Brasile : dopo il referendum
E' paradossale la risposta alla catastrofica situazione della sicurezza
pubblica in Brasile, di cui Sao Paulo e Rio de Janeiro sono gli esempi piu'
evidenti: lo scontento per l'insicurezza generalizzata ha fatto si' che la
maggioranza di quelli che hanno votato nel referendum del 23 ottobre abbiano
preferito non cambiare niente, lasciare tutto cosi' com'e', senza nemmeno
chiedersi se la limitazione della vendita di armi potesse diminuire gli
indici di criminalita'.
E' un luogo comune dire che i processi penali sono vinti dal miglior
avvocato, non dalla verita' sulla colpevolezza o innocenza dell'accusato.
Analogamente i processi elettorali, sempre piu' sottoposti al marketing,
fanno vincere la miglior campagna, non necessariamente il miglior candidato,
il miglior partito o il miglior programma. I brasiliani sono stati convinti
che conviene mantenere le cose come stanno. E, se saranno coerenti (speriamo
di no), compreranno armi in massa per uccidere il lattaio imprudente del
poema di Carlos Drummond de Andrade, che si arrischia ad entrare di prima
mattina nel giardino della casa per consegnare il latte.
Ha trionfato, in primo luogo, lo "schieramento della pallottola" (quelli che
mettono in pratica il motto omicida secondo cui "l'unico bandito buono e' il
bandito morto", quelli che "i diritti umani difendono solo i
delinquenti"...); ha trionfato la gente legata agli squadroni della morte,
alle politiche sistematiche di decimazione della popolazione povera,
specialmente quella nera e mulatta, col finanziamento degli imprenditori
della periferia delle grandi metropoli. Hanno trionfato quelli che ancora
pensano che "la questione sociale e' una questione di polizia" (e di
competenza dei gruppi paramilitari); hanno trionfato quelli che la pensano
come l'Udr (l'Unione democratica ruralista, organizzazione di destra dei
latifondisti), come Jorge Bornhausen (deputato conosciuto per le sue
dichiarazioni razziste), come l'Editrice Abril...
Hanno trionfato i malviventi, che potranno contare su un maggior numero di
armi comprate legalmente da rubare ai loro acquirenti per assaltarli con
esse (le statistiche dimostrano che il 75% dei crimini in Brasile sono
commessi con armi comprate legalmente e poi rubate ai loro proprietari; e'
da prevedere che con l'aumento della vendita di armi, vi sara' una
disponibilita' di armi ancora maggiore per questi malviventi).
*
Si potranno tacciare di ingenuita' o di innocuita' quelli che hanno votato
per la proibizione del commercio delle armi, ma certo non di voler
legittimare lo stato di cose presente. Certamente i movimenti sociali, i
sindacati, i movimenti per i diritti umani, la grande maggioranza dei
militanti sociali e politici legati alle cause umanitarie hanno votato per
il si'.
Dovrebbero considerare con la massima attenzione la campagna e i risultati
del referendum quelli che non credevano che ci fosse in Brasile una enorme
ondata conservatrice e reazionaria, razzista e repressiva; quelli che
infilano la testa, come struzzi, negli scontri interni alla sinistra,
spendendo la' tutta la loro energia, e si dimenticano che esiste la destra,
l'imperialismo, i gruppi armati paramilitari, l'industria delle armi, e
cosi' via; quelli che vogliono ridurre tutto allo scontro intestino di
tendenze o di gruppi dentro la stessa sinistra. Tutti costoro hanno
cooperato a che si producesse questo risultato, a questa vittoria della
destra, con la loro visione completamente errata del paese, dei rapporti di
forza tra destra e sinistra - in Brasile, nell'America Latina e nel mondo -
e delle priorita'... Per questo sono soliti rimanere al margine della
storia, incapaci di costruire alternative e incidere nel processo storico
(come invece sono state capaci di fare le grandi leadership della
sinistra... che uniscono, invece di dividere, che sanno discernere i veri
avversari e gli scontri decisivi, che sanno mettere l'ideologia al servizio
della politica e non viceversa).
Alcuni sono arrivati al punto da opporsi alla limitazione della vendita di
armi, affermando che "cio' impedirebbe al popolo di armarsi"...
Altri, con i loro infallibili occhi di lince (e con una visione degna dei
tempi della guerra fredda), hanno intravisto nel referendum "una ennesima
manovra del governo per distrarre l'opinione pubblica", e si sono assentati
dalla campagna.
E' incredibile la mancanza di solidarieta' di gente che si considera di
sinistra, ma non si identifica con la posizione del Movimento dei Sem Terra,
vittime privilegiate della Udr e dei suoi sgherri (armati mediante acquisti
nel commercio legale, come loro stessi hanno confessato).
E' incredibile la mancanza di solidarieta' con i poveri, che sono vittime
quotidiane dei massacri nella periferia delle grandi metropoli.
*
Ma non illudiamoci: l'autoritarismo socialmente radicato ha ottenuto una
grande vittoria. C'e' stata la campagna del si' condotta male, la modalita'
del voto che puo' aver ingenerato confusione, l'impegno inferiore al
necessario da parte dei partiti, dei movimenti sociali, dei militanti, degli
studenti, degli intellettuali critici; ma preso atto di tutto questo, e'
necessario che traiamo le necessarie lezioni dalla gravita' del risultato
del referendum.
E' necessario che i partiti di sinistra, i movimenti sociali, i movimenti
per i diritti umani, le chiese impegnate per al dignita' umana, i militanti
di sinistra, gli intellettuali democratici, le organizzazioni studentesche,
riflettano profondamente sul grado di isolamento delle idee e delle forze di
sinistra che il risultato di questo referendum esprime.
L'impulso democratico che c'er nella fase finale della lotta contro la
dittatura sembra essersi esaurito. Oggi quello che si nasconde in grande
parte delle menti e' definito dall'espressione rabbiosa che, in una crisi di
sincerita', Jorge Bornhausen si e' lasciato sfuggire: e' l'odio di classe
(chiamata "razza") che apprezza o che chiude gli occhi davanti alle barbarie
che la polizia e i gruppi di sterminio realizzano.
La sinistra, le forze democratiche, le persone con valori umanistici sono
state sconfitte, e il quadro che viene fuori dal referendum e' molto
pericoloso.
Il fallimento delle politiche attuali di sicurezza pubblica e l'assenza di
alternative nel campo democratico sono un alimentatore di questo
autoritarismo razzista.
Il fallimento del governo Lula nell'incarnare valori alternativi e' un'altra
fonte di disillusione, che induce la gente a cercare spiegazioni e rifugio
nelle visioni naturaliste della violenza, che fanno ricadere sui poveri il
peso piu' gravoso di esser descritti come supposti agenti della violenza,
mentre in realta' solo le sue vittime principali.
L'isolamento sociale della sinistra e' molto grande, i grandi mass-media
privati (il vero partito delle classi dominanti) formano e deformano
l'opinione pubblica a loro piacimento. I programmi sensazionalistici alla
tv, con il pretesto di chiedere giustizia per casi di violenza, in realta'
ispirano sentimenti di vendetta che moltiplicano la cultura della violenza.
Lo stesso fatto che gruppi di sinistra, che si pretendono "classisti", non
hanno accolto nel loro impegno questioni democratiche come la
regolamentazione statale del commercio delle armi, rivela come esista un
enorme campo su cui occorre ancora lavorare, anche all'interno della
sinistra.
*
L'esito negativo del referendum non cambia in termini concreti la situazione
del paese: chi comprava armi continuera' a comprarle, chi le rubava per
commettere crimini continuera' a farlo, forse aumentera' un po' il commercio
di armi.
Ma la maggior novita' e' la coscienza (della destra, ma spero anche della
sinistra) dell'enorme potenziale di autoritarismo razzista presente nella
mente di tanta gente che puo' essere sfruttato dalla destra, e deve essere
uno dei grandi temi di dibattito, confronto e presa di coscienza da parte
della sinistra.
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