Cile- Perù: la politica dello stupido
Queste e altre domande le ho sentite formulare da diversi giornalisti europei, e la netta smentita del presidente Lagos al riguardo genera tranquillità, oltre dimostrare che la moderazione esiste e in politica è possibile.
Cosa succede? Semplicemente che il governo peruviano, in una dimostrazione d’irresponsabilità e goffaggine politica, ha deciso unilateralmente di riformulare i trattati sui confini per motivi che, sebbene difficili di capire, non sono così complicati al momento di capire la sua, ancora una volta, irresponsabile utilità politica interna.
Quando i governanti, scelti democraticamente oppure attraverso brogli falliscono, ricorrono alla goffaggine e alla fellonia del patriottismo. E’ naturale che la risposta del governo cileno e dei cileni non può essere la stessa. Sedici anni di lotta contro la peggiore dittatura, contro comprovati criminali e ladri, lasciano come eredità un rispetto illimitato per la legalità e per l’intelligenza politica, per la responsabilità e il buon senso.
Il governo di Toledo è uno in più, della lunga lista di governi inefficaci e corrotti che hanno gravato sul Perú. Prova di questo sono le migliaia di peruviani che si sono visti costretti a migrare in Cile, in Spagna, in diversi paesi del mondo semplicemente per sfuggire alla miseria generata dai dilettanti e dai corrotti che si sono formati con il governo del Perú. Questa miseria genera ignoranza, si alimenta di questa, e il risultato finale si chiama patrioterio. E’ evidente che i cileni non possiamo cadere in questo.
Con la campagna per le prossime elezioni presidenziali alle battute finali, quest’assurda e irresponsabile provocazione del governo peruviano, è un regalo per la destra cilena, che ostenta il monopolio del patrioterio cileno, del’amore per la bandiera e altre forme di feticismo. Si pone allora la necessità di agire con buon senso e intelligenza, con la stessa responsabilità politica che ci ha accompagnato durante gli anni della Resistenza contro la dittatura.
Non possono e non devono esserci manifestazioni contro i peruviani e le peruviane che lavorano in Cile, e se molte volte ci sentiamo orgogliosi nel dichiarare che siamo un popolo colto, questa è l’occasione migliore per dimostrarlo.
I peruviani e le peruviane che vivono, lavorano e con il loro sforzo contribuiscono alla crescita cilena, sono vittime della stupidità e dell’incapacità dei loro governanti, degli stessi che hanno accettato senza fiatare tutti i soprusi imposti dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, per diventare parte di “quella realtà economica globale” che procura soltanto miseria ed esodi di massa delle popolazioni.
Dobbiamo esaurire le istanze internazionali, questa è una buon’occasione per dare ossigeno alle Nazioni Unite mezzo soffocata dal’unilateralità statunitense. Uno stolto cerca sempre come maestro un altro stolto. E’ quello che ha fatto Toledo imitando le decisioni unilaterali di Bush. E’ necessario pretendere che l’OEA, se ha ancora una ragione d’essere, smetta di essere un’accademia di servilismo verso gli statunitensi, e adotti delle risoluzioni chiare e di messa in opera immediata. Nonostante si rischi che Insulza perda il suo posto di lavoro, si deve pretendere dall’OEA una risoluzione chiara e inappellabile.
Toledo, in un gesto supremo d’irresponsabilità destinato ad essere ricordato, ha generato un problema che, di certo, i gruppi più ignoranti e incivili del Perú, possono dargli il tempo per finire un mandato la cui unica caratteristica è stata quella di affondare ancora di più il suo paese. E in Cile può generare il risorgere dei tarlati stendardi che, macchiati dal sangue cileno, sono indegni e meritano soltanto disprezzo.
Questo problema lo risolve la società civile, il senso civico, l’atteggiamento civilizzato di fronte ai demagoghi capaci di pronunciare la parola guerra senza tremare.
Non possiamo dimenticare che una pallottola non ha bandiera, semplicemente uccide. Una tonnellata di merluzzo del Pacifico portato a tavola a Madrid o a Parigi non vale una vita. Le onde del mare non saranno né più forti né più deboli secondo la sovranità di turno. Quello che qui interessa è il rispetto della legalità internazionale, degli accordi e dei protocolli sui confini accettati da entrambe le parti assieme ai garanti internazionali.
Questo è, solo ed esclusivamente, un problema in più, che deve risolvere la società civile.
Tradotto da Alejandra Bariviera per www.peacelink.it
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