Latina

Nicaragua : verso lo sciopero generale alla Parmalat


Intervista con Luis Navarro - Segretario Generale del sindacato aziendale "Armando Llanes" della Parmalat
26 aprile 2006
Giorgio Trucchi
Fonte: Rel-Uita


Lo scorso 7 marzo 2006, il sindacato "Armando Llanes" della Parmalat Centroamérica S.A., dopo uno sciopero generale di tre giorni in difesa dei diritti lavorativi, salariali e sindacali dei lavoratori, firmò un Accordo con l'impresa di capitale italiano radicata in Nicaragua ed il Ministero dal Lavoro (MITRAB).
Il documento conteneva vari punti che dovevano essere affrontati e risolti in date stabilite dall'Accordo stesso, tra essi la liquidazione e la nuova assunzione di quattro lavoratori licenziati, la revisione di più di trenta casi per i quali l'impresa aveva chiesto al MITRAB l'autorizzazione per il loro licenziamento e la revisione di vari articoli del Contratto Collettivo, che non è ancora stato firmato dai lavoratori.
E' importante ricordare che il sindacato aziendale aveva già presentato la sua Piattaforma Rivendicativa ed aveva lavorato con l'impresa per definire tutte le clausole che integreranno il Contratto Collettivo. Queste clausole sono già state firmate dall'impresa, ma il sindacato non si è ancora presentato al Ministero del Lavoro per firmare e certificare il Contratto Collettivo, in quanto l'articolo 376 del Codice del Lavoro stabilisce che tutti i firmatari della Piattaforma Rivendicativa sono protetti fino alla firma del Contratto Collettivo e non possono essere licenziati in base all'articolo 45 (licenziamenti senza giusta causa).
Il timore dei lavoratori era che, una volta firmato il Contratto Collettivo, sarebbe iniziata una persecuzione nei confronti degli affiliati al sindacato e una serie di licenziamenti a tappeto
Secondo Luis Navarro, Segretario Generale del sindacato aziendale, "l'impresa e il MITRAB si sarebbero accordati per certificare le varie clausole già discusse con noi e per farle passare come Contratto Collettivo, lasciando così i lavoratori senza protezione. Stavano in pratica convertendo il Contratto Collettivo in uno strumento per sterminare il sindacato".

La situazione torna ora ad essere esplosiva per l'inadempimento da parte dell'impresa di quanto firmato negli Accordi del 7 marzo 2006.
SIREL-UITA ha conversato con Luis Navarro per conoscere i dettagli del nuovo conflitto.

Che cosa è successo dopo la firma degli accordi?
Nei giorni successivi alla firma degli accordi, nell'impresa c'era molta tensione perché la sua dirigenza aveva dovuto ingoiare un boccone molto amaro.
Nonostante l'atteggiamento ostile dell'impresa, i lavoratori avevano fiducia che la situazione si sarebbe risolta e normalizzata, ma dopo un mese e mezzo dalla firma degli accordi, l'impresa non ha rispettato nulla di quanto aveva firmato e siamo entrati in una nuova tappa di scontro con il Direttore Generale di Parmalat, il Dr. Vincenzo Borgogna.

Quali sono i punti che non hanno rispettato?
Praticamente non ne hanno rispettato nemmeno uno.
Uno dei punti era che ci saremmo dovuti riunire con l'impresa per affrontare vari aspetti del Contratto Collettivo.
Ci siamo presentati alla riunione con gli avvocati dell'impresa e con la responsabile delle Risorse Umane e ci hanno detto che si sospendeva qualsiasi negoziazione fino a che il sindacato non avesse firmato una specie di Contratto Collettivo che l'impresa aveva preparato con il Ministero del Lavoro (MITRAB).
Noi non abbiamo ancora firmato né certificato il Contratto Collettivo, perché immediatamente dopo si sarebbe scatenata una rappresaglia brutale contro i nostri affiliati e non lo firmeremo fino a che non vedremo che effettivamente si normalizza la situazione e ci garantiscono la stabilità lavorativa per i lavoratori e lavoratrici.
Per noi era assurdo che l'impresa arrivasse a questa riunione con un atteggiamento offensivo ed aggressivo e dettando le condizioni, per cui la riunione è stata sospesa.

Qual è stata la reazione del sindacato?
Abbiamo iniziato a studiare la possibilità di un nuovo sciopero generale, ma questa volta coinvolgendo il MITRAB affinché venga dichiarato legale e per questo motivo dobbiamo dimostrare che la repressione lavorativa, salariale e sindacale si è mantenuta anche dopo la protesta di marzo e la firma degli accordi.

Qual è l'iter affinché il MITRAB dichiari un sciopero legale?
Per poter cominciare un sciopero generale che goda dell'autorizzazione del MITRAB bisogna seguire un procedimento specifico e la prima tappa è chiedere per iscritto una riunione con il direttore dell'impresa.
Dopo avere richiesto la riunione, si passa alla denuncia pubblica attraverso i mezzi di comunicazione e successivamente si va ad una Assemblea Generale per dichiarare lo sciopero.
A questa Assemblea si invitano formalmente e per iscritto i rappresentanti del MITRAB e la dirigenza dell'impresa e si presentano le motivazioni per le quali si vuole dichiarare lo sciopero generale e ci deve essere l'approvazione per maggioranza del 50 per cento più uno dei lavoratori.

A che punto siete dell'iter per dichiarare lo sciopero?
Mercoledì 12 aprile abbiamo richiesto una riunione con il Dr. Borgogna e ce l'ha concessa per il giorno successivo. Mancavano pochi giorni alle vacanze di Pasqua (Semana Santa) e sabato se ne sarebbe andato in ferie.
Giovedì 13 aprile ci siamo riuniti con il Dr. Borgogna, il quale si è dimostrato disposto ad ascoltare le nostre proposte.
Ci ha detto che era disposto a risolvere i problemi e che voleva un clima di tranquillità nell'impresa e che i problemi dovevamo affrontarli direttamente con lui.
Ci ha anche chiesto che le informazioni non uscissero dall'impresa e dal Nicaragua e ci ha detto che non voleva che queste notizie dei conflitti arrivassero in Italia, perché nel suo paese era un anno elettorale e che era meglio che non si parlasse di quanto stava succedendo in Nicaragua.
Alla fine della riunione ci ha promesso che ci saremmo riuniti nuovamente dopo le vacanze di Pasqua.
Prima delle vacanze ci siamo però resi conto che Borgogna aveva già firmato la liquidazione dei quattro lavoratori licenziati a marzo, ma senza lasciare disposizioni per la loro riassunzione, come stipulato negli accordi del 7 marzo.
Questa è una prima violazione degli accordi, perché la loro riassunzione era prevista per il 1 aprile.

Vi siete già riuniti dopo le vacanze?
Non è stato possibile e sembra che il Dr. Borgogna si stia nascondendo da noi.
Come ti ho detto dovevamo riunirci dopo le vacanze, ma il 25 aprile la responsabile delle Risorse Umane ci ha convocati a una riunione in cui ci ha chiaramente detto che Borgogna non c'era e che non si sapeva quando sarebbe tornato.
Ci ha inoltre comunicato che si sospendeva la riunione del 2 maggio, in cui si doveva affrontare e verificare la situazione della Area di Vendita e questa è un'altra violazione agli accordi.

Come valuta la situazione?
Mi sembra che l'impresa stia cercando di far stancare psicologicamente i lavoratori e che si prepari a un nuovo scontro.
Nel mio caso, da quando si sono firmati gli accordi non mi hanno più concesso i permessi sindacali ai quali ho diritto.
Credo che ci troviamo di fronte a due possibilità: o l'impresa rispetta gli accordi e la situazione torna alla normalità o inizia nuovamente a sfidare i lavoratori per vedere se siamo nelle condizioni di dichiarare un nuovo sciopero generale e in questo caso, la situazione può diventare molto difficile per l'impresa.
Mi sembra che per come è fatto, il Dr. Borgogna non vuole rispettare gli impegni con i lavoratori.
Ci ha fatto lavorare durante tutte le vacanze, compreso la domenica di Pasqua ed invece di pagarci doppio, come prevede il Codice del Lavoro per i giorni festivi, ci ha pagato la giornata normale e fa sempre così.
C'è gente che non ha mai fatto ferie durante il 2005 e quando ha controllato la propria situazione, si è accorta che all'impresa risultava che le ferie era già state utilizzate. In pratica gliele hanno rubate.
Ci sono molte irregolarità e violazioni ai diritti dei lavoratori.
La settimana scorsa è arrivato all'impresa il Dr. Enrique Zamora, Presidente Esecutivo del Gruppo Lafise che controlla il 49 per cento delle azioni di Parmalat Centroamérica S.A. e la Direzione Finanziaria dell'impresa ed ha voluto parlare con i lavoratori per sapere cosa stava succedendo.
Noi stiamo anche preparando una denuncia che presenteremo all'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL).

Avete già informato il Ministero del Lavoro della situazione?
Dopo gli accordi di marzo non abbiamo più avuto un contatto diretto con il MITRAB, ma il nostro assessore sindacale si è riunito con alcuni funzionari per informarli su quello che sta accadendo nell'impresa, sulle violazioni agli accordi e sulla nostra intenzione di iniziare uno sciopero generale.
Il prossimo sabato ci sarà un'assemblea con i lavoratori ed abbiamo inviato il Ministro del Lavoro per metterlo al corrente dei fatti.

Come stanno reagendo i lavoratori?
Sono molto nervosi e arrabbiati per quello che sta succedendo e la maggioranza è convinta che l'unica soluzione sia quella dello sciopero generale. Stanno aspettando un segnale per iniziare la protesta.
La politica di Borgogna è chiara e punta a dividerci. Ha approvato gli adeguamenti salariali per il personale di Produzione, ma non per quello di Vendita. Nell'Area di Produzione ha messo nuovo personale che non conosce la situazione, che ha un bisogno disperato di lavorare e che quindi è più malleabile. E' chiaro che in questo modo sta cercando di contrastare la protesta e di creare una contrapposizione tra il personale dell'Area di Vendita e quello di Produzione.

Quindi avete deciso di iniziare un nuovo sciopero generale?
Non abbiamo altra soluzione. Non hanno rispettato gli accordi, ci stanno sfidando e stanno cercando di dividerci e di distruggere il sindacato e non c'è dubbio che gli organizzeremo uno sciopero generale.


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