Argentina: nuovo sciopero dei paramedici del "Garrahan"
E' cominciato oggi un nuovo sciopero di 48 ore proclamato dal personale paramedico dell'ospedale pediatrico "Garrahan" di Buenos Aires, ormai da oltre una settimana in lotta per ottenere principalmente un salario base di 1800 pesos.
I lavoratori hanno deciso di incrociare di nuovo le braccia poiché il governo non ha fatto alcuna proposta ufficiale per soddisfare le richieste del personale paramedico, che alcuni giorni fa aveva rifiutato un aumento del 20% concesso dal Ministero della Salute.
La situazione sta vivendo una fase di stallo in cui entrambe le parti rifiutano di venire a compromessi, mentre il conflitto sindacale sembra radicalizzarsi. I paramedici hanno ricevuto in queste ore la solidarietà di studenti, docenti universitari, lavoratori delle ferrovie, operai della Zanon (la fabbrica riaperta e autogestita dagli stessi lavoratori) e movimenti dei disoccupati, da giorni accampati nella storica Plaza de Mayo.
Nonostante vasti settori stiano sostenendo la protesta del personale paramedico, una nota del Ministero della Salute ha definito lo sciopero "politico e condotto da un piccolissimo e isolato gruppo", e sulla stessa lunghezza d'onda si trova il ministro dell'Interno Anìbal Fernandez, che non solo ha affermato chiaramente che il Governo non concederà l'aumento salariale tanto atteso, ma addirittura ha riferito l'irritazione del presidente Kirchner per il protrarsi della vertenza sindacale.
Lo stesso Ministro dell'Interno Anìbal Fernandez ha ribadito che non cederà ai delegati sindacali del "Garrahan", definendo inoltre gli scioperanti "membri del Partito Operaio che utilizzano il conflitto per realizzare un'azione politica".
Alcuni giorni fa, la decisione della direzione dell'ospedale di sostituire le scioperanti con un gruppo di nuove infermiere ha rischiato di far precipitare la situazione, ma fortunatamente questa spiacevole novità non ha creato una gran preoccupazione a sindacati e lavoratori in lotta. "E' chiaro che non è bello che si utilizzino altre infermiere disposte a lavorare per indebolire lo sciopero" – ha dichiarato la delegata sindacale Adriana Aguero – "ma ciò che preoccupa maggiormente è il trascorrere dei giorni senza ulteriori offerte da parte del Governo". Nonostante le minacce di licenziamento nei confronti degli scioperanti, non sembra aver preoccupato l'utilizzo di nuovo personale deciso dalla direzione per far fronte allo sciopero. "Si tratta di un lavoro molto complesso e al quale vi si accede dopo un periodo di abilitazione", spiega un'altra infermiera, Mariana Riveros, "richiede molta esperienza e non tutti sono in grado di sostenerne il peso e le pressioni", per questo sembra di capire che la direzione non può sostituire il personale a cuor leggero, ma deve contare su paramedici esperti.
In realtà erano state avanzate delle richieste di licenziamento per i lavoratori in sciopero, ma la stessa magistratura ha riconosciuto che vengono attuati i servizi minimi ed ha rifiutato di aprire un'indagine nei confronti di 13 infermieri accusati di abbandono di persona, rispondendo in questo modo indirettamente anche all'Unicef, che aveva inviato una lettera al Ministero della Salute esigendo il rispetto della "Convenzione Internazionale sui Diritti dei Bambini".
Infine una notizia curiosa. Giorni fa i paramedici in sciopero hanno ricevuto la visita di un'infermiera svedese che ha portato la sua solidarietà. Tutti le hanno immediatamente chiesto quanto guadagnano gli infermieri in Svezia. "1500 euro", ha risposto lei, "ma in Svezia questa non è una gran cifra, e da molte altre parti noi infermiere siamo mal pagate".
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