Latina

Comunicato stampa

Messico: Prigioniero di Coscienza Felipe Arreaga assolto e liberato: il primo passo verso la giustizia

19 settembre 2005
Amnesty International

Amnesty International accoglie con soddisfazione la sentenza assolutoria del caso del prigioniero di coscienza Felipe Arreaga Sánchez, ambientalista fondatore della “Organización Campesina Ecologista della Sierra de Petatlán” (OCESP).

Questa decisione permette al difensore dei diritti umani Felipe Arreaga di godere finalmente in modo incondizionato della sua libertà e di tornare dalla sua famiglia dopo dieci mesi di ingiusta detenzione. Tuttavia l’organizzazione ricorda alle autorità che manca molto per garantire giustizia riguardo questo caso.

Amnesty International aggiunge che lo Stato deve ora garantire la sua sicurezza, quella di sua moglie Celsa Valdovinos e della sua famiglia, così come la sicurezza degli altri ambientalisti e difensori dei diritti umani nello Stato del Guerrero.

L’assoluzione è il frutto della determinazione di Felipe Arreaga e della sua famiglia, dei suoi avvocati e del Centro de Derechos Humanos de la Montaña Tlachinollan e della mobilitazione nazionale ed internazionale per chiedere giustizia. Tutti questi sforzi hanno fatto sì che il potere giudiziale prendesse una decisione secondo la legge e la giustizia.

Ciò nonostante Amnesty International è preoccupata per il fatto che la Procura Generale di Giustizia dello Stato si sia mantenuta ferma nell’accusa contro Felipe Arreaga senza considerare chiare prove del coinvolgimento di agenti statali nella fabbricazione delle prove di accusa.

Amnesty International ritiene che le autorità debbano approvare questa decisione giudiziale e indagare a fondo la fabbricazione delle prove e l’apparente tolleranza di questi reati da parte degli alti funzionari e autorità statali.

Questa è un’opportunità per arrivare a capo di una riforma profonda della procura di giustizia nello stato e garantire che il ministero pubblico si attivi con imparzialità e senza interessi alieni alla giustizia.

Inoltre, si deve ricordare che le autorità non hanno attuato nessuna azione per chiudere l’azione penale contro gli altri 13 campesinos ambientalisti raggiunti dallo stesso ordine di arresto che portò al processo di Felipe Arreaga.

Amnesty International sottolinea che in seguito alla assoluzione di Felipe Arreaga ci sono una serie di azioni che le autorità dovrebbero considerare:

- garantire la sicurezza di Felipe Arreaga, quella della sua famiglia e degli altri ambientalisti e difensori dei diritti umani nello Stato del Guerrero.
- garantire il risarcimento del danno a Felipe Arreaga per la detenzione e il processo infondato.
- cancellare l’ordine di comparizione contro gli altri 13 attivisti.
- implementare un’indagine esaustiva e imparziale dell’indagine originale del Ministero Pubblico riguardo al caso dell’assassinio di Abel Bautista Guillen nel 1998.
- indagare l’attacco dello scorso maggio subito da Albertano Peñaloza e la sua famiglia in cui furono assassinati due dei suoi figli, e portare i responsabile di fronte la giustizia.
- affrontare con urgenza i problemi fondamentali del municipio di Petatlán, includendo le questioni ambientali e la continua tolleranza degli abusi di potere da parte dei potenti.

Contesto:
Felipe Arreaga è stato uno dei fondatori della organizzazione della “Organización Campesina Ecologista della Sierra de Petatlán” (OCESP) e ha proseguito il suo attivismo in difesa delle foreste della Sierra nel corso degli ultimi sette anni. E’ detenuto dal novembre 2004 con l’accusa di aver commesso un omicidio avvenuto nel 1998. Altri 13 attivisti ambientalisti sono stati raggiunti dallo stesso ordine di cattura, tra di loro anche Albertano Peñaloza.

Dopo aver analizzato il caso, Amnesty International considerò che la detenzione e il processo di Felipe Arreaga erano stati una forma di rappresaglia nei suoi confronti a causa della sua lotta pacifica per evitare l’eccessivo sfruttamento del legno delle foreste della regione. L’organizzazione lo adottò come prigioniero di coscienza, chiedendo la sua immediata e incondizionata liberazione.

Già nel 1998 Amnesty International aveva adottato il caso di due membri di OCESP, Rodolfo Montiel e Teodoro Cabrera, che furono detenuti dai militari e torturati perché confessassero di aver commesso omicidi relazionati a casi di droga e traffico di armi. I due furono dichiarati colpevoli sulla base di prove false e furono adottati come prigionieri di coscienza da Amnesty International.
La pressione nazionale ed internazionale sul caso costrinse il presidente Vicente Fox a ordinare il loro rilascio nel 2001.

Note:

Traduzione di Monica Mazzoleni.

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