Paraguay: solidarietà sociale
Gumercindo cammina nel suo orto ciondolando con il suo passo stentato, ha passato la sessantina, è sordomuto e ci vede poco ma è stato molto fortunato. Molti anni fa è stato morso da una vipera mentre lavorava nel Chaco, la regione arida del nord-ovest del Paraguay ai confini con la Bolivia. Il veleno del serpente è entrato in circolo e ha aggredito il sistema nervoso oltre che l’arto in questione, dapprima si parlò di amputazione della gamba. Trasferito d’ urgenza in un ospedale argentino gli dissero che sarebbe rimasto sordo, muto e cieco per il resto della sua vita ma grazie all’intervento di un religioso venne portato ad Asunçion dove venne operato e recuperò almeno la vista, in parte.
Cristino invece ha solo una cinquantina d’ anni, mentre lavorava si è gravemente ustionato il volto e le mani che si sono rattrappite rendendolo inabile al lavoro, chiaramente è stato licenziato, senza liquidazione, senza alcuna sorta di risarcimento. Le mani sono deformi ma ora grazie alla riabilitazione riesce ad avere una vita decente, è autosufficiente ma non possiede nulla, perfino le mutande che ora indossa sono dono di un volontario che ha lavorato nel ricovero l’anno scorso.
Sono solo due degli ospiti del ricovero della parrocchia de La Piedad alle porte di Asunçion, che ospita 35 vite difficili, accomunate dal fatto di vivere in uno degli stati più corrotti al mondo, il Paraguay. Qui la tutela degli infortuni sul lavoro è inesistente, il welfare è un concetto sconosciuto in questa repubblica, che formalmente esiste dal 1811, ma che deve ancora imboccare la strada della vera democrazia.
Infatti dal 1954 è al potere lo stesso partito, il partito Colorado, dapprima 35 anni di dittatura de “el rubio” Stroessner, poi altri 17 travagliati anni con tentati colpi di Stato come nel 1999 e presidenti incapaci e corrotti, molti dei quali sono finiti sotto processo come Luis Angel Gonzales Macchi. E così quando sfortunatamente ci si ritrova senza una fonte di reddito e inabili al lavoro non resta altro che rivolgersi ad enti caritatevoli come l’ Hogar de la Piedad, la casa della pietà.
Un appezzamento di terreno che oltre alla chiesa, alla parrocchia e al seminario ospita un ricovero per anziani gestito dalla congregazione cattolica di don Luigi Guanella. Le 18 stanze azzurrine ospitano circa 34 anziani di diversa età, come sono diverse sono le ragioni che li hanno portati lì: solitudine, abbandono, incidenti sul lavoro, cadute da cavallo, parti difficili, storie di disagio sociale ed emarginazione. Differenti anche le patologie che li affliggono, a giudicare dai tremori molti sono affetti da Parkinson, una decina di loro si muove solo utilizzando la sedia a rotelle e va accompagnato da una stanza all’ altra dell’ edificio, due sono addirittura tetraplegici e vanno seguiti moltissimo e imboccati ad ogni pasto . Accanto ai problemi fisici sono presenti spesso problemi psicologici legati all’ autismo, a traumi profondi o a dipendenze da alcol, vite spezzate e disordinate in uno Stato che non c’è.
Tutte le persone che si trovano qui sono indigenti, alcuni dei quali letteralmente nullatenenti che soggiornano gratuitamente, alcuni partecipano alle spese in base alle loro disponibilità. Il resto del fabbisogno economico è coperto dalla congregazione. Per accudire questi anziani sono necessarie 3 infermiere, 2 donne delle pulizie,2 cuoche e due lavandaie, alle quali si aggiungono eventuali volontari e alcuni degli anziani stessi che godono di buona salute e collaborano alla gestione per quanto riescono.
Los abuelos, i nonni, come li chiamano affettuosamente qua si vestono con i pochi abiti in loro possesso, spesso dono di persone della parrocchia. In questo autunno australe sono sempre alla ricerca di abiti caldi e berretti con qui coprirsi mentre sono seduti sotto il porticato a chiacchierare. Ma a quanto pare il pericolo vero qui non è il freddo fisico ma quello umano. Quasi tutti coloro che si trovano qui non hanno molti parenti in vita, perciò le visite non sono molto frequenti, il bisogno si comunicare si intuisce dagli sguardi di molti di loro, nelle lunghe giornate che trascorrono sorseggiando mate ( tipico infuso della parte meridionale dell’ America Latina) o tererè ( la sua versione fredda, tipica del Paraguay ) cercano avidi un appiglio per rivolgerti la parola e anche solo un breve scambio di battute genera un sincero sorriso sul loro volto. Per non parlare della loro gratitudine quando li si spinge con la carrozzina verso il meritato pasto o li si carica di peso nel loro letto alla sera, spogliandoli e viziandoli come si fa con i bambini piccoli, un abbraccio o una carezza scatenano uno scambio di emozioni ed energia meraviglioso. Il concetto è proprio questo, visitando per la prima volta questa casa si ha la sensazione di persone che hanno bisogno, di affetto, di attenzioni, di cure mentre dopo un po’ si capisce che dal rapporto che si instaura con loro, dalla convivenza e condivisone quotidiana dei loro piccoli e grandi problemi essi anche moltissimo da dare.
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