Brasile: richiesta di appoggio per i sem terra del Maranhao
Da circa un mese e mezzo sta avvenendo l’ennesimo conflitto di terra in questo misterioso Brasile, ricchissimo e profondamente ingiusto. Questa rivendicazione, che la CPT della Diocesi di Grajaú sta accompagnando assieme al Sindacato drei contadini di Presidente Dutra, é relativa ad una fazenda localizzata tra i Comuni di Tuntum e Barra do Corda, piú o meno nella zona centrale dello Stato del Maranhão, indicato come uno dei due stati piú poveri del Brasile. La storia di questo conflitto é relativamente antica; risale a circa 5 anni fa, quando alcune famiglie nullatenenti della periferia di Presidente Dutra cominciarono ad organizzarsi rivendicando la disapropriazione di una grande proprietá della famiglia dell’ex Presidente João Goulart. Viste le difficoltá burocratiche, ma soprattutto politiche di tale esproprio, l’allora goverantrice Roseana Sarney incamminó il gruppo nella rivendicazione della fazenda attualmente in questione. Questa é un’area di poco piú di 11.754 ettari, che era proprietá della OLS, un’impresa pernambucana sorta all’epoca del programma pro-alcool, finanziato e sostenuto dall’allora regime militare, per sostenere la produzione di alcool combustibile a seguito delle prime crisi petrolifere degli anni settanta. Di fatto per un tempo funzionó all’interno della fazenda una fabbrica per la produzione di alcool. All’inizio degli anni novanta, con la caduta di interesse per l’alcool e per i mutati interessi economici dell’azienda, sia la piantagione di canna da zucchero, che gli impianti per la produzione dell’alcool furono semplicemente abbandonati e i segni dell’abbandono sono attualmente ben visibili. Infine va’detto che da anni la proprietá é pignorata, per gli ingenti debiti contratti con il Governo Federale; ovvero qualsiasi cittadino normale avrebbe giá perso i suoi diritti su questa proprietá. Da un anno e mezzo circa la fazenda é stata acquistata da un altro gruppo del Mato Grosso, sempre legato alla produzione della canna, ma l’acquisto fa solo parte della strategia finanziaria del gruppo. Infatti questi nuovi prorpietari non hanno mai manifestato una reale intenzione produttiva; infatti per il momento si sono solo limitati a seminare solo pochi ettari per produrre la semente della canna al fine sia di ottenere qualcuno degli abbondanti finanziamenti governativi a sostegno dell’agricoltura industriale, sia per complicare giuridicamente il processo di esproprio al fine di realizzare la Riforma Agraria. Chiaro segnale di questo gioco perverso é l’ultima relazione di un funzionario dell’INCRA, l’ente preposto a tutte le procedure della Riforma Agraria; infatti questa relazione lascia aperta la possibilitá di un reinizio delle attivitá produttive nell’area contesa, quando é a tutti nota la strategia sopra esposta.
Il numero di famiglie, che ha partecipato di questo processo a vari livelli, é di circa 250 famiglie; mentre le famiglie di fatto installate nell’accampamento sono circa una sessantina. L’accampamento é stato montato sulle terre demaniali comprese tra la recinzione della fazenda e la BR 226, che collega Presidente Dutra a Barra do Corda. Il gruppo non s’identifica con nessuna entitá che lotta per la Riforma Agraria; é sorto spontaneamente in una delle tante periferie abbandonate di questo Brasile. Nell’evolversi del processo il gruppo ha stretto rapporti di collaborazione sempre piú stretti con il Sindacato dei contadini di Presidente Dutra e, ultimamente, con la CPT di Grajaú. Settimana scorsa, a partire dal giorno 13 di Dicembre, il coordinatore del gruppo, esasperato per il disinteresse generale delle autoritá preposte, ha iniziato un sciopero della fame davanti alla Cattedrale di S. Luis; a seguito delle pressioni molto forti della famiglia e di vari collaboratori, nonché della promessa di un incontro multilaterale per sbloccare la situazione, lo sciopero della fame é stato sospeso; ma la sua intenzione é di ricominciare, qualora le trattative non sortissero alcun esito. Purtroppo, secondo una strategia ben collaudata, le varie autoritá fanno leva sul fattore tempo, nonché sui disagi della vita accampata, per far sí che anche questo ennesimo tentativo finisca in un nulla di fatto.
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