Libertà di stampa in Argentina?
“Da luglio e agosto stanno succedendo delle strane cose a casa mia, mi hanno lasciato dei proiettili davanti alla porta, poi hanno dipinto una svastica, ci sono anche delle macchine che girano in continuazioni, telefonate anonime. Ho ricevuto anche una denuncia civile da parte di una delle persone citate nel libro, che ha comportato la confisca del mio stipendio”.
Nel suo libro, Saravia parla specificamente delle attività che si svolgevano all’interno del Dipartimento d’Intelligence della Polizia, conosciuto come D-2, nella sede del Cabildo Storico di Cordoba.
“Questo personaggio è un militare, che lavorava insieme (alla D-2) ma afferma che non ha fatto parte di questi gruppi, che l’ho calunniato, che ho macchiato il suo buon nome e il suo onore”, disse Saravia durante un’intervista a Radio Universidad (Ndt: Radio Università di Cordoba).
La D-2 era una dipendenza della polizia che agiva negli anni di piombo come centro clandestino di carcerazione e tortura che, a quanto pare, dipendeva dal Terzo Corpo dell’Esercito del quale era a capo il repressore Luciano Benjamín Menéndez.
Il giornalista Saravia, che lavora anche a “La Voz del Interior”, ha ricevuto ieri l’appoggio e la solidarietà dei suoi colleghi e il Circolo Sindacale della Stampa (Cispren) ha comunicato il suo ripudio per l’accaduto.
In un suo comunicato il Cispren dice: “Il 23 luglio scorso, degli sconosciuti hanno lasciato 10 proiettili davanti alla porta della casa di Saravia. Giorni dopo ricevette diverse intimidazioni, come la presenza di macchine davanti al suo domicilio, scritte sulla casa stessa e la comparsa di animali morti nel suo cortile”.
“Inoltre, continua a ricevere telefonate minacciose, ingiurie, musica funebre, silenzi e urla”. “Questi fatti intimidatori sono avvenuti nello stesso momento che Saravia riceveva quattro lettere da altrettante persone citate nel suo libro, tutte vincolate al Terzo Corpo dell’Esercito, in particolare alla figura dell’ex generale Luciano Benjamín Menéndez”.
Il comunicato aggiunge che: “Le lettere, nelle quali Saravia era minacciato con l’avvio di procedure legali, sono state inviate da Luis Alberto Manzanelli, Luis Gustavo Diedrich, José Hugo Herrera e Ricardo Lardone, tutti detenuti e accusati di diversi delitti di lesa umanità”.
Tradotto da Alejandra Bariviera per www.peacelink.it
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