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Guatemala: no alla mattanza delle balene

Oggi nella piazza centrale di Città del Guatemala c’era una balena. Sì una balena fatta dai ragazzi del liceo canadese che chiedono al governo del Guatemala di non rendersi complice della mattanza di questi stupendi mammiferi
27 maggio 2006
Flaviano Bianchini

la balena formata dai corpi degli studenti canadesi

L’attività della caccia alla balena ha inizio attorno all’XI secolo quando i Baschi iniziarono a cacciare e a commerciare i prodotti ottenuti dalla balena franca boreale (attualmente una delle specie più a rischio di estinzione tra le grandi balene). Seguirono gli Olandesi e gli Inglesi per primi, e poi gli Americani, i Norvegesi e molte altre nazioni. Capodogli e megattere divennero i successivi obiettivi della caccia commerciale alle balene, data l’estrema importanza del loro olio, utile per l’illuminazione e per altri usi. Verso la fine del XIX secolo l’industria della caccia alla balena venne trasformata dallo sviluppo di navi a vapore, che consentivano la caccia delle veloci balenottere azzurre e balenottere comuni, e degli arpioni esplosivi, che aiutavano la portata d’azione e consentivano una maggiore precisione nel tiro. La nuova tecnologia, abbinata alla diminuzione delle balene nel resto del mondo, portò allo sviluppo della caccia in Antartide, dove la grande concentrazione di balene in alimentazione resero molto lucrosa la caccia su larga scala. La Prima Guerra Mondiale consentì l’avvento di un vasto mercato di esplosivi prodotti con la glicerina prodotta dall’olio di balena risultato della caccia degli Inglesi e dei Norvegesi in Antartide. Nel frattempo il Giappone stava sviluppando una caccia alla balena diversa, come industria costiera, soprattutto con megattere, balene grigie e balene franche.
Nel 1930 venne fondato il Dipartimento di Statistica sulla Caccia Internazionale alle Balene per tenere una traccia registrata delle catture. A questo fece seguito la Convenzione per la Regolamentazione della Caccia alla Balena, il primo accordo internazionale ratificato da 22 nazioni nel 1931. In ogni caso, alcune delle più importanti nazioni “baleniere”, incluse Germania e Giappone, non ne presero parte e in quello stesso anno vennero uccise 43.000 balene.
Numerose specie di grandi balene arrivarono vicino all’estinzione a causa della caccia, e così varie nazioni si riunirono durante tutti gli anni ‘30 tentando di regolamentare l’industria baleniera. Infine, nel 1948 venne fondata la Convenzione Internazionale per la Regolamentazione della Caccia alla Balena (ICRW). Il Preambolo recita che “Riconoscendo l’interesse delle nazioni del mondo nel salvaguardare per le future generazioni la grande risorsa naturale rappresentata dagli stock delle balene […] avendo deciso di ratificare una convenzione per provvedere alla corretta conservazione degli stock di balene e quindi rendere possibile uno sviluppo disciplinato dell’industria baleniera”. La Commissione Baleniera Internazionale (IWC) venne fondata quale corpo operativo, ed in origine era composta da 14 stati membri.
Nonostante ciò nel 1961 si raggiunse il triste record di 66.000 balene uccise e molte specie arrivarono sull’orlo dell’estinzione. In seguito alle pressioni dei primi gruppi ambientalisti nel ’63 vennero protette le megattere nell’emisfero australe e nel ’67 le balenottere azzurre; ma anche queste solo nell’emisfero australe. Nell’emisfero boreale segue la carneficina.
Solo nel 1982, quando lo status delle balene aveva ormai raggiunto livelli preoccupanti, la Commissione Baleniera Internazionale decise una moratoria per la caccia commerciale. Bisogna però aspettare altri quattro anni perché questa moratoria diventi operativa. Siamo nel 1986. Ma già nel 1987 il Giappone lancia il suo progetto di ricerca scientifica. Infatti la moratoria prevede l’eccezione della caccia per fini scientifici. È con questa scusa che il Giappone (ma in seguito anche Norvegia e Islanda) hanno cacciato più di 200.000 balene in questi 20 anni e oggi le balenottere azzurre (l’animale più grande della storia del nostro pianeta) nell’emisfero australe sono meno di 1.500 contro una popolazione di 250.000 prima dell’inizio della caccia.
Oltre al fattore emotivo le balene sono fondamentali per l’ecosistema oceano. Le balene sono consumatori primari e consumano tonnellate di zooplancton al giorno. Una forte riduzione di balene nell’oceano comporterebbe un forte aumento del zooplancton che consumerebbe gran parte dell’ossigeno disciolto nell’acqua e danneggerebbe tutta la fauna e la flora dell’oceano.
Nonostante la caccia in nome della scienza (ma la carne viene venduta) e la caccia illegale la moratoria ha avuto i suoi frutti e la popolazione di balene ha avuto un leggero incremento.
Da quando è in vigore la moratoria il Giappone e gli altri paesi balenieri come Norvegia e Islanda hanno sempre fatto pressione per ottenere la riapertura della caccia. Per fortuna nella commissione baleniera servono i 2/3 dei voti per approvare cambi importanti come la reintroduzione della caccia. Negli ultimi anni la politica del Giappone è stata quella di far entrare più paesi amici possibile per ottenere voti favorevoli. È così che sono entrati nella commissione baleniera paesi assolutamente privi di interessi balenieri come Congo, Gabon, Mongolia, Svizzera, Austria, Lussemburgo e una lista di paesi che non hanno neanche il mare. L’anno scorso la moratoria non è stata annullata per soli tre voti ma quest’anno le cose stanno ben peggio. La commissione si riunirà dal 16 al 20 giugno nelle isole St. Kids & Navy. Delle isole minuscole nel mar dei Caraibi, uno paradiso fiscale dove è quasi impossibile ottenere il visto e quindi partecipare e testimoniare ciò che accade nel forum. Inoltre il Giappone è riuscito ad ottenere l’appoggio di altri paesi amici. Il Nicaragua (entrato quest’anno) ha già dichiarato che voterà a favore della caccia. Anche il Guatemala (che non ha mai avuto interessi balenieri) è entrato a far parte della commissione baleniera internazionale. Il governo del Guatemala ha approvato l’ingresso nella commissione baleniera internazionale pochi giorni dopo l’uragano Stan che ha sconvolto il paese nel novembre scorso. Perché approvare una legge poco urgente come quella in un periodo così concitato come dopo una catastrofe naturale è un mistero ma, per quelle strane coincidenze che accadono nel mondo della politica, pochi giorni dopo che il governo guatemalteco è entrato a far parte della commissione baleniera internazionale il Giappone ha inviato nel paese una enorme quantità di aiuti per le vittime della tormenta.
Oggi, a soli 20 giorni dalla riunione della commissione, il governo guatemalteco ancora non sa chi sarà il portavoce del paese nella commissione.
Si parla del Ministro della pesca. Ma dato che le balene sono mammiferi la loro tutela dipende dal CONAP (consiglio aree protette), ma c’è chi dice che il rappresentante sarà il Ministro degli esteri: cosa che confermerebbe interessi politici più che naturalistici. Il presidente Oscar Berger intervistato al proposito ha semplicemente dichiarato: “Non conosco la questione delle balene”; poi chi ci rimette sono gli oceani.
Preoccupati dalla posizione, che potrebbe essere determinante, del Guatemala, le associazioni ecologiste del paese, capeggiate da MadreSelva e Tropico Verde, e il liceo canadese di Città del Guatemala sono scesi in piazza per chiedere il NO del Guatemala alla caccia delle balene. I ragazzi del liceo hanno anche “creato” una balena minke con i loro corpi e hanno gridato ad alta voce: “Noi guatemaltechi non vogliamo essere complici della mattanza delle balene e della morte degli oceani!”.

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