Messico: Berlusconi docet
S'infiamma la campagna elettorale in vista delle elezioni del 2 luglio. Colpi bassi contro il candidato del centro-sinistra, favorito. E una nuova legge che fa di Televisa una sorta di Mediaset messicana. Dove alla destra tutto è permesso
Entrata in vigore pochi giorni fa, la nuova legge che regolamenta le concessioni radiotelevisive in Messico è così scandalosamente monopolistica da meritarsi il nomignolo di Ley Televisa. C'è anche chi la chiama "la legge delle tre T", perché concede la quasi totalità dell'etere e delle telecomunicazioni a Televisa e TvAzteca - le due superemittenti che esercitavano già un monopolio di fatto - insieme a Telmex, la compagnia telefonica e di servizi di proprietà del multimiliardario Carlos Slim.
Con questo golpe mediatico - una sorta di legge Gasparri in salsa messicana - che sta già provocando ampie proteste della società civile, i due maggiori partiti - il Pri, che scalpita per tornare al potere, e il Pan, il partito dell'estrema destra cattolica e del presidente Fox - credono di poter dominare la campagna elettorale, ormai sulla retta finale. Il 2 luglio, si vota per la presidenza della repubblica e l'intero Congresso bicamerale e il candidato del centro-sinistra, Andrés Manuel Lopez Obrador del Prd, continua in testa alle preferenze, provocando le reazioni scomposte dei suoi avversari.
In un clima preelettorale arroventato la guerra per gli spazi tv rimanda alla recente campagna elettorale in Italia e alla furibonda offensiva di Berlusconi e delle sue televisioni. Il Pri e il Pan, i cui candidati non riescono a decollare, ricorrono a qualsiasi bassezza pur di rosicchiare qualche punto al popolarissimo Amlo. I tentativi di vincolare il candidato del Prd a Hugo Chavez, insinuando l'esistenza di finanziamenti occulti, hanno già provocato una protesta diplomatica da parte del Venezuela. Ma i colpi bassi non finiscono qui e la «guerra degli spot» continua imperterrita, senza che l'Ife, l'Instituto federal electoral, muova un dito per fermarla.
L'ultimo episodio è stato un volgare attacco alla nota scrittrice e giornalista Elena Poniatowska Amor, che appoggia la campagna di Amlo come consulente per le politiche culturali. Di fronte alle denunce calunniose di Pri e Pan - una serie di spot in cui si afferma che l'amministrazione di Città del Messico, sotto la gestione di Lopez Obrador, si era indebitata per realizzare le grandi opere e l'assistenza agli anziani -, Elena Poniatowska ha registrato un messaggio televisivo in cui difende l'ex-sindaco e invita i contendenti a non ricorrere alla diffamazione e alla menzogna.
Il Pan non ha trovato di meglio che rispondere all'invito della scrittrice, nota per patrocinare le migliori cause sociali, con nuovi spot che la attaccano e cercano di ridicolizzarla. Gli artefici di questa propaganda goebbelsiana, che continua a sfornare calunnie, a disprezzare gli intellettuali e la cultura e a presentare Amlo come «un pericolo per il Messico», non prevedevano la massiccia reazione della società civile, che sta inondando di proteste le pagine di giornali e radio.
E non si tratta solo di difendere l'amatissima Poniatowska, un simbolo della libertà di espressione e del valore civico, ma anche di denunciare l'incultura e l'aggressività del Pan, definito un «partito di trogloditi fascistoidi».
Ora però, con la nuova Ley Televisa, che viola apertamente varie norme costituzionali e supera addirittura la concentrazione berlusconiana, i due maggiori partiti hanno aggiunto un'arma potentissima al loro arsenale. Sebbene lo stesso Prd, il partito di Lopez Obrador, ne abbia favorito l'approvazione alla Camera nel dicembre scorso - dicendo poi che si è trattato di «un errore» - nello stesso senato si sta formando un nucleo oppositore che aggrega parlamentari di tutti i partiti. Anche se, come si dice, a toro pasado, si vuole sottoporre la nuova legislazione al vaglio delle massime istanze giudiziarie. E, fuori, cominciano le manifestazioni.
Ieri, di fronte alla sede di Televisa, in una dimostrazione apartitica organizzata dall'attore e produttore teatrale Luis Cisneros, i manifestanti hanno distrutto due televisori, in protesta per una legge che crea «una dittatura dell'etere» e condanna a morte tutte le emittenti pubbliche, culturali e comunitarie. Va detto, per inciso, che la programmazione del duopolio, esteso anche alle frequenze radiofoniche, è già adesso una delle più diseducative e idiotizzanti del mondo. Mediaset, in confronto, è una televisione di qualità. Tanto per dare un'idea.
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