Nicaragua: il colpo di spugna
Dopo l'approvazione della Ley Marco (che rinvia l'entrata in vigore delle riforme istituzionali approvate all'inizio del 2005 dall'alleanza tra il Frente Sandinista e il Partido Liberal) e l'improvviso accordo tra il Segretario del Fsln, Daniel Ortega e il Presidente Enrique Bolaños, il clima tra le varie Istituzioni dello Stato si é in parte rasserenato ed è stato trovato un primo accordo per l'approvazione di una serie di leggi che permetteranno al Nicaragua di rispettare gli accordi con il Fondo Monetario Internazionale (che "frutteranno" circa 520 milioni di dollari in prestiti) e di accedere alla Cuenta del Milenio, con relativo esborso da parte degli Stati Uniti di circa 170 milioni di dollari.
Il clima politico comincia però a risentire dell'avvicinarsi delle prossime elezioni presidenziali previste per il 2006.
La strategia del Frente Sandinista continua ad essere quella di mantenere diviso il voto antisandinista e quindi, dopo mesi di alleanza con il Plc di Arnoldo Alemán, sono evidenti i tentativi di creare un clima di dialogo e di distensione con il Governo e con i possibili pre candidati filo governativi.
Il Partido Liberal Constitucionalista (Plc), rimasto escluso dall'accordo Ortega-Bolaños, obbligato a votare a favore della Ley Marco, orfano dell'alleanza con il Fsln e non ultimo, "spaventato" dagli attacchi dell'amministrazione Bush nei suoi confronti, ha cercato un riavvicinamento con gli altri partiti autodenominati "democratici" ed ha assicurato al Governo il pieno e totale appoggio per l'approvazione in Parlamento delle leggi pro FMI.
L'obiettivo principale resta però quello della libertà del proprio leader Alemán e mentre da un lato accoglie la proposta di elezioni primarie per scegliere il candidato da opporre a Ortega (con metodi però ben diversi da quelli proposti dagli altri settori della destra nicaraguense), dall'altra spinge per una Legge di Amnistia che salverebbe tutti quei funzionari pubblici che hanno commesso reati legati allo svolgimento delle proprie funzioni dal 1996 (anno dell'elezione di Alemán) ad oggi.
In pratica un "borrón y cuenta nueva", un colpo di spugna inaccettabile e già apparentemente rifiutato dal Fsln e dallo stesso Governo.
Proprio per recuperare il terreno perduto in termini di immagine e di forza politica nelle scorse settimane, il Partido Liberal ha cercato di far approvare le leggi introdotte dal Governo in Parlamento, scavalcando l'accordo Ortega-Bolaños che prevedeva la loro discussione all'interno del Dialogo Nazionale per trovare un accordo congiunto.
Nei giorni precedenti, infatti, il Segretario del Fsln aveva già dichiarato che il Frente Sandinista avrebbe appoggiato le nuove leggi, ma che non avrebbe accettato tutte le imposizioni del Fondo Monetario che, oltre a voler decidere l'impostazione economica del paese, voleva adesso intervenire anche sugli ammontari destinati ai vari settori dello Stato.
La ripresa del Dialogo Nazionale, in cui le varie forze politiche e il Governo si proponevano quindi questo obiettivo di consenso, è invece stata l'occasione per affilare le armi e scontrarsi su tematiche molto delicate davanti a tutta la stampa nazionale.
Durante il suo intervento, il deputato sandinista Bayardo Arce ha chiesto pubblicamente al Plc di ritirare il Progetto di Legge di Amnistia (ascolta prossimamente su www.itanica.org ).
"Per amore al popolo chiedo al Plc di ritirare questo progetto di Amnistia che dice: si decreta e concede amplia e incondizionata amnistia a favore delle autorità, funzionari e impiegati pubblici attuali cosí come ad ex autorità, ex funzionari e impiegati dell'amministrazione pubblica dei Poteri dello Stato, di qualsiasi categoria, ruolo o gerarchia e anche per qualsiasi altra persona coinvolta con essi come autori o partecipanti nell'aver commesso od omesso i seguenti delitti: frode, malversazione di fondi pubblici, peculato, associazione e istigazione a delinquere, riciclaggio di denaro derivante da attività illecite, delitti legati ai processi elettorali.
La Policia Nacional, il Pubblico Ministero, la Procura della Repubblica e qualsiasi altra istanza amministrativa, così come i Tribunali del Potere Giudiziario che hanno iniziato o che stanno per iniziare indagini criminali o amministrative, che stanno conducendo processi di tipo penale o amministrativo o qualsiasi altra azione contro persone beneficiate da questa Legge, dovranno sospenderlo, archiviarlo e ordinare l'immediata libertà dei detenuti, processati, sentenziati con o senza una sentenza definitiva...".
La risposta da parte del Partido Liberal non si è fatta attendere, accusando i sandinisti di utilizzare questi argomenti per sviare dall'obiettivo principale del Dialogo e di essere i principali corrotti con la Piñata dell'inizio degli anni 90.
Dopo più di due ore e mezza di scontro, che nulla aveva a che fare con il Dialogo Nazionale, la situazione si è ricomposta ed alla fine si sono raggiunti alcuni accordi, tra cui definire una Commissione che preparerà una agenda dei lavori del Dialogo, fissare per il 22 novembre la data ultima per poter approvare il Bilancio della Repubblica per il 2006, fissare una serie di incontri della Commissione per affrontare, con la presenza del Fmi, le varie leggi da approvare in Parlamento entro il 15 novembre.
Particolarmente scottante è il tema del Bilancio del 2006.
Il Fmi preme per una riduzione del deficit fiscale al 1,5 per cento del prodotto Interno Lordo (Pil), cosa che nemmeno in Europa se la possono sognare, ma soprattutto che per arrivare a questo risultato si dovrà restringere ancora una volta la Spesa pubblica.
Un primo grande ostacolo è rappresentato dall'ormai famoso 6 per cento che la Costituzione destina alle Università e che il Governo vuole ridurre al 4,5%.
Questa decisione, se non corretta, potrebbe generare nuovamente la reazione del Consejo Nacional de Universidades (Cnu) e degli stessi studenti, riproponendo le proteste e gli scontri di ogni anno.
Alla situazione già di per sé delicata e con le elezioni alle porte, si aggiungono anche le continue e costanti intromissioni da parte del Governo statunitense che, dopo aver salutato con entusiasmo l'accordo Ortega-Bolaños, attraverso il suo ambasciatore, Paul Trivelli (forse il peggiore in assoluto negli ultimi 15 anni), ha dichiarato che "gli Stati Uniti si aspettano delle elezioni libere e giuste, senza errori tecnici come schede nulle o alterate che contribuiscano all'instabilità del paese. Le istituzioni elettorali in Nicaragua non rispettano ancora la primordiale importanza e il ruolo dei votanti all'interno di una democrazia. Per questo, la collaborazione e il monitoraggio nazionale ed internazionale deve essere presente durante tutto il processo elettorale. Il Consejo Supremo Electoral ha l'obbligo di cooperare con questa presenza affinché si garantisca il diritto al voto, che è l'espressione più alta della libertà democratica in Nicaragua".
Ha poi toccato ancora una volta temi che violano la libertà e la sovranità di un Paese libero ed indipendente, ma purtroppo queste affermazioni passano ogni giorno sempre più inosservate, quasi fosse ormai normale che un diplomatico di un Paese straniero possa fare aperta campagna elettorale contro o a favore di un partito o coalizione.
"Le elezioni del 2006 incarneranno la scelta tra un modello di governo fallimentare e sconfitto (quello del Fsln), i partiti di destra e un modello di Stato democratico moderno; tra lo stile di governo caudillesco del XX secolo e le nuove opportunità del XXI secolo.
Queste elezioni rappresentano il futuro di questa nazione e darà a tutti i nicaraguensi l'opportunità di prendere decisioni vere.
Il governo sandinista è stato un governo oppressore e con una gestione economica disastrosa, mentre dal 1990 il Nicaragua ha avuto una crescita media del 3 per cento annuo ed ora ci saranno anche gli effetti del Cafta.
Non c'è bisogno di ricordarvi della massiccia violazione ai diritti umani, le restrizioni alle libertà basiche, il servizio militare obbligatorio, le confische, il mercato nero, l'iperinflazione e la svalutazione della moneta.
Dobbiamo continuare a ricordare queste cose alla gente, giorno dopo giorno, affinché guardi con ottimismo al futuro e rifiuti i modelli fallimentari del passato".
A queste violente dichiarazioni di un governo che dovrebbe guardare maggiormente a ciò che succede all'interno dei propri confini, Daniel Ortega ha risposto con la minaccia di una protesta ufficiale alla Organizzazione degli Stati Americani per ingerenze dirette sulle politiche di uno Stato sovrano.
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