L’America del Sud sarà la prossima potenza mondiale
"L'altra faccia del modello di sviluppo del nord è il sottosviluppo del sud": con queste parole il presiedente venezuelano Chavez ha esordito al I Vertice dei capi di stato dell'America Latina svoltosi in Brasile alcuni giorni fa. Durante i giorni del vertice è stato proprio Chavez uno dei protagonisti principali, sia affrontando le tematiche attinenti all'integrazione di tutti gli stati sudamericani, sia concludendo accordi economici di particolare importanza con il Brasile di Lula.
In particolare, Chavez ha dichiarato con convinzione che l'America Latina potrebbe presto trasformarsi in una delle maggiori potenze mondiali se si realizzerà una vera e propria integrazione con i dodici paesi che ne fanno parte. Il presidente venezuelano è tornato a criticare pesantemente l'Alca, che gli Stati Uniti stanno riuscendo ad imporre ai paesi dell'America Centrale sotto il nome di Cafta, definito senza mezzi termini un modello economico portatore di distruzione e di sottosviluppo. Al tentativo di avanzamento dell'Alca Chavez e Lula intendono rispondere con la creazione dell'Unione Sudamericana delle Nazioni del Sud (Unasur), che già aveva mosso i suoi primi passi lo scorso 8 Dicembre a Cuzco sotto il nome di Comunità delle Nazioni Sudamericane.
"L'Unione Sudamericana delle Nazioni del Sud" – ha dichiarato Lula – "deve avvenire da un punto di vista politico, culturale e commerciale, tramite la costruzione di infrastrutture, ferrovie, ponti, strade, aeroporti che legittimino questa integrazione", che altrimenti resterebbe tale solo sulla carta.
In relazione agli incontri svolti tra il governo venezuelano e quello brasiliano, sono stati firmati cinque protocolli per quanto riguarda la raffinazione, lo sfruttamento e la produzione di idrocarburi tra la compagnie petrolifere statali dei due paesi, la Pdvsa (Petroleos de Venezuela) e la Petrobras (Petrolio Brasileiro).
Questi accordi, ratificati dal cancelliere brasiliano Celso Amorin e da quello venezuelano Alì Rodriguez, mirano a permettere lo sfruttamento delle riserve di greggio che si trovano nella zona petrolifera dell'Orinoco, denominata "Carabobo 1", e il trasporto del petrolio presso la raffineria brasiliana di Pernambuco, tuttora in costruzione. "Gli accordi in materia energetica", ha sostenuto il Presidente della Pdvsa e Ministro dell'Energia Rafael Ramirez, "rappresentano un passo significativo verso l'integrazione latinoamericana (che secondo Chavez è in pieno divenire) e servono al tempo stesso a cementare relazioni sempre più strette tra Brasile e Venezuela".
A questo proposito sono significative le dichiarazioni di amicizia e fiducia di Lula nei confronti di Chavez, la cui posizione a livello internazionale è sempre più isolata ed osteggiata apertamente dagli Stati Uniti. "Non si può dire che in Venezuela non ci sia la democrazia", ha dichiarato Lula – "anzi, si può affermare che ci sia addirittura un eccesso di democrazia". Le parole del presidente brasiliano si riferiscono principalmente alla Costituzione bolivariana, l'unica probabilmente che ha istituito un referendum revocatorio verso il presidente in carica, e che Chavez ha peraltro vinto nell'agosto 2004 (come le numerose competizioni elettorali) nonostante i tentativi evidenti di estrometterlo dalla presidenza organizzati sia dall'opposizione interna che dall'esterno.
Sia Lula che Chavez hanno infine sostenuto con forza la necessità di un futuro diverso per l'America Latina: "non vogliamo accettare che qualcuno ci dica i passi che dobbiamo intraprendere, ma intendiamo essere considerati come dei paesi sovrani, padroni di risolvere i nostri problemi. Con gli accordi firmati tra Brasile e Venezuela l'integrazione latinoamericana non è più un desiderio, ma una realtà".
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