Cile – Aumenta la repressione contro chi solidarizza con i Mapuches in sciopero della fame
“Oggi esiste un governo che si è insediato dichiarando di ascoltare i cittadini, ma non ha mosso un dito rispetto a questo lungo sciopero della fame. I governi della Concertacion non hanno avuto la volontà politica di farla finita con la legge anti-terrorismo ereditata dalla dittatura e con il fatto che i tribunali militari svolgono funzioni che appartengono alla giustizia civile” ha dichiarato alla fine della visita il presidente del Partito Umanista Efrén Osorio.
Repressione e criminalizzazione però non hanno colpito solo i quattro attivisti in sciopero della fame, giacché le manifestazioni di protesta e di sostegno sono state duramente represse: il 28 aprile quindici dirigenti Mapuches sono stati arrestati e sette di essi feriti dopo essersi incatenati davanti al Palazzo della Moneda, a Santiago. “Questo governo dichiara di voler rispettare i diritti umani, ma il ministro dell’Interno non rispetta il nostro diritto a mobilitarci” ha dichiarato una volta liberata la dirigente dell’ Asamblea Mapuche de Izquierda Jimena Punical, denunciando inoltre il trattamento discriminatorio e violento inflitto agli arrestati dai carabinieri. Il 4 maggio a Temuco i carabinieri hanno impedito una manifestazione pacifica a favore dei prigionieri politici Mapuches, convocata da organizzazioni politiche e sociali; sei persone sono state arrestate e picchiate.
L’8 maggio, accompagnato da dirigenti di Juntos Podemos e dell’Asamblea Mapuche Metropolitana de Izquierda, l’ex candidato della sinistra alle elezioni presidenziali Tomás Hirsch ha consegnato alla Moneda una lettera a Michelle Bachelet, esprimendo il proprio assoluto rifiuto della condanna inflitta agli attivisti ed esigendo la liberazione dei prigionieri politici. “Il governo nasconde e camuffa il fatto che sta violando tutte le norme di diritto internazionale, mantenendo in prigione, processando e condannando uomini e donne che dovrebbero essere liberi” ha dichiarato Tomás Hirsch. “Esiste una vera persecuzione contro il popolo Mapuche, che sta solo chiedendo ciò che gli corrisponde: la sua terra, la sua cultura, la sua dignità, un futuro degno.”
La soluzione legale che permetterebbe la liberazione dei prigionieri politici Mapuches è contenuta in un progetto di legge presentato dal senatore Navarro. Hirsch ha sollecitato il governo perché gli accordi la massima urgenza, giacché “non esiste alcuna giustificazione alla loro permanenza in carcere. Non si può parlare di democrazia e stato di diritto, quando dei prigionieri politici vengono processati in base a una legge anti-terrorismo creata durante la dittatura e accusati da testimoni incappucciati.”
Il 10 maggio le organizzazioni Mapuches hanno convocato una veglia di solidarietà e protesta davanti al palazzo della Moneda. Nello stesso giorno, una manifestazione studentesca è stata repressa con violenza a Temuco, con l’arresto di un’ottantina di giovani, tra cui molti minorenni. Diversi di loro sono stati picchiati e maltrattati dalle forze speciali di polizia. Gli studenti hanno occupato per protesta l’Universidad de la Frontera e l’Universidad Católica. Dirigenti del sindacato professori, dirigenti studenteschi e genitori umanisti hanno consegnato una lettera al Ministro dell’Interno Andrés Zaldívar, chiedendo un’indagine sulla “brutale repressione” esercitata contro le manifestazioni degli studenti in tutto il paese. L’11 maggio due Mapuches hanno iniziato uno sciopero della fame in segno di solidarietà con i quattro prigionieri politici di fronte al carcere di Temuco, dove è in corso una veglia permanente. Le mobilitazioni continuano, mentre si sta preparando una querela contro i carabinieri per le lesioni inflitte agli studenti.
Attestati di solidarietà ai quattro attivisti e più in generale alla causa Mapuche stanno giungendo non solo dal Cile, ma da tutto il mondo: Noam Chomsky ha espresso in un messaggio il suo sostegno e la condanna dell’inazione del governo cileno nei confronti delle rivendicazioni dei Mapuches si va estendendo. Un appello firmato da personalità di diversi paesi, organizzazioni sociali e di difesa dei diritti umani chiede “che si rispetti il diritto del popolo Mapuche alla sua terra, che si ponga fine al saccheggio delle sue ricchezze da parte della multinazionali, alla deforestazione e all’inquinamento delle acque e delle terre.” Si sostiene inoltre “il diritto del popolo Mapuche alla vita e alla libertà” e si chiede “la fine della repressone di chi porta avanti una battaglia ancestrale per la vita, la libertà per i prigionieri politici, giustizia e diritti umani per tutti.”
Azioni di denuncia e pressione sul governo cileno, con la consegna di lettere alle ambasciate e ai consolati, sono in corso in diversi paesi europei su iniziativa della Regionale Umanista Europea e dei vari gruppi locali di Juntos Podemos.
Il governo di Michelle Bachelet, propagandato in tutto il mondo come un segnale di svolta e cambiamento, sta mostrando il vero volto della Concertacion: abile operazione di marketing per vendere all’estero un’immagine progressista, mentre la realtà in Cile è quella della repressione più brutale e della continuità rispetto alla dittatura di Pinochet. In questi giorni sta destando grande emozione il 25° anniversario dello sciopero della fame che portò alla morte Bobby Sands e altri nove attivisti irlandesi. Michelle Bachelet pensa forse di emulare la durezza di Margaret Thatcher, la “lady di ferro” che lasciò morire i giovani irlandesi pur di non piegarsi alle loro richieste?
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