Nicaragua: un 2006 ad alta tensione
Dopo l'approvazione del Bilancio Generale della Repubblica, che in pratica ha congelato i salari del settore pubblico ed ha rispettato fin nei minimi dettagli le imposizioni politico-economiche del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), i lavoratori e le lavoratrici del settore sanitario e istruzione hanno continuato le loro proteste contro il governo e lo stesso Fmi ed hanno promesso che se non si arriverà a una modifica del Bilancio per inserire gli aumenti salariali, l'inizio del 2006 sarà molto "caldo".
Durante il Congresso dell'Associazione Nazionale dei Maestri del Nicaragua (Anden), i delegati di tutto il paese hanno deciso di chiedere una riforma al Bilancio per includere ulteriori 100 milioni di cordobas, da aggiungere ai 133 milioni già approvati in concetto di salari.
Con questa riforma, i maestri nicaraguensi avrebbero un aumento mensile di circa 350 cordobas (20 dollari).
Attualmente un maestro guadagna una media di 1800-2000 cordobas (105-115 dollari), una miseria di fronte alla media centroamericana che si aggira sui 300 dollari mensili.
Il Congresso ha inoltre deciso di bloccare il prossimo anno scolastico (febbraio 2006), come già avvenuto quest'anno, nel caso in cui non venisse approvato l'aumento richiesto.
Le imposizioni del Fondo Monetario hanno avuto anche un altro successo nei confronti dei Municipi.
Ancora una volta, come in occasione dell'approvazione del Bilancio della Repubblica, i gruppi parlamentari della destra nicaraguense si sono uniti ed hanno approvato il progetto di legge presentato dal Governo, per impedire che nel 2007 venisse trasferito il 10 per cento del Bilancio stesso ai Municipi.
Nonostante l'opposizione del Frente Sandinista e le promesse fatte ai sindaci poco meno di un mese fa dal Partido Liberal, è stato deciso che l'aumento dal 6 per cento attuale al 10 per cento, si verificherà gradualmente (1 per cento annuo) e si concluderà solo nel 2010, dietro il trasferimento di competenze che attualmente sono a carico del Governo.
Il Fmi ha inoltre iniziato a premere per un'ulteriore riforma al Codice Tributario, con la quale permettere l'eliminazione del segreto bancario in caso di indagini della Direzione Generale degli Ingressi (DGI) su un contribuente e inserire l'obbligo di un deposito di garanzia quando un contribuente vorrà ricorrere contro una misura adottata dalla DGI.
Sanità allo sbaraglio
Dopo oltre tre settimane di sciopero nazionale, il settore sanitario continua ad essere diviso sulle richieste e sui metodi di lotta.
I lavoratori della sanità aggruppati nel sindacato Fetsalud hanno nuovamente protestato, questa volta di fronte agli uffici del Fondo Monetario ed hanno chiesto una riforma al Bilancio appena approvato per includere ulteriori 400 milioni di cordobas per gli aumenti salariali e per l'acquisto di medicine e attrezzature per i fatiscenti ospedali nicaraguensi.
Secondo Fetsalud, l'aumento deciso dal governo e dai deputati della destra nicaraguense (circa il 15 per cento) è ridicolo e non risolve in nessun modo i gravi problemi del settore e quelli di sopravvivenza dei lavoratori e lavoratrici che continuano a guadagnare poco più di 100 dollari al mese.
La proposta è quindi quella di un aumento uguale per tutto il settore sanitario (medici compresi) e che arrivi almeno al 60 per cento.
La Federazione Medica, invece, continua a voler negoziare a parte un aumento per i propri affiliati di oltre il 140 per cento e questa posizione ha chiaramente indebolito l'effettività della lotta e delle negoziazioni con il Ministero della Sanità.
Da parte sua, la Ministra della sanità, Margarita Gurdiàn, ha più volte chiesto al Ministro del lavoro di dichiarare illegale lo sciopero, misura necessaria per poter iniziare a trattenere gli stipendi agli scioperanti e a poter licenziare i principali leader della protesta.
In cerca di una soluzione definitiva, i membri di Fetsalud hanno attenuato lo sciopero, iniziando a riprogrammare le visite, mentre i medici continuano il blocco totale degli interventi chirurgici e delle visite mediche.
Il dramma del Aids
Mentre il settore sanitario si dibatte nella miseria e nell'abbandono più totale, la giornata del 1 dicembre è stata l'occasione per parlare nuovamente del dramma del Aids, che sembra passare inosservato durante tutto l'arco dell'anno.
Varie associazioni che lavorano nella lotta contro l'Aids hanno fatto sentire la loro voce per informare sulla drammatica situazione delle migliaia di persone che devono convivere con questa malattia.
I dati riportano che dal 1987 ad oggi sono diventate quasi 2 mila le persone che convivono con il HIV o che hanno già sviluppato la malattia.
Nel 1998 si scoprivano 4 nuove persone al mese portatrici del HIV, mentre oggi sono 1, 15 al giorno.
Il 79 per cento sono persone con un 'età compresa tra i 20 e i 40 anni e quasi il 8 per cento ha tra i 10 e i 19 anni.
Se paragoniamo questi dati statistici con quelli dei paesi vicini o con le stime mondiali, essi non sembrano essere molto rilevanti. Bisogna però prendere in considerazione il fatto che sono stime ufficiali e che difficilmente riportano la reale portata del fenomeno, dato che molte persone temono la discriminazione e non rilevano la propria condizione o semplicemente, non effettuano il test.
Secondo la Commissione nazionale di lotta contro l'AIDS, alcuni dei principali fattori di diffusione derivano dal fatto che "le ed i nicaraguensi adolescenti, giovani ed adulti hanno poco percezione del rischio personale per l'inizio dei rapporti sessuali in giovane età, le relazioni sessuali occasionali o con più coppie e di una vita sessuale senza la protezione di un preservativo.
E' importante ricordare che l'AIDS non ha religione, razza, colore, ideologia, età o situazione sociale, ed è un problema di tutti e tutte. Non è un problema di un gruppo sociale, ma di un atteggiamento sessuale a rischio".
Durante un atto governativo per celebrare la giornata del 1 dicembre, Arely Cano, presidentessa di AsonSida, ha preso il microfono nonostante non le fosse stato concesso di prendere la parola ed ha reclamato al Governo la lentezza e il disinteresse di fronte a questo fenomeno.
"Mi fa stare male vedere che si voglia impedire un intervento da parte delle persone che convivono con il HIV. Chiediamo che tutti i presenti riflettano sul fatto che la presenza di oggi di tutte queste personalità non si debba limitare al 1 dicembre, ma che debba continuare facendosi carico seriamente dell'epidemia del HIV/Aids.
E' ora di dare una risposta concreta, di mettere a disposizione le risorse economiche necessarie. Le soluzioni a metà non servono.
Ci vuole una risposta nazionale articolata che permetta l'accesso universale ai prodotti antiretrovirali, un'assistenza medica umanizzata e l'efficienza e il rispetto della protezione e promozione dei diritti umani da parte dello Stato, diminuire la discriminazione, ma la cosa più importante è NIENTE PER NOI SENZA DI NOI".
Attualmente delle questi 2 mila persone portatrici del HIV, solo 400 hanno accesso alle medicine necessarie.
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