Colombia: I paramilitari provano a riciclarsi in Parlamento
"Siamo figli di persone che hanno affrontato la persecuzione, il genocidio, il terrore e l'esilio per l'appartenenza ad organizzazioni politiche e sociali impegnate a trasformare questo paese. Invitiamo i cittadini colombiani a non votare per coloro che sono legati ai paramilitari e che oggi appaiono di fronte all'opinione pubblica come candidati legittimi dell'onda di morte e corruzione che continua ad essere presente nel nostro paese".
E' stata questa coraggiosa dichiarazione a segnare, a pochi giorni delle elezioni legislative del 12 marzo, la prima apparizione pubblica del gruppo "Hijas e Hijos", figli dei militanti di Unión Patriótica e dei sindacalisti che hanno pagato a caro prezzo l'evolversi della "guerra sporca" colombiana e del terrorismo di stato legittimato dal presidente Uribe. L'appello è nato in seguito alla candidatura al Senato di Muriel Benito-Revollo, tra gli altri, nelle file dell'uribista Partito Conservatore in vista delle elezioni in programma domenica. "Benito-Revollo, spiega a www.ipsnoticias.net Ivan Cepeda, "fu eletta nel 2002 con il sostegno attivo di uno dei capi dei paramilitari delle Auc (Autodefensas Unidas de Colombia) che minacciarono ripetutamente la popolazione di San Onofre (nel dipartimento di Sucre). Nel caso in cui gli abitanti non l'avessero eletta, alcuni cittadini scelti a caso sarebbero stati uccisi dai paramilitari insieme a due consiglieri comunali della città". La denuncia di Cepeda, figlio del giornalista e senatore Manuel Cepeda (ucciso nel nel 1994 come la maggior parte degli iscritti a Unión Patriótica) è servita all'associazione "Hijas e Hijos" per trovare il coraggio di denunciare la presenza dei paramilitari all'interno dello schieramento conservatore, ma anche alla organizzazione non governativa "Nuevo Arco Iris" per tracciare una mappa dell'influenza delle Auc che infesta il territorio andino: sembra infatti che la campagna elettorale della candidata Benito-Revollo stavolta abbia condizionato l'arrivo dell'acqua potabile a San Onofre ad una sua eventuale elezione.
Questo episodio dimostra in modo chiaro come la smobilitazione dei paramilitari sia soltanto di facciata poiché da un lato depongono le armi, ma dall'altro tentano di entrare in Parlamento continuando nelle loro azioni fatte di minacce e sopraffazioni. L'ultima consegna delle armi da parte di oltre duemila combattenti del Bloque Norte avvenuta pochi giorni fa ha fatto dichiarare all'alto commissario per la pace Restrepo che "si è concluso un vasto processo che serve a consolidare in maniera decisiva e significativa la ricerca della pace in Colombia", ma in realtà i principali responsabili coinvolti nei crimini di giornalisti, attivisti per i diritti umani, sindacalisti ancora non sono stati estromessi dagli incarichi pubblichi, mentre i sondaggi in vista delle presidenziali di maggio continuano a dare come favorito l'attuale presidente Uribe.
Se la questione dei paramilitari sembra lontana dal risolversi, non va meglio per quanto riguarda i guerriglieri delle Farc (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia). Se è vero che le sparizioni forzate e il 70% dei crimini di guerra sono stati commessi dalle Auc, è altrettanto condannabile la politica degli assassinii condotta dai guerriglieri. Nelle ultime sue settimane le Farc hanno ucciso nove deputati municipali e attaccato un autobus in cui ci sono stati nove morti e undici feriti, tra cui una bambina di nove anni. Oltre a condannare l'episodio definendolo "ingiustificabile", la Federazione dei diritti umani (Fidh) ha giustamente fatto notare come le vittime di questo assalto siano stati principalmente campesinos e piccoli commercianti, segno "dell'imbarbarimento del conflitto armato di cui soffre la Colombia". Sembra invece aprirsi un piccolo spiraglio ad opera dell'Eln (Ejército de Liberacion Nacional), che sta rispettando la tregua dichiarata durante il periodo elettorale che culminerà con le elezioni di domani: "l'Eln (composto da circa 4500 combattenti) guarda ai candidati impegnati per la pace e disposti ad appoggiare le trasformazioni che il paese richiede”, hanno dichiarato i vertici del gruppo guerrigliero, impegnati da dicembre in negoziati a L'Avana con il governo Uribe.
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