El Salvador: nasce la Giornata Internazionale dei Desaparecidos per ricordare le vittime delle dittature militari
"Lo stato di El Salvador non concede alle famiglie dei desaparecidos il diritto ad una riparazione morale o materiale": è questa la conclusione a cui è giunta l'Assemblea Generale dell'Università di El Salvador (Ues), che per questo motivo ha lanciato la "Giornata internazionale dei desaparecidos" nel segno della celebrazione di questo giorno a livello mondiale.
Alcuni giorni fa la Ues ha organizzato un incontro volto non solo a celebrare i desaparecidos, ma anche e soprattutto a ricordare che lo stato salvadoreño (guidato dal Presidente Antonio Saca, della coalizione di estrema destra Alleanza Repubblica Nazionalista) non ha fornito alcuna indicazione per la ricerca delle persone scomparse e addirittura rifiuta apertamente di commemorarle.
Il comitato promotore della giornata di commemorazione è composto da Guadalupe Mejìa (Comité de Familiares de Vìctimas de Violaciones), Alicia Garcìa (Comité de Madres de Detenidos y Desaparecidos) e Marìa Julia Hernàndez (Directora de Tutela Legal del Arzobispado), che hanno denunciato gli intralci posti volontariamente dallo stato salvadoreño in tutte le iniziative promosse dalla Ues a favore delle famiglie dei desaparecidos.
Nonostante il clima ostile in cui il comitato è costretto a lavorare, proprio la Ues ha organizzato una serie di appuntamenti allo scopo di ricordare tutte le vittime della desapariciòn, tra cui la presentazione di un documentario e la dedica di un monumento in loro onore.
Se in El Salvador è il governo ad opporsi a qualsiasi iniziativa volta a ricordare i desaparecidos, lo stesso non si può dire in Uruguay, dove Tabarè Vasquez, fin dai giorni successivi al suo insediamento, sta facendo tutto il possibile per chiarire le responsabilità e individuare i colpevoli delle torture durante gli anni della dittatura militare. Nonostante questo, familiari e antropologi forensi nutrono molti dubbi sulla veridicità delle informazioni consegnate al governo da parte dei militari. I primi sospetti sull'esercito uruguayano sono stati sollevati da Luis Fontebrider, capo della spedizione degli antropologi forensi argentini che stanno lavorando alla ricerca dei desaparecidos, che ha definito le segnalazioni dei militari come "non corrette". "Sono loro adesso che ci devono delle spiegazioni", ha ribadito Fontebrider, sottolineando di aver realizzato una ricerca minuziosa in tutti i luoghi dove avrebbero dovuto essere i resti di alcuni desaparecidos secondo le indicazioni date dall'Esercito, ma senza trovare niente. Da circa venti giorni gli antropologi argentini e uruguayani stanno conducendo scavi minuziosi nei punti segnalati dai militari, ma finora non sono emersi resti dei desparecidos, e questo ha indotto a pensare ad uno sviamento delle indagini da parte dell'Esercito.
"Ci sono contraddizioni", spiega Luisa Cuesta, appartenente alle madri dei desaparecidos, "tra quanto emerso dai lavori effettuati dalla Commissione per la Pace (2000-2004) e le informazioni consegnate al Governo dall'esercito uruguayano". Nel frattempo, nella piazza centrale di Montevideo, i familiari delle vittime della dittatura sono tornati ad esporre le foto dei responsabili delle torture accusati di aver violato i diritti umani sia in Uruguay che in Argentina.
D'altra parte, fonti delle agenzia Prensa Latina, affermano che il governo ritiene veritiere le informazioni fornite dai militari.
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