Haiti: Préval, il candidato del popolo
Dopo più di una settimana d'attesa spasmodica dal voto del 7 febbraio scorso, l'ex presidente René Préval è stato proclamato vincitore con una maggioranza risicata del 51,5%, che gli permette comunque di evitare il ballottaggio con Leslie Manigat, il candidato preferito dalla borghesia locale. L'annuncio fatto dalla Commissione elettorale provvisoria e ripetuto solennemente da Gerard Latortue, primo ministro in carica, ha messo fine ad una crisi che sembrava riportare l'isola sull'orlo della guerra civile, con accuse di brogli e manifestazioni di piazza sfociate in barricate, devastazioni e scontri nel centro di Port au Prince che hanno fatto un paio di morti e decine di feriti. Sebbene non possa essere paragonato al boliviano Evo Morales e tanto meno a Hugo Chavez o a Fidel castro, è indubbio che il sessantatreenne René Préval, laureato in agronomia all'università belga di Lovanio, rappresenti meglio di chiunque altro la maggioranza miserabile del popolo e soprattutto sia l'uomo più vicino a Bertrand Aristide, in esilio in Sud Africa, dopo essere stato cacciato da un golpe sponsorizzato dagli Usa e la Francia. La vittoria di Préval era già prevedibile lo stesso giorno del voto, vedendo le file immense e ordinate ai seggi composte dagli haitiani poveri e neri. L'affluenza al voto ha rischiato di mandare in tilt la stessa macchina elettorale, cogliendo di sorpresa gli osservatori internazionali e i novemila caschi blu dell'Onu, in maggioranza brasiliani e giordani. Nei giorni successivi però il successo era stato messo in dubbio da un'improvvisa e inspiegabile diminuzione della percentuale di voti per Préval (dal 67 al 49%) che ha insospettito e spinto alla mobilitazione i suoi sostenitori. Da qui le manifestazioni che hanno invaso le strade dei rioni bene, quelli in collina oltre a Pétionville e Kescoff, per dirigersi verso l'esclusivo hotel Montana, che ospitava il Consiglio elettorale provvisorio, da dove venivano diffusi quotidianamente i dati dello scrutinio elettorale. A sorpresa ieri è invece arrivato l'annuncio della vittoria di Préval, proclamata dopo la decisione di eliminare dal conteggio ottantacinquemila schede bianche (cioè il 4% dei due milioni e duecentomila voti validi) facendo scattare per lui la maggioranza assoluta. Le ambasciate presenti nella capitale sembrano tirare un sospiro di sollievo, convinti che Préval possa riportare Haiti ad una stabilità che non conosce da anni. Anche gli Usa hanno fatto sapere di non avere nessun problema con il nuovo presidente, dimostrando di non voler ripetere gli errori fatti ad esempio in Bolivia, con una campagna quanto mai controproducente contro Evo Morales. Ben altro sentimento esprime la borghesia locale, bianca o mulatta, che ha accusato Préval di rimanere comunista, com'era in gioventù, di essere il mandante delle bande armate che hanno difeso fino all'ultimo Bertrand Aristides e di preparare il ritorno dall'esilio dell'ex prete presidente. Mentre nei quartieri bene è calato un silenzio di tomba, all'annuncio della vittoria del cosiddetto "candidato del popolo" sono cominciati i festeggiamenti da parte di una moltitudine nera che inneggia a "Preval prezidan". Anche se per ora non si segnalano incidenti, è prevedibile che la baldoria durerà poco, soprattutto per il nuovo presidente che si troverà di fronte ai problemi di sempre e dovrà scegliere se sfidare ancora gli interessi dei potenti, haitiani e non, per rendere il suo paese miserabile almeno un pò meno ingiusto socialmente.
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