Decreto d'emergenza politica della "societa' civile nicaraguense"
Il Nicaragua, come si è detto più volte, sta attraversando uno dei momenti più delicati di questi ultimi quindici anni.
Lo scontro frontale tra le istituzioni nicaraguensi, che ad oggi non lascia spazio alla possibilità di poter fare delle previsioni sul futuro anche più prossimo, sembra ormai essersi incanalato in un vicolo cieco dove tutto è possibile.
Dopo le risoluzioni della Corte Suprema de Justicia (CSJ), che riconosce come valide le riforme costituzionali effettuate dalla Asamblea Nacional (Parlamento) e concede nuovamente il regime di Convivenza Famigliare all'ex presidente Arnoldo Alemàn (libertà di muoversi in modo indisturbato per tutto il paese nonostante la condanna in primo grado a vent'anni di carcere), il Governo presieduto dall'attuale Presidente della Repubblica Enrique Bolaños, ha deciso di affrontare la situazione disconoscendo tali risoluzioni e ricorrendo all'aiuto degli altri paesi centroamericani.
I presidenti del Centro America si sono riuniti d'urgenza qualche giorno fa ed hanno emesso un comunicato in cui dichiarano il proprio appoggio incondizionato a Bolaños e minacciano di disconoscere qualsiasi governo che si dovesse installare dopo un'eventuale defenestrazione del Presidente nicaraguense (che è la minaccia che con sempre maggior forza stanno ventilando i deputati del Partido Liberal e del Frente Sandinista, a causa del mancato rispetto di una risoluzione della maggiore istituzione giudiziaria del paese e dell'accusa formulata a Bolaños di essere implicato nell'utilizzo di fondi sottratti allo Stato per finanziare la sua campagna elettorale del 2001).
I presidenti centroamericani hanno anche chiesto una riunione urgente della Organizzazione degli Stati Americani (Oea) e una relazione al suo presidente, il cileno Miguel Insulza.
Incassato l'appoggio internazionale, a cui s'aggiunge la sempre maggior influenza e intromissione nordamericana, Bolaños è andato oltre e durante la celebrazione del XXVI anniversario della nascita dell'Esercito nicaraguense, ha insultato pubblicamente il Potere Giudiziario e quello Legislativo tacciandoli di corrotti ed ha chiesto in forma indiretta, ma ben comprensibile a tutti, che l'Esercito e la Polizia si tengano pronti perché difenderà ad ogni costo la democrazia e lo Stato di Diritto del paese, anche se questo dovesse costare nuovi scontri e spargimento di sangue come nel passato.
Il Ministro degli interni, Julio Vega, ha inoltre dichiarato che ad ogni mossa che verrà dal Potere giudiziario e da quello legislativo, seguirà immediatamente una reazione altrettanto forte da parte del Governo.
La reazione dei partiti e dei Poteri dello Stato non si è fatta attendere, condannando tali dichiarazioni che di fatto alterano l'essenza del funzionamento di uno Stato e minacciando di votare a favore di togliere l'immunità per il Presidente e alcuni ministri, in modo poi di farli processare e quindi destituire.
Il Plc ha addirittura condizionato il voto favorevole all'approvazione del Trattato di libero commercio tra Stati Uniti e Centroamerica (Cafta) a cambio della liberazione di Alemàn
Si sta ormai arrivando a livelli veramente preoccupanti, in cui i vari Poteri dello Stato si disconoscono a vicenda e soprattutto non si intravede una via d'uscita e nemmeno la possibilità di un riavvio di un dialogo morto da tempo.
A peggiorare la situazione è anche intervenuto un peggioramento della crisi economica che ha colpito il paese da ormai parecchi mesi.
A seguito anche della crisi energetica, nei confronti della quale il Governo si è dimostrato totalmente incapace o disinteressato, i prezzi dei prodotti basici sono lievitati enormemente mettendo in estrema difficoltà una popolazione già allo stremo e che nella maggior parte dei casi, continua a vivere con due dollari al giorno o anche meno.
Nonostante il continuo flusso delle remesas familiares (dollari che entrano nel paese grazie agli invii dei nicaraguensi che sempre di più emigrano all'estero), che per ora ha permesso la sopravvivenza di centinaia di migliaia di persone e che ha quindi ridimensionato il rischio di un'esplosione sociale, il costo della vita ha raggiunto livelli che potrebbero portare a un punto di rottura della pazienza dimostrata fino ad oggi dalla popolazione, esacerbata anche dai conflitti politici e dalla mancanza di fiducia che comincia a dimostrare nei confronti delle istituzioni.
Anche il dissenso su tutta questa situazione si è però diviso in questo Nicaragua sempre più polarizzato.
Da una parte la "società civile" legata alle ong nicaraguensi (un termine che ormai ha perso molto del suo senso e che viene usato da qualsiasi organismo che si autoproclama come espressione del popolo), l'impresa privata, i settori legati all'oligarchia tradizionale, alcune fette della popolazione più povera che soffre sulla propria pelle l'assurdità della situazione e il governo e dall'altra i due principali partiti politici (Partido Liberal Constitucionalista e Frente Sandinista) e tutte le espressioni più o meno organizzate legate a questi due settori.
Ben lontani da questi due "schieramenti" si situa la maggioranza della popolazione, per ora senza capacità di reazione, disperatamente alla ricerca di come sopravvivere giorno dopo giorno e alcuni movimenti che lottano contro le selvagge misure neoliberiste senza riconoscersi in nessun partito politico.
Il primo gruppo ha dichiarato la guerra aperta al "Patto libero-sandinista", demonizzandolo come il male di tutti i mali e chiedendo, attraverso alcune marce finanziate dall'impresa privata, la fine del caudillismo di Daniel Ortega ed Arnoldo Alemàn.
Il secondo gruppo è invece monopolizzato nelle sue espressioni di piazza dal Frente Sandinista e punta a mantenere una forte pressione sul governo, affinché receda dai suoi propositi di lotta aperta alle istituzioni controllate dai due partiti.
In mezzo a questa confusione vengono toccati argomenti scottanti come l'approvazione del Cafta (giovedì 8 settembre ci sarà una marcia di protesta contro il Trattato di libero commercio che riunirà tutte le organizzazioni legate al Frente Sandinista, tra cui gli studenti universitari), la crisi energetica, la non privatizzazione dell'acqua, il deterioramento ambientale, l'aumento del salario minimo, ma sempre in forma separata tra i due schieramenti e molto spesso con grandi differenze tra gli stessi due partiti per adesso alleati.
La Coordinadora Civíl (principale esponente di quella che si autodenomina società civile e che però non si sa bene chi davvero rappresenti) ha rotto gli indugi e si è lanciata nella stesura di un Decreto di Emergenza Politica che dovrebbe essere firmato dalla popolazione.
Ha iniziato proprio oggi, 7 settembre, nell'accampamento dei bananeros ammalati per il Nemagòn, invitando a una conferenza stampa per dare lettura al decreto.
Dopo la presentazione di un comunicato di "Disastro nazionale" letto da un esponente dei bananeros, in cui si attacca l'operato della Asamblea Nacional e della Corte Suprema de Justicia sul caso delle riforme costituzionali e l'operato del "Patto libero-sandinista", la rappresentante della Coordinadora Civíl, Sofia Montenegro, ha dato lettura al Decreto di Stato d'Emergenza Politica, in cui si accusano nuovamente i due Poteri dello Stato di aver effettuato riforme costituzionali illegittime in quanto "hanno rotto l'ordine democratico, violata l'armonia tra i Poteri i quali si sono subordinati agli interessi dei caudillos del Plc e del Fsln".
Nel decreto si chiede inoltre al Presidente della Repubblica di sottomettersi alla volontà del popolo nicaraguense espressa nella Costituzione politica del Nicaragua e si ordina all'Esercito e alla Polizia di proteggere la Sovranità popolare, procedendo all'elaborazione ed esecuzione di programmi di emergenza che permettano il pieno ristabilimento del diritto e della giustizia.
Inoltre si chiama la popolazione ad eseguire programmi, non ben definiti, d'emergenza e si crea il Comitato Nazionale d'Emergenza Politica, formato da "cittadini e cittadine di riconosciuta traiettoria nella lotta contro la corruzione".
Dopo la lettura si sono formate lunghe file di bananeros che, con in mano la propria carta d'identità, hanno firmato il Decreto (ma sono stati anche in molti quelli che non lo hanno fatto e che non hanno partecipato all'iniziativa).
Nonostante alcuni aspetti poco chiari del Decreto lanciato dalla Coordinadora Civíl e l'effettiva poca consistenza delle proposte, desta particolare preoccupazione il richiamo ad Esercito e Polizia per proteggere la Sovranità nazionale, cosa che si è già ascoltata da più parti e anche dalla bocca dello stesso Presidente della Repubblica.
In un paese come il Nicaragua, che ha vissuto quasi trent'anni di guerra e una dittatura sostenuta con la repressione da parte di un esercito e una polizia assassina, crea una certa preoccupazione e anche tensione l'invito quanto mai esplicito a farsi carico della crisi istituzionale nel paese.
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