Latina

intervista a Luis Navarro, Segretario generale del sindacato aziendale

Nicaragua: Continuano le tensioni alla Parmalat Centroamerica SA

Nonostante la ripresa del dialogo resta aperta la possibilità di uno sciopero generale
29 maggio 2006
Giorgio Trucchi (Ass. Italia-Nicaragua - gtrucchi@itanica.org)


I lavoratori della Parmalat Centroamérica SA in Nicaragua stanno chiedendo da quasi tre mesi il rispetto degli accordi firmati il 7 marzo 2006 con l'impresa ed il Ministero del Lavoro (MITRAB).
In questi accordi si erano stabiliti diversi punti da discutere in date già definite, tra essi la liquidazione e la riassunzione di quattro lavoratori licenziati, la revisione di più di 30 casi per i quali l'impresa aveva chiesto al MITRAB l'autorizzazione per il loro licenziamento e la revisione di vari articoli del Contratto Collettivo che non è ancora stato firmato.
Di fronte alla mancanza di risposte da parte dell'impresa e alla sostanziale assenza del MITRAB, il sindacato aziendale "Armando Llanes" ha minacciato ripetutamente di proclamare un nuovo sciopero generale.
Di questa nuova tappa della lotta dei lavoratori della Parmalat abbiamo parlato con Luis Navarro, Segretario generale del sindacato aziendale.

Poco meno di un mese fa eravate sul punto di proclamare un nuovo sciopero generale e la dirigenza della Parmalat si rifiutava di parlare con i lavoratori. Che cosa è successo dopo?

Quando è uscita l'ultima intervista sulla pagina web della UITA (www.rel-uita.org e in italiano su www.itanica.org ), noi l'abbiamo stampata e l'abbiamo riprodotta in cento copie che abbiamo distribuito ai lavoratori in occasione delle celebrazioni del Primo Maggio.
Una volta che il direttore generale della Parmalat Centroamérica SA, Vincenzo Borgogna, è venuto a conoscenza dei contenuti dell'intervista, ha iniziato un avvicinamento al sindacato, cambiando totalmente la strategia di scontro che aveva avuto nei mesi successivi alla firma degli accordi.

Questo cambiamento è stato reale o solo di facciata?
Quello che sta facendo è di cambiare l'atteggiamento, ma non l'obiettivo ultimo della sua manovra che continua ad essere quello di distruggere il sindacato.
Sta cercando di destabilizzare i lavoratori dando loro dei riconoscimenti o delle forme di regalia, ma sappiamo che il suo obiettivo non è cambiato e stiamo entrando in una nuova tappa nel confronto tra i lavoratori e l'impresa.

E' stato rispettato qualcosa degli accordi di marzo?
Il cambiamento di atteggiamento da parte del dottor Borgogna si è concretizzato nel dimostrarsi aperto alla comunicazione diretta con noi e ad abbandonare l'atteggiamento di rifiuto a conversare con il sindacato, ma non ha rispettato quasi niente di quello che avevamo firmato in marzo.
I quattro lavoratori licenziati hanno ricevuto la liquidazione, ma non sono ancora stati riassunti, non si è parlato delle richieste di licenziamento che l'impresa ha presentato al MITRAB e non si sono ridiscussi i vari articoli del Convenio Collettivo.
Fuori dagli Accordi abbiamo ottenuto che si sospendessero i licenziamenti in corso e che si riammettessero al lavoro due dei cinque lavoratori che erano sospesi pur continuando a ricevere il loro salario.
Crediamo che questa nuova strategia del dottor Borgogna sia solo di immagine e che lo stia facendo per destabilizzare i lavoratori.

In che cosa consisterebbe questa strategia di immagine?
Sta portando avanti un'offensiva che potremmo chiamare "ideologica". Ha organizzato assemblee di premiazione per i lavoratori in ognuna delle aree di lavoro, sta cercando di sedurre i lavoratori dicendo che sta dalla loro parte, che per favore non inizino un altro sciopero perché ha iniziato a dialogare con il sindacato. Ma in sostanza non è cambiato nulla.

C'è stato qualche progresso sulla firma del Convenio Collettivo?
Siamo in possesso di un'informazione non ufficiale secondo la quale avrebbero già elaborato e certificato il Contratto Collettivo senza la nostra revisione e soprattutto, senza la nostra firma.
Abbiamo la certezza di quello che stiamo dicendo perché abbiamo intravisto una copia di questo ipotetico Contratto e molto probabilmente, lo hanno fatto per farlo conoscere a livello internazionale e alla Casa Madre, ma il dottor Borgogna sa perfettamente che non ha nessun effetto concreto ed è un'altra forma per tentare di nascondere la situazione e può avere come altro obiettivo, quello di evitare l'introduzione da parte nostra di una nuova Piattaforma rivendicativa, visto che praticamente ha ignorato quello che noi chiedevamo.

Ma non ha nessun valore…
Indubbiamente non ha valore legale, ma crediamo che l'abbiano fatto mettendo insieme le diverse clausole che avevamo già accordato e firmato con l'impresa, cercando di farle passare poi come il Contratto Collettivo vero e proprio.
Questo evidenzia che l'atteggiamento dell'impresa non è cambiato per niente e che sta tentando di smontare le condizioni organizzative che potrebbero portare allo sciopero generale.

Che cosa pensa di fare adesso il sindacato aziendale di fronte a questo atteggiamento?
Stiamo riformulando la nostra organizzazione ed i nostri metodi per evitare che l'impresa approfitti dei lavoratori e per continuare a garantire la stabilità lavorativa, gli aumenti salariali e i benefici lavorativi.
Manteniamo la denuncia sull'inadempimento degli accordi ed esigiamo che si rispetti ciò che abbiamo firmato davanti al MITRAB.
Nei mesi di giugno e luglio sono state programmate alcune riunioni con il dottor Borgogna per rivedere gli aspetti degli aumenti salariali e gli altri punti previsti. dagli Accordi. Esigeremo inoltre, che si rispetti la legge pagando doppio le persone che sono costrette a lavorare la domenica e i giorni festivi o che smettano di negare i permessi ai lavoratori che sono ammalati o che non paghino il viatico quando ti obbligano a prolungare il turno di lavoro.
Un'altra cosa che sta accadendo è che obbligano i lavoratori a sottomettersi ad esami medici senza farti conoscere i risultati.
Anni fa utilizzavano questo metodo per licenziare le persone che risultavano ammalate. La nostra paura è che si ritorni a questa abitudine ed è per questo che io, per esempio, mi sono rifiutato di sottomettermi a questi esami.

Per il momento avete abbandonato l'idea dello sciopero generale?
Non possiamo scartarlo. Quello che non abbiamo chiaro è il momento in cui lo faremo.
La strategia di Borgogna è di mantenere il dialogo aperto affinché non ci siano le condizioni per decretare lo sciopero generale. Conosciamo perfettamente questa strategia e per questo motivo non ci possiamo rilassare, ma al contrario aumenteremo la pressione e le nostre richieste, cominciando ad esigere molto di più di quello che ha fatto fino ad ora.

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