Latina

Crisi nel Partido dos Trabalhadores

Brasile: la rovina di un modello di conduzione politica

Parlamentarizzazione della politica, dispute interne al partito piuttosto che rafforzameto della partecipazione sociale alla cosa pubblica, ammorbidimento programmatico sono le cause principali della crisi del PT
21 luglio 2005
Jeferson Miola (membro do IDEA - Istituto di Dibattiti, Studi e Alternative di Porto Alegre)

La gravissima crisi politica che turba la nazione brasiliana ha contorni e significati che trascendono ogni eventuale epilogo fattuale – politico o legale – che la riguardi. Allo stesso modo, gli aspetti che costituiscono l’origine della presente crisi sono stati fecondati in periodi di gran lunga anteriori all’ascesa del Partido dos Trabalhadores al governo centrale del paese. Pertanto, nemmeno le sue cause sono meramente circostanziali o frutto di errori contingenti, il che, infelicemente, rende ancora più drammatico il loro senso e le loro implicazioni strategiche.
Indipendentemente dal margine di verità delle accuse fatte da un ex-alleato del governo Lula (che ha avuto un ruolo di rilievo anche nel governo Collor), il fatto è che le gravi rivelazioni, che non sono state convincentemente smentite dalla Direzione Nazionale del Partido dos Trabalhadores, suggeriscono l’esistenza di nessi che, si suppone, avrebbero coinvolto dirigenti di partito attraverso scabrosi schemi della peggior specie della politica oligarchica nazionale.
Uno stato di sbigottimento, dolore e vergogna domina tutta la militanza e un immenso contingente di simpatizzanti del PT. In Brasile e anche all’estero, data l’enormità dell’aspettativa internazionale generata dal PT e dal governo Lula nella lotta per il superamento del neoliberalismo e nella costruzione di un’alternativa di sinistra in un paese con grande importanza nel quadro geopolitico mondiale.
E, a ragione, sembrerebbe essere proprio l’abbandono di una prospettiva di sinistra una delle principali cause degli avvenimenti attuali; o, detto in altro modo: la rinuncia, da parte della maggioranza nel PT , alla realizzazione di un progetto che sia davvero democratico e popolare per il Brasile, ha come punto finale di condensazione l’attuale fase di apprendistato nella quale partito e il governo si sono arenati.
Dalla celebre partecipazione elettorale del 1989, quando il PT venne fraudolentemente sconfitto dalle elites nazionali con la connivenza del monopolio delle comunicazioni, la lezione raccolta non è stata quella del conoscere e interpretare la struttura e la natura perversa della classe dominante del paese e della sua disposizione intransigente alla liquidazione di qualsiasi avversario di classe che potesse minacciare i suoi interessi storici. Al contrario, all’interno del PT, è andata crescendo una componente teorica e ideologica che ha preconizzato l’adattamento incondizionato e la partecipazione al gioco politico conservatore e alla “parlamentarizzazione della politica” a svantaggio di quelle strategie di accumulo di forze che combinano le conquiste istituzionali fondate nell’affermazione programmatica (come la democrazia partecipativa a inclusione sociale e sviluppo endogeno) e nella trasparenza ideologica, con l’avanzamento delle lotte sociali e l’appoggio popolare ai governi di sinistra in quanto meccanismi di costruzione di una nuova egemonia nella società.
L’aspetto curioso, complessivamente, è che il centro di gravità di quella politica maggioritaria del PT si è sempre mantenuto a distanza dai principali centri di sperimentazione vissuti dallo stesso PT, come Porto Alegre, Belo Horizonte e Rio Grande do Sul. Inoltre in queste località simboliche, specialmente a Porto Alegre e a Rio Grande do Sul, il PT ha subito sconfitte. Sì, è vero, ha unicamente subito sconfitte (nonostante abbia raggiunto più del 47% dei voti), ma non ha mai patito una tanto vasta demoralizzazione come quella attuale. Tuttavia, tali insuccessi possono essere in buona misura attribuiti a fattori interni quali la priorità degli scontri intestini a danno delle lotte con gli avversari esterni al progetto del partito.
Questa parte del PT che ha “parlamentarizzato la politica” si è riservato il compito di parlare, decidere e (mal)agire in nome di tutto il partito e della sua appassionata e innocente militanza. Invece del rafforzamento dello spazio pubblico di partecipazione e deliberazione sociale e della fondazione della vera res pubblica brasiliana, questa forma di conduzione partitica ha fatto della patrimonializzazione, del clientelismo e del promiscuo convivio politico, un metodo naturale dell’ attività politica. La confusione vissuta nella relazione Partito-Stato-Governo presenta contraddizioni tanto eloquenti da conquistare una celebrità quasi enciclopedica, da trasformarsi in fonte letteraria per la ricchezza e finezza di dettagli del protagonismo di attori politici che affrontano le migliori aspirazioni repubblicane e democratiche. Al di là di questa forma di attuazione, di questo modus operandi che conserva una certa somiglianza con la forma tradizionale e retrograda di fare politica in Brasile, è altresì notevole il mimetismo economico del PT, il cui programma conservatore compromette la possibilità di uno sviluppo giunto alla giustizia sociale e a una distribuzione equa delle rendite, nello stesso tempo in cui continua a favorire i settori vicini e il capitale finanziario.
Questa forma di conduzione è definitivamente fallita; si è dimostrata assolutamente inefficiente in tutti i suoi presupposti e in tutti i suoi obiettivi. L’ampiezza delle alleanze senza identità programmatica ha compromesso l’identità dello stesso PT senza comportare avanzamenti né vittorie congressuali importanti. Al contrario, l’elezione di Severino Cavalcanti alla presidenza della Camera dei deputati è il segnale più forte di questo crollo, tanto più che la divisione interna del PT ha portato a ciò.
Invece della costruzione di una maggioranza sociale, consolidata nel controllo sociale dello stato e nella partecipazione diretta della popolazione alla definizione dei cammini governativi, prevale una prospettiva equivoca della governabilità, focalizzata sul congresso nazionale, che è stato ogni volta più oneroso politicamente, eticamente e moralmente.
L’ammorbidimento programmatico – secondo alcuni la “modernizzazione” del PT – ha rappresentato un riflusso politico e sociale di grossa portata per la maggioranza povera del popolo brasiliano. Eccezion fatta per alcuni avanzamenti puntuali nel governo – area esterna, agricoltura familiare, ambiente, questione della casa, ecc. – nell’insieme il PT e la sinistra stanno soffrendo una disfatta storica in senso strategico, poiché gli attuali orientamenti conservano fondamentalmente i pilastri della dominazione, della miseria e dell’esclusione sociale nel paese. Oltretutto, si tratta di politiche che non impegnano le grandi masse, che non incantano più quelle moltitudini che potrebbero sostenere un governo di sinistra con audacia per superare il perverso ordine secolare che vige nel paese.
Questo momento rappresenta la rovina definitiva di un modello di conduzione politica che ha provocato l’accelerazione del processo di deterioramento ideologico del PT. Modello che ha compromesso il partito e rappresenta l’abbandono dei referenti strategici che sempre hanno fatto del PT uno strumento strategico di disputa e costruzione di un nuovo potere, democratico, popolare e socialista. Da queste rovine, l’impegno è quello di ricostruire e rifondare il PT a partire dalla sua essenziale ragion d’essere, quella di un partito di sinistra etico e costruttore di un futuro generoso per il popolo brasiliano.

Tradotto da Fab per www.peacelink.it
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