Cile: la protesta studentesca paralizza il paese
Circa 700mila studenti medi, 300mila universitari, 80mila professori, oltre cento scuole occupate e ancora dipendenti statali, portuali, lavoratori di alcuni ospedali pubblici: il Cile ha risposto in massa all'appello lanciato dalla Aces (Asemblea Coordinadora de Estudiantes Secundarios) per chiedere una decisa riforma del sistema scolastico al governo della neoinsediata Michelle Bachelet, da pochi mesi nuova inquilina della Moneda. Dopo la discutibile reazione del governo alle proteste di piazza, che avevano portato all'arresto di oltre 500 studenti e ad un alto numero dei feriti, i ragazzi hanno replicato oggi nelle città principali del paese, Santiago, Concepcion, Valparaiso, Iquique, San Antonio e Puerto Montt.
La protesta studentesca, nonostante l'atteggiamento ambiguo della Bachelet e del Ministro dell'Educazione Zilic, chiede la riforma completa della Loce (Ley Organica Constitucional y Enseñanza) emanata dal dittatore Pinochet il 10 marzo 1990, proprio l'ultimo giorno prima di lasciare il potere. La Loce incentivò la proliferazione delle scuole private grazie a sovvenzioni governative e lo stesso avvenne con le università, tuttora presenti nel paese in numero superiore a quelle pubbliche. Inoltre, tra le principali richieste dei "penguinos" (è il nomignolo con cui vengono soprannominati gli studenti medi per via delle loro divise), hanno riscosso l'approvazione dell'intera popolazione studentesca sia la gratuità dei trasporti pubblici (bus e metropolitana) sia la gratuità delle prove d'accesso all'università, oltre che la revisione della "jornada escolar completa", il provvedimento più odioso emanato da Pinochet all'interno della Loce.
La Concertacion è rimasta disorientata di fronte alle massicce mobilitazioni studentesche, appoggiate inoltre dai sindacati dei docenti, dalla Fech (la federazione degli studenti universitari cileni) e soprattutto da Juntos Podemos, il cartello dei movimenti e delle organizzazioni sociali che con il suo candidato umanista alla presidenza, Tomas Hirsch, si era presentato alle elezioni come alternativa alla Bachelet. Proprio Michelle Bachelet da un lato ha garantito l'impegno del governo per "un'istruzione di qualità", promettendo personalmente di impegnarsi inoltre a rivedere il sistema di assegnazione delle borse di studio affinché gli studenti provenienti dalle fasce più povere della popolazione possano accedere gratuitamente ai test di accesso all'università. Insieme al ministro Zilic ha promesso di abbassare la tariffa del "pase escolar", la tessera del trasporto scolastico, però ha anche definito "non necessari" gli scioperi e le manifestazioni studentesche, un'uscita che ha suscitato non poche perplessità all'interno dell'Asemblea Coordinadora de Estudiantes Secundarios. Se è vero che ci sono stati atti di violenza e saccheggi (peraltro non attribuibili agli studenti, ma a gruppi di estremisti con il volto coperto dai passamontagna), la repressione contro gli studenti ordinata dal governo stesso è stata inaccettabile. Oltre alle minacce e agli arresti arbitrari delle forze dell'ordine, molti manifestanti sono svenuti a causa del continuo lancio di lacrimogeni dei famigerati carabineros, tristemente noti fin dai tempi della dittatura, tanto da spingere alcuni studenti della facoltà di medicina a creare una sorta di pronto soccorso improvvisato in cui hanno curato più di cento persone alle prese con sintomi di asfissia. Mentre il governo ha proseguito con le sue dichiarazioni in cui si ribadisce la volontà di migliorare il sistema scolastico cileno, gli studenti hanno deciso di convocare un'assemblea per decidere se sia il caso di stabilire una tregua, oppure proseguire le proteste. Tutto dipenderà da come sarà giudicato dalla Asemblea Coordinadora de Estudiantes Secundarios il progetto di legge che il governo invierà in questi giorni al Parlamento, anche se una mancata revisione generale della Loce difficilmente placherà la protesta. Per la Concertacion cilena, e in particolare per i socialisti, si tratta delle prima vera dura prova da quando sono al governo e su di loro pesa la sfiducia dei settori popolari, che al primo turno delle presidenziali appoggiarono "Juntos Podemos" poichè, anche in passato quando la Bachelet ricoprì il ruolo di ministro della Salute o della Difesa, non ci furono grandi cambiamenti rispetto a quelli dei suoi predecessori. Una delle possibilità, non da escludere a priori, è che gli studenti, forti di un ampio appoggio poplare, decidano per lo sciopero a oltranza: in quel caso la coalizione di centro-sinistra rischierebbe seriamente di andare in frantumi alla sua prima vera crisi.
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