Latina

Brasile: tutti gli avversari del presidente


E`già bagarre tra i partiti dell`opposizione a sei mesi da elezioni che ridisegneranno la mappa del potere politico
13 aprile 2006
Andrea Zeccato
Fonte: Musilbrasil

Nel prossimo mese di ottobre il Brasile eleggerà il presidente della Repubblica, governatori e deputati dei 26 stati e del Distretto federale e i parlamentari del Congresso (513 deputati e 81 senatori). Si concluderà quindi il mandato quadriennale del presidente Inácio Lula da Silva - primo esponente di un partito progressista (il Pt) a giungere alla più alta carica dello stato - e di tutti gli altri eletti nell’ottobre 2002. Essendo possibile presentarsi una sola volta per ottenere la rielezione, è quasi certo che il presidente uscente chiederà al popolo un secondo mandato, anche se finora non
vi è ancora stata una dichiarazione ufficiale in tal senso.

Quella del 2006 è la quinta elezione diretta del presidente del Brasile, dopo la fine della dittatura militare (1985). Infatti il centrista Tancredo Neves (Pmdb), primo presidente dell’attuale fase costituzionale (detta “Nova Republica”), fu eletto indirettamente.
Il presidente Inácio Lula dopo la vittoria alle presidenziali del 2002
Sfortunatamente Neves non riuscì a entrare in carica a causa di una malattia che lo colpì prima del giuramento, conducendolo poi alla morte e a lui subentrò il vice José Sarney (Pds). Nel 1990, 1994, 1998 e, appunto, nel 2002 si svolsero invece elezioni presidenziali dirette. Fernando Collor de Mello (Prn) s’impose al ballottaggio nel 1990, Fernando Henrique Cardoso (Psdb) fu eletto per due volte consecutive (1994 e 1998), rispettivamente al secondo e al primo turno. Mentre nel 2002 Luiz Inácio `Lula` da Silva, dopo le tre sconfitte subite negli anni 90, si è riscattato ottenendo nel ballottaggio contro José Serra (Psdb) il miglior risultato nella storia elettorale brasiliana (61,27%). Per completezza, va ricordato che in questo periodo c’è stato anche un altro presidente: Itamar Augusto Cautiero Franco (subentrato a Collor, dimessosi a causa di impeachment nel 1992).

Come detto in precedenza, quattro anni fa prevalse il binomio presidente-vicepresidente formato da Lula e da José Alencar, i quali contavano sull’appoggio di Psb, PcdB e di alcune formazioni minori, oltre che su quello dei partiti di appartenzenza (Pt e Pl). Al ballottaggio fu sconfitta l’alleanza fra Psdb e Pmdb, che sosteneva l’ex-ministro della Sanità José Serra. Al primo turno si erano pure presentati - senza successo - anche Anthony Garotinho (Psb), Ciro Gomes (per la coalizione Pps, Pdt e Ptb) e due candidati di partiti di estrema sinistra. Per quanto concerne lo scenario di quest’anno, va detto che fin dagli ultimi mesi del 2005 sono iniziate le grandi manovre in vista dell’importantissimo appuntamento elettorale, che in pratica ridisegnerà la mappa del potere politico in Brasile. Ancora una volta, come nel 2002, la competizione sarà condizionata da una decisione giurisprudenziale. L’oggetto del contendere è la regola della «verticalizzazione» delle alleanze elettorali.
i.

Questa regola prevede che se, a livello nazionale, un partito presenta un candidato alla presidenza della Repubblica, a livello statale (elezioni dei governatori) potrà stipulare alleanze o con partiti che appoggiano il suo candidato presidente o con partiti che non concorrono con un proprio esponente al Planalto (sede della presidenza della Repubblica, ndr). Nel 2002 la verticalizzazione aveva prodotto un singolare risultato: il Pfl, che all’epoca aveva il maggior numero di deputati, non presentò un proprio candidato e non aderì quindi ad alcuna coalizione nazionale; di conseguenza, nelle elezioni dei governatori strinse alleanze differenti da stato a stato. Viceversa, Psdb e Pmdb si coalizzarono, sostenendo José Serra alla presidenza della Repubblica e quindi furono costretti a ripetere l’alleanza nei vari stati. Analogamente si comportarono (sul versante di sinista dello schieramento) Pt, Psb e PcdoB, sostenitori di Lula e alleati a livello locale.

Appare interessante riassumere la questione della verticalizzazione, poiché indubbiamente segnala quanto in Brasile, dopo oltre venti anni dalla fine della dittatura, le regole del gioco - in materia elettorale - non sono del tutto chiare e, per ciò stesso, soggette a grandi mutamenti ad opera di un soggetto terzo, ovvero il potere giudiziario, chiamato frequentemente a pronunciarsi sulle leggi contestate. Il tutto inizia da una poco chiara norma elettorale, secondo cui - per concorrere alle elezioni maggioritarie (ovvero alla presidenza della Repubblica e al Senato), a quelle proporzionali (deputati federali e statuali) o a entrambe - i partiti possono collegarsi «nella stessa circoscrizione».
Inácio Lula con l`ex presidente del Brasile, Fernando Henrique Cardoso
Quando, nel 1998, fu chiesto al Supremo tribunale elettorale (in Brasile esiste anche una magistratura competente in tal senso) di chiarire che cosa si intendesse per circoscrizione, la risposta fu che la norma faceva riferimento alle alleanze elettorali negli
stati.

Da questa interpretazione derivava la conseguenza che ciascun partito poteva formare una coalizione per concorrere alla presidenza della Repubblica e, allo stesso tempo, differenti altre per le elezioni dei governatori dei singoli Stati. Di nuovo interpellato nel 2002, a seguito di istanza presentata da Miro Teixeira (all’epoca deputato del Pdt), il Tribunale mutò interpretazione, allargando l’ambito circoscrizionale all’intera nazione. Era nata la regola della “verticalizzazione” delle alleanze elettorali. Ovviamente la decisione non fu accolta con unanime consenso fra i partiti: il Pt e i suoi alleati, da un lato, il Pfl, dall’altro, ricorsero al Supremo tribunale federale (in pratica, l’equivalente della nostra Corte costituzionale). Fu però facile per i giudici del massimo organo giurisdizionale brasiliano rigettare i ricorsi di incostituzionalità, evidenziando che il tribunale elettorale aveva soltanto interpretato una norma e non ne aveva creata una nuova.

In vista dell’appuntamento elettorale del 2006, alcuni partiti si sono mossi per eliminare in via legislativa la regola della verticalizzazione: in particolare Pmdb, Pl e Ptb, vale a dire formazioni politiche che solo grazie alla strategia delle «mani libere» possono sperare di massimizzare i risultati elettorali. Nello scorso febbraio il Congresso ha così approvato una modifica alla Costituzione, con la quale si è cancellata la verticalizzazione. Ma la vertenza non è affatto chiusa perché il Supremo tribunale federale, a seguito di un’azione di incostituzionalità promossa dall’Ordine degli avvocati, ha deciso che per le elezioni del prossimo ottobre sarà ancora vigente tale regola, mentre non varrà più nel 2010. La decisione è stata motivata con il ritardo del Congresso nel votare la modifica costituzionale. Infatti la Costituzione proibisce mutamenti in materia elettorale quando manca meno di un anno allo svolgimento della consultazione interessata dalla modifica.

Questa situazione complica in particolare la strategia del Pmdb, tipico partito di correnti con molti capi locali, ma privo di un leader nazionale in grado di intercettare il consenso necessario per essere eletto al Planalto. Pertanto se il Pmdb vorrà presentare un proprio candidato presidente, si precluderà la strada delle differenti alleanze a livello locale e, di conseguenza, dovrà rinunciare alla conferma di parecchi governatori. E’ chiaro, infatti, che, in quest’ipotesi, il partito centrista non potrà coalizzarsi nei singoli Stati né con il Pt (che di certo, anche se Lula dovesse non ripresentarsi, concorrerà al Planalto con un proprio candidato), né con il Psdb (che come si può leggere nell’articolo qui accanto ha appena scelto Alckmin come candidato alla presidenza delle Repubblica), né con il Psol (partito di recente formazione, che ha nella senatrice Heloisa Helena il proprio leader), né con il Pps o il Pdt (se decideranno di puntare, rispettivamente su Roberto Feire e Cristovam Buarque). Al contrario, se non si presenterà alle presidenziali, continuerà ad avere le mani libere per cercare alleati in ogni stato e puntare così a confermarsi come il partito con il maggior numero di governatori.

Va però aggiunto che quest’anno la conferma della regola della verticalizzazione produrrà effetti maggiori rispetto al passato, perché nel frattempo è stata introdotta una significativa novità: i partiti che non conseguiranno almeno il cinque per cento dei voti nelle elezioni per Senado e Câmara, non avranno accesso al finanziamento pubblico e non avranno neppure diritto a spazi televisivi gratuiti. E’ facile quindi immaginare che i partiti minori, per sopravvivere, dovranno rinunciare a presentare propri candidati al Planalto cercando inoltre di coalizzarsi fra loro, oppure aderire alle alleanze formate dai partiti maggiori attorno ai due (o al massimo tre) possibili competitori. Circa le formazioni maggiori, è altrettanto facile prevedere che, per quanto riguarda l’opposizione, si avrà una coalizione fra Pfl e Psdb, mentre il Pt - indubbiamente prostrato dagli scandali emersi nel 2005 - sarà impossibilitato a ripresentarsi all’elettorato alla testa dell’ampio cartello di formazioni politiche che appoggiò Lula nel ballottaggio del 2002. Qualora il presidente in carica si presentasse di nuovo, potrà pertanto contare, se la situazione resterà quella attuale, sull’appoggio del PcdoB e del neonato Pmr (Partido municipalista renovador) di José Alencar. Il quadro dei competitori dovrebbe poi completarsi con un candidato del Pps e, forse, uno del Pdt.

Discorso a parte fa fatto per il Pmdb. Non è certo un caso se, pur essendo tra le forze politiche più presenti nel Paese e pur godendo di un gran numero di eletti nei consigli comunali e nelle assemblee statuali, il Pmdb non sia mai riuscito a produrre un leader in grado di candidarsi alle presidenziali con qualche possibilità di successo. Nella attuale legislatura più volte il partito è stato attraversato dal conflitto fra un’ala filogovernativa (capeggiata dal senatore alagoano Renan Calheiros, presidente del Senado e dal suo predecessore José Sarney) e una antigovernativa comprendente i sette governatori in carica e due ex-governatori: Anthony Garotinho (RJ) e Orestes Quércia (SP). Il presidente, Michel Temer ha spesso assunto un ruolo di mediatore, pur essendo contrario alla partecipazione del partito al governo. La spaccatura resta anche in campagna elettorale e, come si è detto, la decisione del Supremo tribunale federale circa la regola della verticalizzazione mette ancora più in difficoltà il partito centrista, con Calheiros e una parte dei dirigenti che propendono per l’alleanza con Lula, chiedendo in cambio di designare il vicegovernatore e di avere l’appoggio del Pt in molti Stati. Al contrario, l’ala antigovernativa vorrebbe esprimere un proprio candidato al Planalto da scegliersi fra i due esponenti del partito che finora sono usciti allo scoperto: l’ex-governatore dello Stato di Rio, Anthony Garotinho e quello in carica nel Rio Grande del Sud, Germano Rigotto.

Per scegliere fra i due erano state previste una sorta di primarie del Pmdb, ma l’ala filogovernativa è riuscita a bloccarne l’effettuazione, ricorrendo al Supremo tribunale di giustizia. A questo punto, nello scorso mese di marzo, l`ala antigovernativa ha deciso di svolgere una consultazione, che è stata definita «informale» dal presidente del partito, Michel Temer. L’esito è stato favorevole a Garotinho, preferito a Rigotto dai rappresentanti del Pmdb convenuti a Brasilia. I votanti esprimevano voti differenziati, calcolati in relazione alla rappresentatività del partito nei vari stati e quindi il risultato numerico della consultazione è stato differente rispetto a quello percentuale. Rigotto ha infatti ottenuto la maggioranza dei consensi in termini assoluti, ma Garotinho è stato proclamato vincitore, avendo riportato il 56,6 per cento dei consensi, valutati in base al criterio prima menzionato. I rappresentanti di alcuni Stati (Alagoas, Amapá, Maranhão, Bahia e Pará), legati all’ala filogovernativa e favorevoli a presentarsi alle prossime elezioni insieme a Lula, non hanno partecipato al voto. Inoltre Rigotto, contestando il criterio di proporzionalità adottato nella circostanza, non ha aderito alla proposta conciliativa di Garotinho, il quale intendeva chiedere all’assemblea di dichiarare entrambi vincitori.

Chiunque sia il designato del Pmdb, sul suo cammino già si profila lo scoglio di una eventuale convocazione straordinaria del congresso che l`ala filogovernativa vorrebbe far tenere all’inizio di aprile, nonostante a giugno sia previsto il congresso ordinario del partito. In ogni caso, il Pmdb avrà due precandidati alla presidenza della Repubblica e soltanto a giugno, si potrà forse sapere se il partito presenterà un proprio candidato o se aderirà all’alleanza che punta alla conferma di Lula, fatti sempre salvi ricorsi alla magistratura, che nel Pmdb non sono affatto da escludersi. In pratica ciò vuol dire che Anthony William Matheus de Oliveira, più noto come Garotinho, non è ancora sicuro di essere in corsa per il Planalto. Nato nel 1960 a Campos, città situata a circa 280 chilometri da Rio de Janeiro, a 15 anni ottiene un impiego come conduttore e giornalista radiofonico. In breve tempo diventa famoso con il soprannome garotinho (ovvero ragazzino) a causa della sua statura e successivamente deciderà di aggiungerlo ufficialmente al proprio cognome. Recordman di quella che in Brasile, con espressione colorita chiamano infidelidade partidaria, ovvero del «cambio di casacca», Garotinho inizia la carriera politica sotto l’influenza dell’antico Pcb (Partito comunista brasiliano) di ideologia marxista-leninista. Il suo primo partito è però il Pt, per il quale si candida come consigliere comunale a Campos, nel 1982. L’esito è positivo in termini di preferenze, ma Garotinho non sarà eletto per mancanza di quorum della sua lista. Risultato migliore ottiene nel 1986 (elezione al parlamento di Rio con il record di preferenze).

Nel frattempo l’ex-conduttore radiofonico aveva lasciato il Pt per aderire al Pdt del carismatico Leonel Brizola, di cui sarebbe divenuto in breve il delfino politico. Nel 1988, dopo una dura campagna elettorale condotta contro i potentati locali legati all’industria zuccheriera, Garotinho assume la carica di sindaco di Campos. Dopo aver collaborato al governo di Rio con Brizola, nel 1994 tenta il grande salto e si presenta come suo sucessore. L’esito non è favorevole per pochi voti, ma il giovane fluminense dimostra di poter competere anche per traguardi ambiziosi. Proprio nel corso di quella campagna elettorale accade un episodio che cambierà la vita di Garotinho e che avrà ripercussione anche sulla sua carriera politica. Mentre si reca a un comizio, il candidato governatore subisce un gravissimo incidente automobilistico. Durante il ricovero in ospedale dichiara di aver ricevuto una sorta di chiamata divina e questo fatto lo induce a meditare sulle proprie convinzioni di ateo e marxista fino a farlo aderire a una Chiesa presbiteriana. Per nulla abbattuto dalla sconfitta del 1994, Garotinho torna a fare politica a livello locale ed è rieletto sindaco della sua città nel 1996 (con il 74% dei voti). A capo di un’ampia coalizione di centrosinistra (formata da Pdt, Pt, Psb, PcdoB e Pcb) nel 1998 si presenta alle elezioni per lo Stato di Rio, riscattando la sconfitta precedente. Nel 2000, però, il delfino del Pdt entra in conflitto con Brizola e aderisce al Psb. La permanenza in quest’ultimo partito è però breve e Garotinho approda al Pmdb, diventandone presidente per lo Stato di Rio e uno dei leader nazionali più influenti. Sposato con Rosângela Matheus, che attualmente è governatrice dello Stato di Rio, Garotinho e sua moglie sono spesso criticati per la commistione fra politica e religione (entrambi si professano non solo evangelici ma anche creazionisti) che spesso caratterizza le loro scelte politiche.

L’avversario interno di Garotinho è, come detto in precedenza, Germano Antônio Rigotto, governatore del Rio Grande del Sud. Nato a Caxias do Sul nel 1949, da famiglia di chiare origini italiane, ha iniziato a occuparsi di politica fin da studente, quando frequentava la facoltà di odontoiatria. Laureatosi nel 1975, ha frequentato anche la facoltà di Diritto, ottenendo un`altra laurea. Nel 1976 si candida per il Mdb nelle elezioni municipali della sua città natale, risultando eletto con il maggior numero di voti. Segnalatosi per il suo lavoro di consigliere comunale, si presenta alle elezioni del proprio stato nel 1982, ottenendo un lusinghiero risultato. Rieletto nel 1986, diventa capogruppo del Pmdb (nome assunto dal Mdb dopo la caduta della dittatura) e collabora con il governo presieduto da Pedro Simon. Del 1990 è l`elezione al Congresso, con successive conferme nel 1994 e 1998, ottenendo sempre un alto numero di preferenze. Come deputato federale è stato capogruppo del Pmdb e leader dello schieramento di maggioranza dal 1995 al 1997. Nel 2002 Rigotto si candida con successo alla carica di governatore, capeggiando la coalizione formata da Pmdb, Psdb e Phs. Come detto in precedenza, attualmente il politico di Caxias do Sul non è il candidato del Pmdb, ma - stante la situazione del partito - i giochi non sono ancora fatti ed egli potrebbe ancora vantare qualche speranza nella lotta interna contro Garotinho.

Se nel 2002, in presenza della regola della verticalizzazione i candidati al Planalto furono sei (contro i dodici del 1998), è lecito attendersi che quest’anno non si vada molto oltre, anche in virtù delle nuove disposizioni in tema di accesso al finanziamento pubblico e propaganda televisiva, che dovrebbero non solo ridurre il numero dei candidati, ma anche favorire le aggregazioni fra i partiti. E’ però probabile che restino in lizza fino al termine alcuni candidati espressioni di formazioni che si collocano alle estreme e sono nettamente caratterizzate sotto il profilo ideologico. Si tratta principalmente di due: la senatrice Heloisa Helena (Psol) e il deputato Eneas Carneiro (Prona). Ad essi dovrebbe aggiungersi un rappresentante del Pco, partito di estrema sinistra che già nel 2002 corse, con esito decisamente negativo, per la presidenza. Heloísa Helena Lima de Moraes Carvalho, alagoana, è nata nel 1962, laureata in Scienze infermieristiche, è stata docente presso l’Università federale di Alagoas. Inizia la carriera politica nel movimento studentesco e successivamente diventa rappresentante sindacale degli insegnanti. Nel 1992 ottiene un significativo successo elettorale, assumendo l’incarico di vicesindaco di Maceió, capitale alagoana, in rappresentanza della coalizione Psb-Pt.

A far scalpore, in quell’occasione, è la prima sconfitta inflitta dalle formazioni progressiste alle oligarchie dello Stato nordestino. Due anni dopo Helena è deputato statuale e nel 1998 diventa la prima donna senatrice dell’Alagoas. Al Senado si segnala per la lotta contro la politica economica di Cardoso, che bolla con il termine di «neoliberista» poiché volta a smantellare le conquiste sociali ottenute dai brasiliani negli ultimi decenni. Confermata senatrice nel 2002, ben presto entra in rotta di collisione con il governo Lula, giudicato anch’esso troppo incline alla linea neoliberista e con il Pt, che abbandona nel 2004, quando fonda il Psol (Partito socialismo e liberdade), a cui hanno aderito altri dissidenti di sinistra del Pt. Da sempre vicina al movimento `Sem terra` e protagonista di molte battaglie sociali, la combattiva senatrice, ormai nota in tutto il Paese per la sua attività a favore dei movimenti sindacali, rurali e indigenisti e per la sua implacabile lotta alla corruzione e alla violenza, sa bene che essere eletta alla presidenza del Brasile è compito quasi proibitivo, ma ha deciso di provarci e di certo lo farà con la grinta che le è riconosciuta.

Enéas Ferreira Carneiro, leader e fondatore nel 1989 del reazionario Prona (Partido da reedificação da ordem nacional), divenne famoso in tutto il Brasile in occasione delle prime elezioni presidenziali dopo la fine della dittatura, tenutesi nello stesso anno. In base alla legge allora vigente il neonato partito - che fin da allora puntava su istanze ultranazionaliste e integraliste - aveva diritto a pochi secondi di propaganda televisiva, ma Caneiro seppe sfruttarli al meglio, presentandosi con una lunga barba e occhiali molto spessi, ma soprattutto concludendo ogni appello all’elettorato con la stessa frase (divenuta in breve notissima): «meu nome é Enéas». Nato a Rio Branco (Acre) nel 1938, laureato in medicina, Enéas (com’è ormai chiamato da tutti) in quell’occasione ottenne oltre 360 mila voti. Si candidò anche nel 1994 e addirittura giunse al terzo posto, superando politici di lungo corso, come Quercia e Brizola. Meno bene andò quattro anni dopo, quando perse circa due terzi dei voti ottenuti in precedenza. Forse anche a causa di questa esperienza negativa, nel 2002 il fondatore del Prona ha desistito dall’obiettivo maggiore, candidandosi come deputato a São Paulo. La scelta si è dimostrata valida, poiché Enéas è stato eletto con oltre un milione e settecentomila voti di preferenza.

Infine è necessario menzionare altri due possibili candidati: Roberto Freire (Pps) e Cristovam Buarque (Pdt). Al momento entrambi hanno esplicitamente dichiarato che concorreranno per il Planalto, ma da qui ad ottobre potrebbero cambiare molte cose e non sono escluse desistenze, soprattutto in considerazione delle alleanze che i rispettivi partiti riusciranno a stringere a livello locale. Roberto João Pereira Freire è nato a Recife, capitale del Pernambuco, nel 1942. Attualmente è presidente nazionale del Pps e si è già candidato alla presidenza del Brasile nel 1989, per il Pcb, ottenendo poco più dell’uno per cento dei voti. Freire vanta una lunga militanza politica, iniziata nel 1972, quando partecipò senza fortuna all’elezione comunale di Olinda (città vicina a Recife). Due anni dopo fu eletto deputato statuale per il Mdb e in quello scorcio finale della dittatura militare si segnalò in virtù della sua intransigente lotta per il ritorno alla democrazia. Esponente della sinistra brasiliana, Freire è stato deputato federale per cinque mandati consecutivi (tra il 1979 e il 1994), senatore dal 1995 al 2003 e poi di nuovo deputato nel 2003. Dopo la caduta del Muro di Berlino e i fatti ad essa conseguenti, Freire lascia il Pcb e dal 1992 fa parte del Pps, di cui è stato uno dei fondatori. Quattro anni fa è stato tra gli artefici dell’elezione di Lula, ma nel corso della legislatura ha criticato le scelte di politica economica del governo fino a distaccarsi progressivamente da esso. Nasce da qui la candidatura di Freire alla presidenza della Repubblica, anche se è necessario che il Pps formi una coalizione (si parla di contatti con il Pv e con lo stesso Pdt) per poter dare qualche chance al proprio presidente.

Cristovam Buarque, senatore pernambucano, è nato nel 1943. Ingegnere, economista e docente universitario, è stato governatore del Pt nel Distretto federale (1995-1998), divenendo famoso per aver istituito un innovativo programma per favorire l’inclusione scolastica dei bambini appartenenti a famiglie economicamente disagiate. Chiamato da Lula al governo nel gennaio 2003, ha ricoperto l’incarico di ministro dell’Educazione per un anno. Come altri esponenti del Pt, anche Buarque ha però contestato la politica economica del governo e lasciato il partito, aderendo dal 2005 al Pdt, del quale potrebbe essere il candidato ufficiale al Planalto.

Note: http://musibrasil.net/vsl_art.asp?id=1434

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