Cosa sta succedendo in Brasile?
Questa è la domanda che ci fanno molti amici dall’estero. Si preoccupano per le notizie che quasi quotidiamente circulano su casi di corruzione nel governo del presidente Lula e su una crisi del Partito dei lavoratori, il più grande partito di sinistra in Brasile. Molte di queste notizie sono purtroppo vere, ma quel che sta succedendo in Brasile supera per gravità le denunce su episodi di corruzione che colpiscono il governo e i politici di sinistra.
I movimenti sociali in generale, le chiese e Via Campesina del Brasile, in particolare, hanno partecipato ai dibattiti degli ultimi mesi per capire meglio e spiegare ai nostri militanti quel che realmente sta succedendo.
La nostra interpretazione comune è che il Brasile sta vivendo una profonda e grave crisi.
- Una crisi economica, perchè il governo attuale porta avanti le politiche neoliberiste che si caratterizzano per il fatto di garantire alti profitti al capitale finanziario nazionale e internazionale e ai gruppi oligarchici che si occupano di esportazione. L’economia continua ad essere dipendente dagli interessi del capitale straniero e non risponde alle necessità della popolazione. I tassi di crescita sono chiaramente inferiori a quelli dei paesi vicini e alla media mondiale.
- E c’è una evidente crisi sociale, poichè tutti gli indicatori relativi alle condizioni di vita sono peggiorati. In primo luogo, quello relativo al diritto al lavoro, che viene negato a 12 milioni di disoccupati e a 15 milioni id sottoccupati nel settore informale. Complessivamente, 27 milioni di lavoratori potenziali, all’interno di una popolazione di 184 milioni, stanno fuori dal sistema produttivo. La riforma agraria resta una promessa, e le risorse pubbliche che dovrebbero essere investite nel settore sanitario, in quello dell’educazione e in vari altri settori, sono destinate prioritariamente al pagamento del debito. Quest’anno il governo destinerà più di 60 miliardi del bilamcio federale a pagare gli interessi del debito pubblico, e nonostante questo il debito continuerà a crescere.
- Abbiamo affrontato anche una crisi politica che la corruzione a portato a galla: il 92% della popolazione brasiliana non riconosce rappresentatività, nè legittimità ai politici. Le elezioni sono solo giochi formali che non hanno a che fare con gli interessi del popolo.
- E esiste una crisi ideologica nella società che si manifesta in un riflusso del movimento delle masse, nella apatia sociale, in una impressionante inattività delle forze sociali organizzate e nella mancanza di discussioni sui modi di trovare vie d’uscita da una situazione critica che si aggrava sempre di più tanto a causa della situazione storica ereditata da 15 anni di neoliberismo, sia per i gravi errori commessi dal governo di Lula e dal Pt.
Il governo ha puntato sulla governabilità e ha posizionato tutte le fiches nell’alleanza con i settori conservatori. Si è illuso pensando che il capitale finanziario lo avrebbe aiutato mantenere la sua politica economica. Ha favorito la stampa conservatrice con una abbondante pubblicità ufficiale. Il governo Lula si è completamente sbagliato. Ha fatto tutto quello che la destra voleva e, nonostante questo, tutti i settori della destra stanno all’opposizione e lavorano per distruggerlo moralmente, politicamente e elettoralmente e riprendersi il governo nel 2006. E’ necessario che la sinistra faccia un’autocritica profonda sui suoi metodi di lavoro. Non sto parlando di corruzione, ma piuttosto del fatto che la sinistra, in generale, ha abbandonato la lotta ideologica in cambio della illusione del governo. Ha scambiato il lavoro militante e volontario con mansioni retribuite e lo spirito di servizio con la contesa per gli incarichi. Ha lasciato da parte un progetto di cambiamenti sociali in cambio della vanità dello stare nel governo. Forse, in un autoinganno collettivo, molti si erano convinti che la lotta di classe era finita, sostituita dalla competizione tra gruppi corporativi nella quale si sarebbe imposto il più esperto. Purtroppo la sinistra brasiliana è ancora lontana dal percepire la necessità di una vera autocritica. Le recenti elezioni interne del PT dimostrano questo, poichè non ci sono stati cambiamenti. Di fronte ad un quadro così pessimista, gli amici stranieri di domanderanno, qual è allora, la via d’uscita? L’uscita da una crisi così grave e profonda come quella che stiamo descrivendo, sarà inevitabilmente lunga e richiederà molta energia sociale.
Stiamo lavorando, noi movimenti sociali, con l’idea che la vera via d’uscita non si trava nel governo nè nel calendario elettorale, che dobbiamo accumulare forze popolari, realizzare un lavoro ampio e permanente di coscientizzazione delle basi e della organizzazione popolare, stimolando tutti i tipi di lotte sociali per ottenere, nel medio periodo, una nuova emersione del movimento delle masse.
A fine ottobre abbiamo realizzato a Brasilia una assemblea popolare che ha riunito pià di 8 mila militanti sociali di tutto il Paese. Parallelamente stiamo intensificando i corsi di formazione dei militanti, così come dobbiamo ampliare il dibattito in vista della costruzione di un nuovo progetto popolare per il Brasile.
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