cuba” e “Luz Cubana”, impudenza senza precedente in 44 anni di regime.
Queste nuove persecuzioni contro gli oppositori politici e i giornalisti indipendenti, e l’esecuzione, il 11 Aprile, di tre candidati al esilio che avevano rubato una nave per tentare di andare in Florida, hanno suscitato la revulsione dei democratici di tutti paesi, incitando l’unione europea a riconsiderare un’eventuale cooperazione economica con la Avana.
Cosi, 14 di questi dissidenti, di cui 6 giornalisti, sono stati liberati.
Reporters sans frontiere, appella a firmare una petizione che richiede la liberazione immediata dei 21 giornalisti cubani ancora in prigione.
Tradotto da Charlotte Bonin per www.peacelink.it
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